Settimanale, anno 17 - n. 8
Dom, 8 Settembre 2024

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Musica a 360 giri

4:3  



Calmo e rilassato è il sax tenore di Daniele Tittarelli, sassofonista romano che si sta sempre di più facendo strada nel panorama nazionale del jazz. Un sax suonato con eleganza sì, ma anche una freddezza che non riesce a trasportare il pubblico. Un tipico cool jazz quello del quartetto che si è esibito martedì sera all'Alexanderplatz di Roma. I fraseggi semplici e lineari sembrano mancare di interazione e rendono scarsa, almeno all'apparenza, la complicità tra i componenti del gruppo. Un contrabbasso ritmato e profondo, che sostiene in modo deciso piano e sax, una batteria immersa in un suo mondo parallelo, delicata quasi estraniata dal contesto, un piano un po' troppo duro e matematico. Un quartetto dove ogni incastro armonico lascia poco spazio all'improvvisazione dove tutto sembra essere perfettamente bilanciato, tanto da non permettere respiri né trasporto emozionale. Suoni puliti e scarsi virtuosismi caratterizzano i brani presentati da Tittarelli insieme a Pietro Lusso, Vincenzo Florio, Marco Valeri. Tutti brani originali, ispirati in parte alla tradizione del jazz afro americano e in parte alla musica del grande John Coltrane, anche se poco hanno da condividere con l'irruenza e la passionalità del grande sassofonista statunitense.

Regge il confronto venerdì sera, il
trio di Andrea Pagani che si esibisce allo Zen.0 poco distante dal rinomato Alexanderplatz. Il trio, piano (Andrea Pagani), batteria (Gigi Zito), basso (Mimmo Catanzaniti) evoca atmosfere newyorkesi, di quelle che si assaporano nei locali del Greenwich Village, quei locali dove si scoprono per caso artisti e talenti e si vive un'atmosfera familiare e amichevole, dove  gli artisti ridono, scherzano e animano vivaci chiacchierate con i loro strumenti. Il risultato è una musica piacevole e divertente che sa coinvolgere. Ritrovatosi insieme dopo anni, il trio mostra  un grande feeling e si esibisce con noti brani jazz riarrangiati, creando armonie blues ritmate e colorate. Andrea Pagani sfodera il suo virtuosismo delicato ma efficace che evoca a livello armonico un Rachmaninov in chiave jazz. Il trio crea un climax ascendente che passa per brani quali This masquerade di Leon Russel e You don't know what the love is, una canzone popolare che ha visto tra i suoi interpreti il grande George Benson, per arrivare ad un I wish di Steve Wonder in chiave rock. Andrea Pagani si riesibirà con brani tutti originali allo Zen.0 venerdì 16 ottobre. E come per un film appena uscito nelle sale, consigliato? Assolutamente sì.



Francesca Maiolino         (11.10.09)