Settimanale, anno 17 - n. 23
Dom, 22 Dicembre 2024

World in Music >> Il Festival Music Allemand trionfa a Paris

Note in viaggio

Settima edizione parigina del fortunato Festival Music-Allemand volto, quest'anno, a promuovere la musica elettronica della Renania Nord Westfalia. Organizzato in partenariato con il Goethe Institut della capitale francese, ha proposto quattro concerti e vari dj set, spaziando dalla techno alla minimal.
Programmazione sempre molto accurata per il Festival Music-Allemand tenutosi al Nouveau Casino di Parigi il 15 novembre scorso.  Nato nel 2001, questo evento si inserisce nel quadro ufficiale della stagione culturale France-Nordrhein-Westfalen. Come ogni anno il suo scopo è quello di promuovere in Francia gli artisti provenienti dalla scena musicale tedesca. E che selezione ci ha regalato per questa presente edizione!
Il primo gruppo ad avanzarsi sulla piccola scena del Nouveau casino è il duo Werle & Stankowski, condannato all'ingrato compito di aprire la (lunga) serata e a suonare tutte le loro eccellenti canzoni, riuscitissima mistura di indie folk elettronico, davanti a tre gatti distratti. Questo duo tedesco ha dimostrato come l'improbabile unione tra una chitarra acustica e un sintetizzatore può non solo andar bene ma addirittura fare meraviglie. La bravura trasognatamente melodica di Johannes Stankowski è perfettamente sottolineata ed amplificata dai selvaggi assalti sintetici di Simon Werle. Non fidatevi della loro pagina su myspace, quello che potete sentire lì è solo una pallida copia dell'eplosione musicale che nasce dalle loro performance sceniche.
Secondo ad avanzarsi sul palco, Schlammpeitziger alias Jo Zimmermann. Questo dj di Colonia dà una svolta al concerto, portandolo su sonorità puramente elettroniche, accompagnato per l'appunto dal suo sintetizzatore Casio. Dietro di lui, dei video realizzati da Ulrike Göken immergono il pubblico nell'atmosfera particolare di questo strambo individuo. Acclamato dal pubblico che ora si è fatto più numeroso, questo dj dal look un po' strambo, considerato come uno dei maggiori esponenti della casio pop, dà il via alla sua performance con una canzone dai toni stridenti, un'elettronica acida che il pubblico sembra però gradire molto. Il momento di delirio arriva con Konservatives Einzellzimmer , un ritmo giocoso e più morbido, ascoltabile anche dai non addetti ai lavori.
Gli intermezzi, mentre sulla scena si indaffarano tecnici e membri dei vari gruppi per preparare il live seguente, sono colmati dall'organista Charlie O. Una figura da saloon western, fantomatico nel suo entrare in scena ed uscirne, Charlie O slitta verso la sua postazione per tessere il legame tra un concerto e l'altro grazie al suo organo Hammond C3. Un suono sorprendente, tra il pianoforte e il sintetizzatore, stranamente ideale per segnare le pause di un concerto di musica elettronica.
Il terzo gruppo è molto atteso. Per Phil Stumpf, il mitico dj organizzatore della serata e considerato in Francia come l'ambasciatore della minimal tedesca, questa formazione è composta da giovanissimi (una media di vent'anni) molto promettenti. Li ha scovati e vuole fare conoscere la loro musica: sono i suoi pupilli. In scena viene installato l'immancabile sintetizzatore, un vecchio Moog, ma anche una bella batteria; dettaglio interessante perché il gruppo si definisce come techno rock. La curiosità aumenta quando i Mit  avanzano sul palco. Le luci calano, Edi, il cantante, non si scompone vedendo tutto il pubblico ammassato intorno al palco, e afferra il microfono. Felix, il batterista biondo dalle braccia muscolose, dà il via: un attacco di batteria secco seguito piano piano dal sintetizzatore di Tamer. Quando Edi inizia a cantare la loro strepitosa Park non ci sono più dubbi: sono giovani, perché aspettare? Tanto vale buttare subito in pasto al pubblico la loro hit stravolgente e mandare la folla in delirio. Una conferma: Phil Stumpf ci aveva visto giusto, i Mit sono più rock di molti altri gruppi che si definiscono puramente rock. La grinta del cantante, la sua presenza scenica, la voce ruggente e i ritmi che sollevano la platea ci sono tutti, tanto che i Mit sono costretti a tornare in scena per un bis richiesto a gran voce.
L'ultimo gruppo ad entrare in scena è talmente famoso che, anche non avendone mai sentito parlare, ci si rende conto che qualcosa di grosso sta per succedere dal solo cambiamento nell'atmosfera della sala. Se già il pubblico era accalcato vicino al palco per la performance precedente, i pochi che si sono allontanati per una pausa sigaretta tornano spintonando le persone già presenti. Chi grida, chi li chiama in tedesco, chi cerca di conquistare una postazione migliore per poterli filmare con il telefonino. In una parola: l'isteria sale. Sono i Mouse on Mars, mitico gruppo creatosi a Dusseldorf nel 1993, a chiudere il concerto. Per questo evento, Andi Toma e Jan St. Werner, considerati come i pionieri della musica elettronica tedesca,  si esibiscono accampagnati dal loro fedele batterista Dodo Nkishi. Un'altra enorme batteria fa, quindi,  la sua apparizione e attorno ad essa, due sintetizzatori. Questa particolare disposizione ricorda quasi i reattori di una navetta spaziale pronta a decollare. Ed in fondo è proprio quello che è successo. Con il loro sound ricco e pieno di influenze, i Mouse on Mars spaziano dall'elettronica minimale, alla break beat e alla drum ‘n bass, per arrivare alla musica concreta, passando anche un po' per la trance. Con quest'ultima performance il pubblico del festival music-allemand è esploso e la sala è decollata...per atterrare forse su Marte.

Lidia Falcucci          (11.1.09)
Foto di 
P. Guilbeault