Settimanale, anno 16 - n. 39
Ven, 19 Aprile 2024

A propos de >> Alela Diane - Concerto al Circolo degli Artisti

Musica a 360 giri

Quasi come se fossimo tutti stati invitati a casa di una cara amica, Alela entra sul palco del Circolo degli Artisti così... di sorpresa come se entrasse nella stanza per salutare gli amici. Con i capelli tagliati e corti non sembra nemmeno lei ma prende la chitarra, si guarda intorno per vedere che i suoi strumentisti siano in postazione. Il pubblico è distratto parla di un po' di tutto ma i primi accordi arpeggiati alla chitarra e si, è decisamente lei: la ragazza diventata una delle artiste più importanti della scena folk-indie americana.  Alela saluta e introduce subito i musicisti accanto a lei, alla sua sinistra c'è Tom Menig che è anche suo padre e alla sua destra c'è Alina Hardin, nuova e giovane cantautrice americana sull'onda della stessa Alela e della sua amica Mariee Sioux. Bastano alcune note e Alela riesce a instaurare un rapporto con il pubblico molto stretto e confidenziale semplicemente con la sua presenza e la sua voce. Una presenza delicata e sospesa. La voce di Alela sorprende nella sua dimensione live perché è più calda, sa avvolgere e renderti partecipe delle sue emozioni e delle sue storie ed insieme al suo gruppo, composto inoltre da Matt Bauer al basso e Benjamin Oak alla batteria, per quasi un'ora e mezza ci riporta indietro di cento anni nell'America della colonizzazione e nel folk che in quel periodo veniva cantato e scritto.
The Alder Trees, Age Old Blue,  Lady Divine, My Brambles e poi Third Feet, Rifle, Can you Blame The Sky The Pirate's Gospel sono le canzoni che ci fanno vivere queste emozioni, tra le quali spiccano una stupenda Dry Grass and Shadow dove il controcanto di Alina e la chitarra country così sospesa del padre, si uniscono perfettamente alla voce di Alela che ne fa uno dei punti più alti del concerto come anche l'omaggio al grande Neil Young con la sua splendida Heart of Gold. Con le sue parole e la sua musica Alela ci riporta nelle case e capanne di legno degli inizi del 900 come quella dove ha vissuto lei con la sua Mariee Sioux, ci parla dei suoi viaggi in giro per l'Europa e l'America e durante il brano Tatted Lace  sembrava che si poteva  respirare aria fresca e vedere grandi strade davanti a noi. La corista Alina Hardin si unisce e fonde perfettamente la sua voce con la voce di Alela,  la sua figura così eterea con il suo sguardo sospeso dona a tutto il concerto quel non so che di "psichedelico", il portamento e il vestito dà un'idea di antico, di cose dimenticate. A volte sembra estraniarsi dal resto della band per unirsi a melodie lunghe come nel caso della stupenda My Brambles. Il pubblico richiama Alela sul palco tantissime volte e quando la musica del locale fa capire che il concerto è finito prende a tutti un po' di tristezza perché avremmo tutti ascoltato la sua voce per un altro po' di tempo e verrebbe anche voglia di dirle , grazie, per aver condiviso con noi le tue emozioni.
L'aspetto familiare della band e del concerto è stato segnato da varie battute tra Alela e il padre e dal fatto che in mezzo al pubblico la madre e la nonna erano presenti a sentire la loro piccola cantare. La loro piccola (Alela Diane Menig  ha 26 anni) è ancora molto giovane con tantissima strada da fare. Le basi ci sono e sicuramente non la perderemo per strada come succede spesso in questo periodo con la maggior parte delle giovani cantanti dal motivetto facile e dalla patinatura di MTV. Non a caso la stampa americana l‘ha chiamata la nuova Joni Mitchell , ma forse potremmo anche trovare delle sonorità più moderne alla Liz Phair. "Strong spines of valley hills all overgrown in gold look softer than a spool of old silk thread " canta Alela in Dry grass and shadow, chi sa immaginare fotografie nella propria mente avrà molto da raccontare in futuro e saprà farci partecipe della propria vita.

Claudio Lodi              (14.6.09)

Le foto sono di Claudio Lodi
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