Settimanale, anno 16 - n. 39
Sab, 20 Aprile 2024

Recensioni >> U2 - No Line On The Horizon

Lo ammetto non è una recensione semplice da fare dato che stiamo parlando degli U2, una delle band musicali che hanno segnato la scena rock e la scena politica degli ultimi vent'anni. Quindi non voglio ora fare la storia degli U2: basta solo dire che sono una rock band con all'attivo 140 milioni di album venduti , 22 Grammy Awards e la rivista Rolling Stones li ha inseriti al 22° posto delle 100 migliori band della storia. Questi numeri parlano da soli (nel bene e nel male) della storia di questa band. Non è una recensione facile perchè nell'ultimo periodo la qualità delle opere degli U2 è stata abbastanza scadente, specialmente gli ultimi 2 album e non dimentichiamo, in ultimo, nel trentennale della carriera degli U2  che sono trascorsi appunto trenta anni, durante i quali, come tutti i grandi artisti, hanno avuto alti e bassi di creatività, di voglia di suonare e anche di voglia di stare insieme come amici e persone. Questo però per fortuna non accade nei loro live: sul palco i nostri quattro irlandesi hanno sempre dato il meglio di loro stessi portando davanti al pubblico mondiale alcuni tra gli spettacoli rock più belli che si siano visti dai tempi dei grandi gruppi degli anni 70 ( Pink Floyd, David Bowie, solo per citarne alcuni). 
No Line on the Horizon è il 12° album in studio della band, registrato in Irlanda negli studi di Fez, poi a New York e Londra. Alla produzione e gestione dei suoni si sono ritrovati Brian Eno, Daniel Lanois e Steve Lillywhite, la triade che ha fatto grandi gli U2  e che gli ha dato una collocazione nel panorama rock. E', credo, proprio a questo tornare alla "formazione" vincente che dobbiamo la restituzione degli U2 ad una forma creativa migliore del solito, dove i quattro suonano come non facevano da anni. Diciamo che forse la nota stonata, per quanto ci sia un grande impegno, è la voce di Bono. Il suo cantare a volte sembra essere forzato e sforzato. Ma nella band invece, Larry Mullen, The Edge e Adam Clayton tornano a tessere sottofondi musicali degni del loro nome, degni della loro voglia di sperimentare vicino a personaggi come Brian Eno e Daniel Lanois. E allora ecco brani come No Line On The Horizon suonare potentemente con suoni compatti e  quasi appiattiti. Magnificient dove la chitarra di The Edge torna a essere graffiante con le sue note. Ma all'ascolto di Unkown Caller ci si trova a gridare: "Ehi, questi sono gli U2!". Qui dentro ci sono quelle cose che mi fanno amare questa band: la chitarra di The Edge che avvolge il cantato di Bono e la ritmica di Adam e Larry che tesse questo sottofondo così sinuoso. Raramente si sente un assolo di chitarra di The Edge e altrettanto raramente è cosi profondo, intimo, teso, è un piccolo gioiello nella loro carriera. Ma negli U2 c'è anche Bono Vox. E' lui che canta nel gruppo, e devo purtroppo notare che la voce e il modo di cantare fa sentire che sono passati trenta anni, a volte sembra appesantita, a volte è totalmente fuori dalla costruzione sonora della band, non riesce a stare dietro all'energia che gli altri tre riescono a generare. Sicuramente c'è uno sforzo in più che non negli album precedenti, ma rimane sempre al limite della sufficienza e della sua potenza rimasta. Quando invece il trio Eno, Lanois e Lilliwhite non è nella produzione dell'album, si sente la differenza, ed ecco quindi il pop un po' funk di  Get on Your Boots, e il rock di I'll Go Crazy If I Don't Go Crazy Tonight e Stand up Comedy. Questi tre brani spezzano le sonorità e l'omogeneità dell'album portandolo ai livelli dei due album precedenti: brani deboli e ordinari per dare alla folla delle canzoni semplici da ascoltare nelle radio più commerciali. Con gli ultimi 4 brani Fez - Being Born, White as Snow, Breathe, Cedars of Lebanon il suono torna quello avvolgente e affascinante: è qui che la voce di Bono forse riesce ad elevarsi di più regalandoci una preziosità come White as Snow. Cedars of Lebanon chiude in maniera splendida con un cantato parlato, suoni ambient dove la mano di Brian Eno torna pesante a farsi sentire. Un album che in definitiva, ascoltandolo, piace, certo si vorrebbe di più! si vorrebbe Bono Vox in gran forma. Non siamo al livello dei grandi capolavori della band, del resto è da Acthung Baby che non si sentiva una tale passione nel suonare e nel creare melodie e canzoni. Alla fine ritroviamo un gruppo che ha fatto la storia del rock e questa, signori miei, al di fuori della qualità dell'album è la notizia più bella su questa nuova produzione degli U2.
5 le versioni uscite e che troverete nei negozi. La più completa e forse la più bella è un cofanetto grosso con dentro un libro fotografico con un'intervista ai membri della band, un Dvd con un film dal titolo Linear, regista Antony Corbijn, un poster e il cd. Il film in particolare è un commento sonoro a tutte le canzoni che sono nell'album ma messe in modo diverso in scaletta. Il commento è affidato ad immagini di città, strade, viaggi tutto visto dall'ottica di un poliziotto di origina africana che vive a Parigi. Ed è proprio Parigi con la sua bellezza ad aprire con le sue luci che si accendono il commento visivo alle sonorità di questo album. Un film non essenziale alla comprensione e ascolto dell'album ma che sicuramente ne è un complemento, una componente.

Claudio Lodi                 (14.3.09)