Settimanale, anno 16 - n. 36
Ven, 29 Marzo 2024

La Soffitta >> Il Quartetto Cetra

Gruppi, dischi, storie e personaggi che hanno fatto la storia della musica!

Capita talvolta, in questo mondo che ci ospita, che due persone fatte l'una per l'altra si incontrino e diano inizio ad una collaborazione: talvolta un matrimonio, talvolta una collaborazione di lavoro, e altre volte una collaborazione artistica. Non sempre questa collaborazione va a buon fine; accade anche spesso, purtroppo, che tutto naufraghi per i motivi più svariati, economici, pratici, logistici, o altro. Per la legge della probabilità, è già più difficile che questo accada per tre persone, e ovviamente ancor più per quattro. Un'orchestra non si forma spontaneamente da sola, ma in seguito ad un progetto preventivo. Quando quattro persone si incontrano, vanno d'accordo ed iniziano un progetto comune, diventano un quartetto. Se queste persone trovano un interesse comune molto forte, la collaborazione funziona pienamente, ed i risultati non tardano ad arrivare.
Per il Quartetto Cetra, è accaduto esattamente questo. Il caso ha voluto che quattro persone si incontrassero, e che avessero in comune la passione per la musica, oltre ad un particolare talento che permetteva loro di unirsi per formare un'unica macchina affiatatissima, in grado di eseguire brani musicali pieni di estro e fantasia.
Le origini del quartetto Cetra risalgono nientemeno che al lontano 1941, in pieno tempo di guerra. Naturalmente, parlare di incontro puramente casuale è forse un po' eccessivo: tutti e quattro i partecipanti (o meglio cinque, come si vedrà tra poco) sono artisti e musicisti, e tra alcuni di loro esistono altri tipi di legami.... Ma non anticipiamo i tempi, e vediamo come è andata.
L'ideatore e fondatore del quartetto fu Tata Giacobetti, (nome di battesimo Giovanni, ma passato alla storia con il suo soprannome), musicista autodidatta e grande talento organizzativo: appassionato di musica jazz, fonda un primo quartetto formato da lui stesso, Enrico Gentile, Jacopo Jacomelli ed Enrico De Angelis. Il gruppo si chiamava Egie, dalle iniziali dei quattro componenti. Giacobetti in quel periodo collabora come autore di testi con il famoso musicista e direttore d'orchestra Gorni Kramer. Comincia dopo qualche tempo il sodalizio con Virgilio Savona (scomparso purtroppo di recente), pianista ed arrangiatore. E comincia in tal modo pian pianino a formarsi il quartetto. Dopo poco tempo, si unisce a Giacobetti e Savona Felice Chiusano, che sostituisce Enrico Gentile, richiamato alle armi. Il quartetto è ormai formato, ed inizialmente assume il nome di Quartetto Ritmo. Presto il nome cambierà in quartetto Cetra, in omaggio alla casa discografica Cetra, per la quale il quartetto lavora, e questo nome, presto diventato celebre in Italia, rimarrà appiccicato al gruppo per oltre quarant'anni!
Ma non è ancora finita: nel 1947, anche Enrico De Angelis viene richiamato alle armi, e viene sostituito dalla moglie di Virgilio Savona, Lucia Mannucci. Ed ecco formato il quartetto, che con questi quattro componenti (Giacobetti, Savona, Chiusano e Mannucci) trionferà in radio, e poi in televisione, per circa quarant'anni, fino alla scomparsa di due dei suoi componenti, Giacobetti nel 1988 e Chiusano nel 1990. A conti fatti, il quartetto, sia pure con qualche cambiamento nei suoi componenti, è stato sulla breccia per ben mezzo secolo!
L'attività del quartetto è stata immensa, e non poteva essere altrimenti, visto il lunghissimo periodo nel quale ha operato. Probabilmente nessun altro gruppo musicale è rimasto unito per un tempo così lungo. Gruppi famosi e di grande successo come i Beatles, gli Abba, i Bee Gees, sono durati molto meno. I quattro componenti venivano da più parti d'Italia (Giacobetti da Roma, Chiusano da Fondi, Savona da Palermo e Mannucci da Bologna, poi trapiantata a Milano), ma la loro intesa era eccezionale, e le loro esecuzioni davano l'illusione che a cantare fosse un unico cantante con la voce miracolosamente quadruplicata. La loro fusione era talmente perfetta che era molto difficile distinguere le quattro voci durante le loro interpretazioni, se non quando qualcuno di essi si separava dagli altri per fare il solista. Ciò accadeva molto spesso per l'unica donna del complesso, Lucia Mannucci, la cui voce morbida e dolcissima conferiva un tocco romantico alle esecuzioni.
E' doveroso menzionare il primo successo, quando ancora il quartetto era tutto maschile e Lucia Mannucci non ne faceva parte. E' Il visconte di Castelfombrone, una gustosa parodia (manco a dirlo!) di un epico (ma non poi tanto) duello tra due nobili per i begli occhi di una dama. La data di questo duello è fissata con molta precisione nel'ottobre del 1887. Alla fine si scopre che i due duellanti se la cavano con qualche graffietto ed un pranzo al ristorante. La storia non racconta come va a finire per la bella dama "oggetto di quella tenzone". Una caratteristica di questo brano è che vengono usate alcune parole tronche, cioè prive dell'ultima vocale, il che conferisce ulteriore ironia all'esecuzione (il visconte di Castelfombrone cui Buglione fu antenat!")
