Settimanale, anno 17 - n. 8
Dom, 8 Settembre 2024

A propos de >> Qullo che la Musica di Max sa fare

Musica a 360 giri

Se pensate che la musica stia subendo dei cambiamenti su tutti i fronti e che la vera musica, quella che trascina le folle, quella che suscita emozioni sia solo un lontano ricordo allora sarete sicuramente d'accordo sulla tesi che anche i musicisti (naturalmente parlo di quelli veri, che cercano di fare dell'arte delle muse per eccellenza una propria ragione di vita) di questo millennio si trascinano a stento arrancando dietro i meccanismi e le dinamiche interne che sempre meno c'entrano con la musica.
Poi però, esiste una categoria di musicisti che sta dietro ai tempi, che si adatta a molte circostanze e ai nuovi gusti del pubblico rimanendo sempre fedele, nonostante i percorsi evolutivi interni, al proprio stile, al proprio modo di comunicare.
Uno di questi è Max Gazzè. La sua carriera è colma di collaborazioni, le sue esperienza sono varie eppure dopo 12 anni di carriera noi riconosciamo in lui quel modo genuino, diretto e frizzante di fare musica. Quest'estate infatti, il musicista romano sperimenta Casi Ciclici, concept live elettro-acustico dal quale si concede una pausa gironzolando qua e la per l'Italia con il Trio Rocktour scarno, indispensabile ma efficace.
Il 4 Agosto, SOund36 ha avuto l'onore di ascoltarlo davanti la facciata della suggestiva Abbazia di San Nilo a Grottaferrata dove i fans hanno saputo apprezzare non solo la buona musica di Max Gazzè ma anche la sua immensa cordialità. La musica comincia già prima di poter mettere le mani sugli strumenti poichè Max non perde tempo a fare battute simpatiche e dove le risate del pubblico non tardano a farsi sentire. Il rocktrio apre il concerto con le atmosfere allegre e frizzanti di L'uomo più furbo dove la modestia e la simpatia dei musicisti conquistano subito il pubblico che azzarda, durante i momenti di pausa, alcune richieste. Il sound e l'acustica è ottima, la location molto suggestiva e Max Gazzè mette a segno un grande live in cui si alternano i famosi singoli che hanno fatto successo in questi anni, pezzi del primo album come Quel che fa paura che sprigiona l'anima più dura e rock del musicista romano, lasciando però spazio anche a brani tratti dal nuovo album Tra l'aratro e la radio come Siamo come siamo di cui viene fatta un'imbarazzata ma illuminante introduzione sull'accettare noi stessi oppure Elogio alla sublime convivenza dove si parla dei problemi fondamentali della vita di coppia e di come sia bello abbandonarsi ai ricordi dopo tanti anni di travagliate emozioni.
Naturalmente non può mancare la bellissima e fresca Vento d'estate che ricorda tanto le atmosfere Police che di sicuro il trio deve conoscere molto bene. Max Gazzè è bravo, ha talento e sa parlare bene. Convince tutti quanti con l'arrangiamento scarno (dovuto appunto al set strumentale scelto) del Timido Ubriaco in cui il pubblico di varie età e fascia sociale (cosa al quanto positiva) si alza per cantare in maniera cordiale e muoversi a tempo di musica. Quel che emerge è l'importanza attribuita al rapporto con gli spettatori, chiave di volta non solo dei live di Max Gazzè, ma anche del suo modo di fare musica. Non manca l'autoironia sulla scarsa memoria a ricordare l'armonia dei propri pezzi, dove anche l'errore viene vissuto in maniera positiva e divertente; un modo per dire "guardate sono vero, sono un professionista ma anche i professionisti sbagliano". La vena più scura si fa strada con Annina che molto si adatta al set strumentale del concerto mentre la parte più poetica e più dolce conquista il pubblico che canta Il solito sesso.
Il concerto prosegue in totale armonia rispolverando i vecchi successi come Una musica può fare in cui ormai tutti sono in piedi a godere del fantastico sound proposto dal trio e sul finire del concerto il bassista romano fa capire chiaramente quanto sia divertente e allo stesso tempo ormai banale la finta uscita dei musicisti prima del bis (che definisce simpaticamente pantomima) ma non per questo vuole privarsi della sua uscita e del suo risentirsi chiamare sul palco, dove esegue un duetto botta e risposta con il pubblico in Cara Valentina.
Il finale è tutto per La favola di Adamo ed Eva che diventa un pezzo interminabile quando Max chiama sul palco il suo grande amico Rocco Papaleo che tenta invano di fare le parti corali e che lo costringe "amichevolmente" a rieseguire Vento d'estate che subito si trasforma in un'improvvisata cover. Insomma ce n'è per tutti i gusti, per tutte l'età e quando qualcuno riesce ancora a coinvolgere e a far sognare con le proprie parole e la propria musica la gente (che in questi tempi duri sembra aver smesso di interessarsi profondamente a qualcosa) allora vuol dire che è riuscito perfettamente nell'intento della musica.

Martina Sanzi