Pop Corn >> Una compilation per la vita
Libri da sentire, film da ascoltare
OK, 31 canzoni (titolo originale 31 Songs) di Nick Hornby non è una novità editoriale (è stato pubblicato nel 2003), l'avevo già letto, ma cercando in libreria qualcosa da portarmi in vacanza, mi è capitato tra le mani e non ho potuto fare a meno di sceglierlo nuovamente e come pensavo, non mi ha deluso per nulla. Consiglio a tutti, ovviamente in particolar modo agli estimatori di Hornby di leggere questa raccolta di pensieri sulle note di 31 canzoni che l'autore ha scelto tra molte, semplicemente perché "Volevo scrivere soprattutto di cos'è che di queste canzoni mi ha fatto innamorare, non dei significati di cui le ho investite."
È l'ennesima conferma dell'amore che l'autore di Febbre a 90° e Alta Fedeltà prova per la musica. Chiunque di noi almeno una volta nella vita avrà realizzato una propria compilation, registrando su di una cassetta prima, su un cd dopo e più recentemente sul proprio lettore mp3, creando una miscellanea di novità discografiche e brani meno recenti ma ormai senza tempo ai quali ci si sente particolarmente legati. Questo, in sintesi, è ciò che Hornby fa periodicamente, come lui stesso afferma: "Un paio di volte l'anno mi faccio una cassetta da mettere in macchina, un nastro pieno di tutte le nuove canzoni che ho amato nel corso degli ultimi mesi. Ogni volta che ne completo una mi pare impossibile che potrà essercene un'altra. Ma c'è sempre, e non vedo l'ora che arrivi: basterebbe qualche altro centinaio di cose come questa per rendere la vita degna di essere vissuta."
31 canzoni non è un romanzo, né tanto meno un saggio. È una lunga chiacchierata che Hornby stesso, e non uno dei suoi personaggi, fa con il lettore. Scorrendo la discografia delle canzoni scelte, inserita a fine libro, è interessante notare come la selezione sia stata fatta inserendo brani diversi tra loro, sia per genere, sia per epoca (più o meno copre tre decenni). Partendo da Thunder Road di Bruce Springsteen fino ad arrivare a Patty Smith, passando per Dylan e Ani DiFranco, senza dimenticare i Led Zeppelin, Santana, i Röyksopp e i Suicide, Hornby ci racconta, senza filtri, di sè, del suo amore per la musica pop, della malattia del figlio, delle complicazioni nel divenire uno scrittore affermato e di successo.
Nello scorrere i vari capitoli del libro (ogni capitolo corrisponde a una canzone) non sempre ci si trova d'accordo con le scelte musicali di Hornby, alcune sono francamente discutibili, ma la franchezza e l'ironia utilizzate nel trattare certi cliquè rendono alcuni passaggi del libro veramente divertenti. Certo, molti cultori del rock saranno inorriditi nel leggere che nel bel mezzo di un concerto dei Led Zeppelin Hornby si allontanò per andarsi a bere una birra in un pub. Ma ha perfettamente ragione nell'affermare che se un cantante o un gruppo ci annoia non siamo obbligati ad ascoltarlo per forza, esiste un'altra possibilità, non farlo. E ovviamente il concetto è valido anche per un film o un libro.
É interessante, infine, sottolineare come Hornby si trasformi in una sorta di divulgatore musicale, suo malgrado, per tutti coloro che ancora non conoscono alcune delle canzoni inserite nel libro e che, come la sottoscritta, saranno corsi su internet con l'intento di ascoltare le 31 canzoni. "Non so se il significato che attribuisce alla parola "pop" corrisponda al mio, (Hornby fa riferimento a un commento di un giornalista) e se pensi che sia tutto una vacuità, da Dylan a Marvin Gaye e Neil Young. Temo di sì. È una critica che non ho mai capito fino in fondo, visto che la musica, come un colore o una nuvola, non è né intelligente né stupida ma è, semplicemente.".
Tiziana Cantarelli (6.9.08)