Ricordiamo alcuni altri grandi successi, in epoca successiva, come In un palco della scala, Nella vecchia fattoria, Ninna nanna alla maglia rosa, quest'ultimo brano come sigla del programma "Giringiro", al seguito dei giro ciclistico d'Italia. Caratteristica principale è sempre stato l'umorismo che pervadeva le loro esecuzioni, che sfociava spesso in gustose trovate talvolta improvvise e tali da spiazzare l'ascoltatore, trasportato di colpo da un'atmosfera romantica ad un risvolto canzonatorio. Ricordiamo l'esecuzione di Un disco dei Platters, i celebri esecutori di "Only you", nella quale il bravissimo Chiusano si produceva ad un certo punto nella riuscitissima imitazione del caratteristico singhiozzo con cui il cantante dei Platters riprendeva il motivo. Capitò che in una trasmissione televisiva i due gruppi si ritrovassero insieme, e l'esibizione di Chiusano provocò nei Platters irrefrenabili scrosci di risa. Ma ricordiamo anche Il testamento del toro, dove il povero toro destinato ad essere "matato" lascia tutte le sue parti in eredità a chi può meglio utilizzarle. Alla fine, rimangono le corna, ed il toro, in un ultimo sussulto vendicativo, le destina...al suo torero!
L'avvento della televisione in Italia, avvenuto ufficialmente a gennaio del 1954, ha profondamente influenzato il modo di presentarsi di molti artisti. Non è detto che chi ha avuto molto successo nelle trasmissioni radiofoniche riesca ad ottenere altrettanto in televisione, dove il contatto con il pubblico è di gran lunga superiore. Può capitare che dietro una voce molto suadente o un'ottima intonazione musicale si nasconda un aspetto poco telegenico ed una gestualità impacciata, a scapito di molti artisti. Nel caso del quartetto Cetra, questo non è avvenuto. Ciascuno dei quattro si presentava al pubblico con un suo preciso carattere, a cui facevano riscontro le inflessioni della voce. Savona sempre fintamente burbero e polemico, Giacobetti serio e musicale, Chiusano ridanciano ed umoristico, Mannucci soavemente aggraziata e femminile.
I quattro sono comparsi spesso in televisione, sia in esibizioni dei loro brani più famosi, sia nelle riuscitissime parodie di opere narrative e teatrali celebri, "Il Conte di Montecristo", "Il fornaretto di Venezia", "I tre Moschettieri", "Il dottor Jekyll e mister Hyde", "La storia di Rossella O'Hara", "I promessi sposi", ed altri. I protagonisti interpretavano le loro parti cantando i motivi di celebri canzonette italiane, i cui testi erano stati opportunamente modificati per adattarli al racconto. L'effetto era straordinario ed esilarante, perché in alcuni casi il testo originale della canzone si adattava in modo sorprendentemente realistico alla trama del racconto. Ne veniva fuori uno spettacolo che era un po' commedia musicale ed un po' operetta, di grande presa sul pubblico. Non possiamo fare a meno di rimarcare che i quattro portavano con grande disinvoltura i più svariati costumi, perfettamente calati nella parte. Aggiungiamo che i quattro erano affiancati da altri celebri attori ben noti al pubblico, e che a queste trasmissioni collaboravano grandi nomi come il regista Antonello Falqui, il costumista Folco, lo scenografo Cesarini da Senigallia, il coreografo Gino Landi, l'autore dei testi Dino Verde ed il direttore d'orchestra Bruno Canfora. Tutti nomi che si sono distinti per molte altre trasmissioni di grande successo, e che dimostrano la grande considerazione nella quale era tenuto il quartetto Cetra.
Naturalmente, tutto quello che è stato citato è soltanto una piccola parte dell'attività del gruppo; ci sono anche numerose tourneè all'estero, partecipazione a decine di spettacoli, partecipazione a film, doppiaggi, e altro ancora. Tra tutte, una citazione particolare spetta per il doppiaggio di "Dumbo", il celebre film di Walt Disney sull'elefantino dalle grandi orecchie, che meritò ai nostri eroi una lettera autografa di congratulazioni da Disney in persona!
Per concludere: il quartetto Cetra è stato il primo gruppo europeo misto, precedendo decine di altri gruppi che sarebbero proliferati a partire dagli anni 60 in poi. Ha introdotto uno stile tutto proprio nell'interpretazione dei brani musicali, accompagnando l'ironia con uno stile garbato e tecnicamente di grande rilievo. Ha inciso decine di dischi, cominciando con gli storici dischi a 78 giri/minuto per finire con i più moderni CD (riprese di vecchie incisioni curate da Virgilio Savona). Le nuove generazioni, abituate alle sontuose ed appariscenti presentazioni dei gruppi di oggigiorno, forse potrebbero apprezzare il modo sommesso e discreto di presentarsi del quartetto, mai o raramente accompagnato dallo sfolgorio di luci e dai fragorosi effetti sonori in voga attualmente, ma sempre improntato ad una tecnica ineccepibile e di alta qualità musicale.

Giovanni Vitagliano