Settimanale, anno 16 - n. 39
Gio, 18 Aprile 2024

Soundcheck >> Miavagadilania - Sei Nata

Ti piace fare musica? Faccela ascoltare!!!

Il nostro orecchio conosce fin troppo bene le regole del sistema temperato, è stato abituato fin dalla nascita della cosiddetta "musica colta occidentale", all'ordine, alla ripetitività e di conseguenza alla prevedibilità della musica che ascolta. Esiste, a detta degli esperti, una categoria di "musica extracolta" in cui viene inserito tutto ciò che non può rientrare nella musica colta (come se, per fare un esempio, i Pink Floyd non avessero fatto cultura). A partire dagli anni '70 la parola sperimentazione è al servizio di tutti quei musicisti che hanno deciso di rompere gli schemi e che hanno deciso di stimolare l'orecchio con qualcosa di veramente nuovo.
E' il caso dei Miavagadilania pronti a sperimentare senza paura la musica e anche le parole. Tutto "nasce come idea dalle groviglie di scrittura in un'agenda di Claudio (voce e chitarra)" che insieme a Elena (chitarra) e successivamente Simone (batteria) ed Emiliano (basso) giungono alla pubblicazione del loro ultimo EP Sei nata del 2007 (alla quale hanno collaborato anche Federico Costa e Roberta Cartisano). Attualmente la formazione è cambiata: Claudio Papa (voce e chitarra), Elena Capolongo (chitarra), Alessio Calivi (basso) e Luca Oliverio (batteria).
Ruberai aghi di luce apre l'EP con un pezzo interamente strumentale che fa da prologo dell'EP e presentazione dell'organico strumentale (nonché dello stile del gruppo). L'elemento tipico è la presenza di due chitarre elettriche, molto spesso doppiate come se fossero due voci in grado di parlare e di cantare allo stesso tempo, e basso e batteria fanno da appoggio per il canto e sostengono il discorso.  
E perché non instaurare un discorso tra strumento e voce? Qualche accenno di chitarra, un suggerimento che accoglie la voce e tira fuori Sei nata cantata non solo dalla voce ma anche dagli strumenti. E da qui comincia il viaggio attraverso le parole che non hanno bisogno di riscontri nella realtà, ma lasciano che la mente segua la sonorità delle parole stesse per ricreare attraverso l'immaginazione il luogo che si preferisce: "Perché sei nata tra i bianchi muri a secco e sulla strada di una campagna arida..."
Dall'esterno all'interno il viaggio continua ed entra nell'intimo con Larva che trova posto proprio all'interno del cuore: la calma apparente dell'atmosfera creata fin dall'inizio è destinata a crescere e concludersi in uno stato in cui "non ho pace né ho difese". Testo breve che lascia spazio alle frasi della musica e lascia che sia quest'ultima a spiegare la sensazione che si prova.
Dal senso di rapimento di una larva al voglia di indipendenza, L'aria più brillante è quasi un inno alla voglia di libertà: "l'anima infranta: lasciami libera", è l'anima stessa a fare questa richiesta e sarà un appello che continuerà a tornare in testa per il resto della giornata. Il richiamo alla libertà,  che inizialmente è come un eco lontano, diventa sempre più vicino fino all'invocazione finale più sentita e più intima che si spegne nella parola "amore".   
Continuando a esplorare ciò che può succedere nell'animo umano, in I miei occhi in fumo ritroviamo un modello ritmico e musicale presentato all'inizio del pezzo e ripreso ogni volta con qualcosa di diverso. Un crescendo che parte dal "disagio" fino ad arrivare  a un "non ho voglia di esser me" in cui il modello ritmico è lo specchio di uno stato d'animo interiore mai veramente tranquillo.
Precipite (brano conclusivo dell'EP) è un passo lento e inarrestabile segnato da un colpo di cassa e la descrizione di un percorso fatta dalle chitarre elettriche. Dopo un'introduzione strofica della voce declamante di Claudio, si lascia che gli strumenti accompagnino questo misterioso personaggio lungo il suo cammino: il cambio di arrangiamento porta alla mente un cambio di descrizione del paesaggio circostante che si arresta in un punto indeterminato di questo cammino. Qualche secondo di silenzio fa pensare che il pezzo sia finito, ma è solo un momento di respiro per prepararci ad un cambio di ambientazione (o di stato d'animo del nostro personaggio) fatto di suoni elettronici ed echi di voci lontane che in maniera agitata cercano di trovare una conclusione, lasciando che la fine della storia possa dipendere dall'immaginazione di ognuno.
Nessuno schema realmente seguito, la famosa "rottura della forma canzone" è in continua evoluzione e i Miavagadilania non hanno alcuna intenzione di ritrovarli questi schemi (come è giusto che sia). Gli strumenti e le parole sono al servizio dell'espressione artistica e della voglia di tirar fuori sempre qualcosa di nuovo.

Mina Chiarelli               (5.4.09)