Recensioni >> Le Cose di Jacob
“Mio nonno fava i mattoni / mio padre fava i mattoni/ fazzo i mattoni anche me…/ Ma la casa mia dov’è?” questa poesia decantava il vecchio muratore in Amarcord di Fellini.
Anche Jacob Dylan ha ereditato un lavoro dal padre, l’ha fatto è pesa come una valanga di mattoni. Non c’è una rivista che non glielo faccia notare anche quand’era nascosto dal nome della sua band i Wallflowers (nota per il secondo fortunato album Bringing Down The Horses del 1996), ma ora con coraggio si libera di tutto anche della sua band e affronta le domande dei giornalisti… come se dicesse “Si, mio padre è Bob Dylan e questo non vuol dire un cazzo!”. Ha ragione. Andiamo a capo. Prodotto da Rick Rubin Seeing Things di Jacob Dylan è un ottimo album. Non è pretenzioso ma diretto.
Non ha l’ardire di pontificare come la più alta musica folk ma è un uomo in veranda che suona e racconta. La voce di Jacob è molto calda e fluida. Con un tono lieve cambia e modula mentre gli accordi di Jacob, più coraggiosi di quello che sembrano (soprattutto per l’uso dei semitoni diatonici), seguono da soli o accompagnati da strumenti acustici. Meglio abbinare l’ascolto con un bicchiere di vino rosso che rompa l’imbarazzo per quanto confidenziale sia l’atmosfera di questa musica, perché sembra di entrare in casa di qualcuno e di sbirciare. E’ un atto d’amore, un’opera intima, benché dica la sua (ripeto: senza strafalcioni da profeta) su argomenti che pesano. Something Good This Way Comes è una ballata che si fa amare immediatamente ma le melodie che ammaliano sono altre e nascoste in Valley Of The Low Sun, Will It Grow e War Is Kind. E’ inutile e una crudeltà scomodare album quali Nebraska o The Freewheelin’.
E’ una violenza che questo autore non merita, chiede solo di essere ascoltato forse da noi e forse dal padre, come fosse la sua prima volta. E’ vero che una canzone come On Up The Mountain ricorda tanto il traditional irlandese Arthur McBride ma è un traditional appunto, quindi è lecita una citazione. Altri accostamenti sarebbero solo una prepotente forzatura.
La fine di Seein Things è affidata ad una canzone cantata con un filo di voce (splendido quando quasi la perde nella seconda strofa), This End Of The Telescope, forse la più bella. Jacob Dylan inizia una nuova carriera ed è profondamente onesto poter dire che per lui non sia stato difficile trovare un contratto con la Columbia (sicuramente più facile che per altri), ma questo album lo annovera come musicista completo e sincero. La conclusione è che Jacob Dylan ha talento e fortuna sua il padre non faceva i mattoni.
Massimo Bomprezzi (6.9.08)