Sulla musica >> la Musica nel Cinema del dopoguerra italiano
Studi, tesi, riflessioni sulla musica
Capitolo 2.1 (parte 13) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i "maggiori", fra tradizione ed innovazione
Cronaca di un amore ('50) di Michelangelo Antonioni; musica di Giovanni Fusco
Un
ricco industriale milanese, l'ingegner Enrico Fontana, incarica un
investigatore di scoprire il passato di sua moglie, Paola Molon (una
bellissima e fatale Lucia
Bosè),
conosciuta durante la guerra e sposata dopo soli due mesi, senza
saper nulla di lei.
Vediamo,
allora, l'investigatore andare a Ferrara (dove Paola è vissuta da
giovinetta), al Liceo a raccogliere le prime notizie. Qui, riceve il
primo tassello del mosaico che egli dovrà portare a termine: la
morte di una delle amiche intime di Paola, una certa Giovanna
Carlini.
A
questo punto, entra il pianoforte che esegue un movimento irregolare
e tenebroso, dove poi entra il sax contralto con note lunghe e salti
di intervallo. La musica suggerisce proprio quello che è solo
insinuato dalle immagini; quella morte misteriosa, secondo
l'investigatore, ha a che fare in qualche modo con Paola. A
confermargli tale sospetto, è il marito dell'altra sua amica,
Matilde Galvani, che lo informa sull'amore tra Giovanna e uno
studente, Guido (Massimo
Girotti),
e Paola che voleva portarglielo via. Giovanna muore due giorni prima
del suo matrimonio.
E'
sempre la musica a trascinare in quella casa decadente
l'investigatore che ad ogni incontro ulteriore non fa che confermare
quel suo fiuto investigativo.
Interviene a questo punto una nuova
melodia, eseguita questa volta solo dal pianoforte, quando Matilde
scrive una lettera informativa a Guido e continua subito dopo nella
sequenza del muto incontro tra Paola e Guido.
Questo
è il secondo leit-motiv che si lega proprio a questi due personaggi
e al loro passato. Paola si trova fuori da un teatro, col marito e
altri amici, sono tutti vestiti da gran signori. Mentre stanno per
andarsene, Paola scorge Guido. La musica continua a circolare
nell'aria, mentre vediamo Paola che si ferma per un istante a
guardarlo per poi raggiungere i suoi amici. Dentro di sé ella
vorrebbe corrergli incontro, baciarlo, stringerlo, perché lui è il
suo unico, grande, vero amore, ma non può.
Il
pianoforte si esprime in una melodia estremamente melanconica,
triste, nostalgica. E' proprio questa a confermarci quel passato e
impossibile amore tra i due amanti, separati sempre da una persona:
prima da Giovanna, ora dal marito di Paola. A separarli ulteriormente
è la condizione sociale differente. E' un amore che non troverà mai
la sua realizzazione, portando con sé solo dolore e morte.
La
melodia qui si fa anima stessa dei personaggi, colloquio d'amore e
morte che in realtà non avviene, ma che pure lo spettatore sente
dentro di sé vedendo lo sguardo muto tra i due amanti che, nel suo
silenzio, è paradossalmente pieno di parole, portate proprio dalla
musica.
Gianluca Nicastro (6.2.11)
Segue nel prossimo numero!
Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro La musica nel cinema del dopoguerra italiano