Settimanale, anno 17 - n. 8
Dom, 8 Settembre 2024

A propos de >> Ocean Colour Scene

Musica a 360 giri

L'Hard Rock Cafe' ha sempre mosso dentro di me un sentimento di ammirazione, come un bambino che entra in un negozio di giocattoli, per tutti i cimeli musicali che vengono esibiti in ogni locale ed anche per l'idea iniziale che spingeva i primi due proprietari, ovvero radunare amanti del rock in un ristorante ad ascoltare musica e mangiare. Questo fece si che molti artisti e musicisti famosi passarono per il primo locale che fu aperto nel 1970 a Londra, e lasciarono loro alcuni oggetti.
Quindi l'Hard Rock Cafe' è sicuramente uno dei posti più adatti per fare un concerto intimo con aria di rock ovunque, un buon bancone dove prendere da bere, mangiare e voglia di stare insieme. Gli Ocean Colour Scene salgono sul palco puntuali e subito anni ed anni di rock del passato risuonano dalle casse per tutto il locale.
Gli Ocean Colour Scene sono un gruppo di Birmingham che suonano dall' 1995 con nove album all'attivo, inseriti nella scena britpop con  gruppi come Oasis, Blur, Jam, Paul Weller ed in generale inseriti nel movimento più ampio dei  Mods che ciclicamente torna in voga in Inghilterra. Ma la band è musicalmente molto più trasversale con influenze che vanno dagli The Who passando per i Beatles ed i Jam fino ad arrivare per ammissione stessa del cantante Simon Fowler, ad un amore molto grande per Neil Young. Un centinaio di persone praticamente attaccate al palco, fan sfegatati che hanno cantato e interagito con il gruppo per quasi due ore. 17 brani in scaletta che hanno toccato un po' tutta la loro discografia e con un occhio di riguardo al nuovo album Saturday.
Tra i brani sentiamo Mrs Mayle, Sing Children Sing, Old Pair of Jeans ed è  sulle note di Profit in Peace che l'unisono tra la band e il pubblico si fa perfetto. E' sato sicuramente il momento più alto del concerto, ascoltare ogni singola parola cantata dal pubblico insieme a Simon, con un centinaio di persone che urlano "Don't wanna fight no more".
Il concerto si chiude con la triade finale prima del bis, composta da Travellers Tune, One For The Road, 100 Mile High City, suonate perfettamente, tirate e veloci, cori perfetti. Il compleanno di uno dei tecnici del gruppo viene invitato sul palco a suonare la batteria coinvolgendo anche il pubblico nel festeggiamento.
Una serata allegra con una musica davvero buona ed un gruppo purtroppo poco conosciuto in Italia ma che sa fare ottima musica e rendere merito alla sacra storia del Rock con umiltà e semplice piacere di suonare.
Speriamo di vederli di nuovo a Roma e di saperli un po' più conosciuti dal pubblico.

Claudio Lodi   (21.3.10)