Settimanale, anno 16 - n. 35
Mar, 19 Marzo 2024

Sulla musica >> la musica nel cinema del dopoguerra italiano

Studi, tesi, riflessioni sulla musica

Capitolo 2.1 (parte 11) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i "maggiori", fra tradizione ed innovazione    

Bellissima ('51) di Luchino Visconti; musica di Franco Mannino   

Ma ormai
Maddalena vuole arrivare fino in fondo e decide di andare a vedere il provino della figlia. In sala montaggio, domanda alla montatrice Iris (la vera protagonista di Sotto il sole di Roma di Renato Castellani) di poter vedere il provino. Iris le dice che non è possibile, perché li deve mandare in sala proiezione, per essere visionati da Blasetti in persona. E' proprio Iris a svelarle le disillusioni che il cinema procura: Iris ha fatto sì un film, ma solo perché serviva al regista in quel momento, poi non l'hanno più chiamata e ora è lì che lavora nell'oscura sala di montaggio.
A questo punto interviene, a sottolineare  l'amaro disinganno che si legge sul tragico volto della
Magnani, la cavatina "Quante è bella, quanto è cara, più la guardo e più mi piace" eseguita dall'oboe, poi dal clarinetto e accompagnata dal triste e malinconico arpeggio dell'arpa. Ma quando Iris si impietosisce e va lì a consolarla, ridandole speranza e dicendole che può vedere il provino nascosta in sala proiezione, ecco che il modo minore della melodia, riprende il suo impeto modulando in maggiore, con il tema ripetuto questa volta dai confortanti archi. Subito, però, questa speranza ritrovata viene smentita, lasciandoci tutta la tristezza che il primo apparire della melodia aveva provocato: quando il volto di Maria viene proiettato sui grandi schermi di Cinecittà viene derisa, con profonda malignità, per il suo atteggiamento goffo. Maddalena arde di sdegno e, dopo una violenta scenata, si porta via la bambina, girovagando e piangendo per la città.
Intanto, però, il regista ha scoperto delle doti espressive non comuni nel volto della bambina e manda i suoi assistenti con il contratto a casa di Maddalena.
Finalmente, il sogno di Maddalena sembra essersi realizzato; tuttavia, quando essa torna a casa con la bambina in braccio che dorme, non ci sta a quel gioco sporco che è il cinema: rinuncia con piacere ai due milioni offertigli, la sua bambina non è venuta al mondo per fare ridere la gente. Via quindi il cinema, col suo strepitio, le sue illusioni.
La stessa cavatina "Quanto è bella, quanto è cara" torna con la sua me­lanconica profondità, immergendosi totalmente nelle lacrime tragiche della bravis­sima Magnani,  e ristabilisce, chiuso il cinema fuori dalla porta (e con esso anche la fanfara di Dulcamara-Blasetti), quella serenità ritrovata, che può fare a meno dello spettacolo e bearsi nella contemplazione affettiva, ma vera, dei genitori con la pro­pria bambina.
Diciamo subito che in questo lavoro, 
Franco Mannino ha il compito di scegliere ed elaborare i temi del melodramma Elisir d'amore di Gaetano Donizetti, quindi di musica preesistente. Lavoro che, come notorio, non è compiuto solo da lui, ma anche dal regista Visconti che di musica se ne intende. Ragion per cui, tutti i risultati ottenuti, sono da addebitarsi anche al taglio, all'ispirazione, alla scelta del grande regista che in tutti i suoi altri film dimostra la stessa competenza estetica in materia musicale.
Non dimentichiamo che
Visconti ha un'educazione musicale notevole, ha studiato contrappunto e violoncello, è un assiduo frequentatore della Scala, per il quale cura molte regie teatrali. Qui si vede insomma tutto il peso dell'educazione culturale che ha avuto, a differenza di moltissimi altri registi che, pur dimostrandosi maestri in cinema, non altrettanto si può dire in materia musicale, di cui poco s'interessano. Non a caso, si è parlato di vocazione melodrammatica dei film viscontiani, intendendo con questo termine una chiave di lettura delle proprie opere. Nei suoi film infatti c'è come una lente d'ingrandimento sull'animo e la psicologia dei personaggi, atta a mettere in luce la liricità della loro natura, liricità attraverso la quale essi si esprimono. Quindi, il merito di Mannino va visto sotto il punto di vista della collaborazione che Visconti intrattiene con tutti i musicisti dei suoi film.

Gianluca Nicastro
   (13.6.10)

Segue nel prossimo numero! Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro La musica nel cinema del dopoguerra italiano