Sulla musica >> la Musica nel Cinema del dopoguerra italiano
Studi, tesi, riflessioni sulla musica
Capitolo 2.1 (parte 14) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i "maggiori", fra tradizione ed innovazione
Il
Mulino del Po ('49) di Alberto Lattuada; musica di Ildebrando Pizzetti
L'incontro
con la letteratura fortifica enormemente le possibilità narrative di Lattuada,
quella rappresentatività delle situazioni, siano esse di cronaca o
storiche, tesa sempre all'affermazione del reale, già molto
sviluppata nei film precedenti del regista.
Neorealismo
e cultura (ispirazione letteraria) trovano conferma proprio in questo film,
basato sul romanzo storico di Riccardo Bacchelli. Il Mulino
del Po di Bacchelli è diviso in tre parti (Dio
ti salvi, La miseria viene in barca da
cui è tratto il film, Mondo
vecchio sempre nuovo)
e viene pubblicato dal 1938 al 1940. Attraverso le vicende della
famiglia di mugnai ferraresi Scacerni, dal capostipite Lazzaro,
reduce dalla campagna napoleonica di Russia, sino ad un suo
discendente che combatte sul Piave nel 1918, Bacchelli rievoca con
sapienza di storico e passione di artista gran parte della storia
italiana di un secolo.
Il
film tratta la seconda parte del romanzo, mettendo in luce la
situazione di sfruttamento subita dai braccianti padani,
l'inserimento delle rivendicazioni socialiste nella costituzione
della "Lega" che porta ai primissimi scioperi nei "campi"
negli ultimi anni dell'800.
La
musica dei titoli di testa si presenta subito fortemente drammatica,
aprendosi in larghi movimenti che ricordano un po' quella dei kolossal americani, in particolare del genere western.
Si avvicina molto, infatti, alle melodie e armonie de La
fanciulla del West di Puccini.
In
questo senso, Pizzetti si avvicina alla musica
tardo romantica,
anche con l'introduzione di brevi inflessioni di melodie popolari
italiane, le quali avranno una certa importanza e corrispondenza con
le immagini e gli ambienti contadini mostrati dal film; ma vi
introduce anche elementi che romantici non sono, quali il rimando al
neoclassicismo stravinskiano e l'uso di un'orchestrazione sinfonica
di stampo novecentista e moderno (si noti l'impiego dei sassofoni).
Nella
strumentazione si sente il rimando a Ravel, vero e profondo
conoscitore delle trascrizioni per orchestra e creatore di un modello
estremamente moderno che apre nuovi orizzonti alla musica del primo
novecento. Quindi si ha l'elemento fortemente romantico della
melodia, reso, però, con armonie e orchestrazioni di stampo
nettamente novecentista.
C'è da dire che i temi qui esposti
ritorneranno durante il film, creando, però, dei leit-motiv sui
generis,
molto pacati (gli incisi delle inflessioni popolari che
caratterizzeranno il Po) o molto potenti (si noti la potenza
evocativo-espressiva dei movimenti romantici presenti nel tragico
finale).
Dopo
i titoli di testa, vediamo la macchina da presa soffermarsi
sull'acqua del Po. Sulla riva un vecchio e trasandato pescatore,
chiamato Scanzafrasca, un personaggio strano che assumerà vere e
proprie sembianze di saggio
del fiume. Arriva,
correndo, una ragazza, Berta (Carla
Del Poggio),
tutta felice e saltellante, ad annunciare al vecchio che si sta per
fidanzare. Tutta questa scena è accompagnata dalla musica che sembra
volerci suggerire un'immagine idilliaca della vita contadina, in
continuo rapporto col generoso fiume, la cui superficie riluce di
un'abbagliante sole.
Il
film inizia con una Natura che sembra essere una buona madre, per poi
rivelarne anche i suoi lati distruttori e tempestosi. La sezione
fiati restituisce quella breve melodia popolare dei titoli di testa,
alternando ora i corni, ora gli oboi, ora i clarinetti, fino a
giungere all'ottavino che, col suo suono dolce e schietto, accompagna
gaiamente l'entrata in scena della ragazza.
Gianluca Nicastro (13.3.11)
Segue nel prossimo numero!
Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro La musica nel cinema del dopoguerra italiano