Settimanale, anno 16 - n. 40
Gio, 25 Aprile 2024

Sulla musica >> La musica nel cinema del dopoguerra italiano

Studi, tesi, riflessioni sulla musica

Capitolo 2.1 (parte 3) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i "maggiori", fra tradizione ed innovazione

Alessandro Cicognini e Ladri di biciclette

Nato a Pescara il 26 gennaio 1906, muore a Roma il  9 novembre 1995. Allievo di G.Peribeni e R.Bossi al conservatorio di Milano, diviene presidente dell' Associazione Nazionale Compositori di musica cinematografica, fin dalla sua fondazione. E' direttore del conservatorio di Reggio Calabria dal 1969 al 1971, quindi, dal '71, di quello di Brescia. Fra le sue composizioni musicali si ricordano l'opera lirica Donna lombarda ('33), la cantata Saul ('32) e la Messa a 5 voci ('43). Inizia nel 1937 a lavorare per il cinema, partecipando a moltissimi lavori.  
Dalla musica che Cicognini propone risulta che egli sia un fervido e convinto continuatore della tradizione lirica ottocentesca italiana. Pucciniano, indulge spesso al gusto del melodramma, creando due o tre temi melodici che risultano di estrema orecchiabilità e riproponendoli, magari variati, per tutto il corso del film. Non sem­pre  , però, questo espediente  "a tema" riesce ad inserirsi funzionalmente nella realtà dell'immagine che denota  un significato diverso. Capita, insomma, che alcuni temi smielati o troppo sentimentali contrastino troppo con la cruda realtà dei fatti narrati (vedi il finale di Ladri di biciclette). Tutti i film neorealisti di V. De Sica sono musicati da Cicognini. Il regista, anch'egli pucciniano convinto, lo conosce sul set dei film di Camerini, del quale Cicognini musica molti lavori. Da allora, la collaborazione è destinata a durare fino al Giudizio universale ('61). In un suo intervento teorico, lo stesso Cicognini ci dice che "il film neorealistico vuole mostrarci il mondo quale ci appare nella nuda realtà quotidiana, ma è anche vero che nel suo contenuto emotivo esiste il germe del mondo quale dovrebbe realizzarsi nell'immediato domani." (Alessandro Cicognini, "La musica d'atmosfera nel film storico e nel film neorealista", in S. G. Biamonte (a cura di), Musica e film, op. cit. , p. 167.). E' proprio in questo germe del futuro che la musica, secondo il musicista, viene ad essere giustificata nel suo intervento astrattivo e fantastico. Come il passato anche il futuro ha bisogno della musica, ma non sempre la regola che Cicognini espone teoricamente si integra praticamente nella pellicola, cercando quella giustificazione realistica cui pure egli aspira. Di V. De Sica egli musica: Sciuscià ('46), Ladri di biciclette ('48), Umberto D. ('51), Miracolo a Milano ('50), Il tetto ('55), Il giudizio universale ('61). Si ricordano inoltre: Ettore Fieramosca ('39) di A.Blasetti, Grandi Magazzini ('39) di M.Camerini, Una romantica avventura ('40) di M.Camerini, Quattro passi fra le nuvole ('42) di A.Blasetti, Nessuno torna indietro ('45) di A.Blasetti, Ultimo amore ('47) di L.Chiarini, I miserabili ('48) di R.Freda, Domani è troppo tardi ('50) di L.Moguy, Guardie e ladri ('51) di Steno e Monicelli, Don Ca­millo ('52) di J.Duvivier, Due soldi di speranza ('52) di R.Castellani, Pane, amore e fantasia ('53) di L.Comencini, Il bigamo ('55) di L.Emmer, Pane, amore e andalusia ('58) di J.Seta, La baia di Napoli ('60) di M.Shavelson, Don Camillo monsignore ma non troppo ('62) di C.Gallone, Il compagno Don Camillo ('65) di L.Comencini.
Ottiene il Nastro d'argento per la miglior musica con Ladri di Biciclette ('48) di V.De Sica.

Ladri di biciclette ('48) di Vittorio De Sica; musica di Alessandro Cicognini

 I titoli di testa scorrono insieme alle immagini nelle quali si vede un autobus attraversare il quartiere Valmelaina, nella periferia romana. Nelle vicinanze c'è l'ufficio di collocamento, all'esterno del quale un folto gruppo di disoccupati è in attesa dell'assegnazione di un posto di lavoro. Fra i pochi fortunati ai quali sarà offer­ta un'occupazione, oggi, dopo due anni, è la volta di Antonio Ricci (Lamberto Mag­giorani) cui viene assegnato un posto di attacchino municipale: il posto è buono, ma per ottenerlo è necessario possedere una bicicletta. Già in queste poche immagini è concentrata la situazione disagevole del dopoguerra italiano. La musica di Cicognini sottolinea tutto questo con  grande lirismo e molta suggestione, le cui battute melo­diche espongono un tema semplice di natura ed ascendenza prettamente melodram­matica ottocentesca, assegnato ad una sorta di organo e successivamente agli archi, sostenuto da un'intera orchestra sinfonica. La tonalità usata è quella minore che co­pre le immagini di una tristezza profonda, con un effetto che ben si unisce alle im­magini narrate. Questo motivo melodico sarà il leit-motiv (motivo conduttore) di tutto il film, presentandosi, sovente, variato in alcune scene, ma mantenendo sempre il suo carattere primario ed originario. Lo vediamo riapparire per la seconda volta quando Antonio e Maria (sua moglie) si trovano nel loro umile appartamento. La bicicletta è impegnata al Monte dei Pegni e per riscattarla Maria decide di privarsi delle lenzuola buone. La funzione della musica, qui, è quella di descrivere musicalmente la povertà estrema e la disperazione di una famiglia, sincronizzandosi al massimo grado con le immagini e l'animo dei personaggi, funzione che, come vedremo, informerà di sé l'intera pellicola. Nella sequenza seguente è sempre lo stesso motivo, questa volta eseguito dai legni, a seguire la coppia che va a riscattare la bicicletta al Monte dei Pegni. Casa Ricci alle primissime ore del mattino: il figlio di Antonio, Bruno (Enzo Stajola), pulisce la bicicletta ed il padre accanto a lui finisce di prepararsi. E' l'alba del primo giorno di lavoro, di un giorno speciale, quindi, che potrebbe segnare l'inizio di una nuova vita. Il leit-motiv segue ancora queste immagini, ma gradata­mente si va trasformando in un motivo differente, più arioso, più allegro che accom­pagna padre e figlio ai rispettivi posti di lavoro. La tonalità diviene maggiore, il tema è assegnato agli archi mentre gli oboi li sostengono ritmicamente. Le immagini mo­strano tutto un brulicare di gente che si mette in marcia, chi in autobus, chi in bici­cletta, per andare a lavorare. Non c'è dubbio che si tratti di una descrizione musicale da idillio del lavoro, la felicità quindi di poter lavorare, di avere delle speranze, di poter sorridere, di avere un futuro dignitoso. Anche qui la musica è incredibilmente sincrona alle immagini.

Gianluca Nicastro      (10.5.09)

Segue nel prossimo numero!
Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro
La musica nel cinema del
dopoguerra italiano