Settimanale, anno 16 - n. 35
Mar, 19 Marzo 2024

Sulla musica >> La Musica nel Cinema del dopoguerra italiano

Studi, tesi, riflessioni sulla musica

Capitolo 2.1 (parte 12) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i "maggiori", fra tradizione ed innovazione  

Caccia Tragica ('47) di Giuseppe De Santis; musica di Giuseppe Rosati

La musica che sentiamo nei titoli di testa ci fa subito entrare nell'essenza tragica che ricoprirà il film. La melodia eseguita ci trasmette subito quel senso di "caccia" serrata, di inseguimento da parte di alcuni contadini della Cooperativa che, derubati di quei soldi faticosamente guadagnati (devono sminare i campi) e che servono a pagare terra e macchinari, si gettano tenacemente alla ricerca della banda di banditi, percorrendo le campagne veneto-emiliane. Naturalmente, è la struttura musicale, qui, a suggerire, anzi, ad anticipare tutto l'argomento che il film metterà in luce, ponendosi come
leit-motiv dei contadini e della loro accanita, ma giusta caccia.
Gli archi eseguono lunghe note che sviluppano un lento movimento per semitoni, suggerendoci la presa di coscienza e la volontà di riacquisire, da parte dei contadini, ciò che gli hanno rubato, senza rivolgersi allo Stato che non può aiutarli. Difatti, a confermare questa decisione è una breve ma incisiva frase dei
corni (tipici strumenti della caccia Romantica), dopo la quale scaturisce un nuovo tema melodico che ci porta direttamente dentro l'inseguimento.
A portarci in questo nuovo tema abbiamo un pizzicato degli archi che fungono, così, da raccordo fra il primo ed il secondo nucleo melodico. A questo punto, interviene, eseguito dagli archi, il secondo tema che ha una figurazione ritmica estremamente semplice, con tutte le semi minime che vengono suonate con ritmo puntato, dando un poderoso effetto di "serrato". Dopo quattro battute con questa figurazione ritmica entra la melodia affidata al corno che, alternandosi con una tromba, tesse così un dialogo musicale, come fra predatore e preda.
Il brano ha grandi sfumature dinamiche e viene concluso dal tema serrato degli archi che va via via sfumando.
Tale sarà, quindi, il leit-motiv che interverrà ogniqualvolta i contadini appariranno sullo schermo alla ricerca dei banditi. Michele (
Massimo Girotti) e Giovanna (Carla Del Poggio) si sono appena sposati. Viaggiano su un camioncino che sta andando verso la Cooperativa a portare i quattro milioni di lire ai contadini, di cui anche loro fanno parte. Un'ambulanza militare li sorpassa e si blocca davanti a loro. Ne scende un uomo vestito da infermiere con un mitra: sono i banditi e vogliono quei soldi. Il conducente e il ragioniere vengono freddati, Michele stordito e sua moglie caricata sull'ambulanza.
Uno dei banditi, Alberto (
Andrea Checchi), si rivela essere un fraterno amico di guerra di Michele (sono stati prigionieri nello stesso campo di concentramento).
Dopo la sorpresa iniziale, Alberto avverte il suo ex amico di non dire nulla sulla sua identità agli altri se vuole rivedere viva la sua donna; dopo averlo colpito, fugge insieme alla sua banda. E' interessante notare come queste scene vengano commentate da un canto popolare-contadino padano, proveniente dai campi lì intorno.
Ne riceviamo così una profonda commozione, visto che quei cori servono ad alleviare la fatica e il dolore fisico dei poveri contadini nel loro duro lavoro: come ricompensa, invece dei soldi guadagnati, ricevono il saccheggio, vanificando così tutto quello per cui stanno combattendo. La litania si pone come vero contrappunto all'azione abietta di quei disonesti e, conseguentemente, come ammonimento di quella rivincita che l'onesto lavoro procura.

Gianluca Nicastro   (7.11.10)

Segue nel prossimo numero! 
Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro La musica nel cinema del dopoguerra italiano