Settimanale, anno 17 - n. 18
Sab, 23 Novembre 2024

La Soffitta >> Beatles, suoni lontani sempre presenti (parte 2)

Gruppi, dischi, storie e personaggi che hanno fatto la storia della musica!

2) Il biennio psichedelico 1966-1967

Dopo un disco innovativo e originale come Rubber Soul, all'interno del quale si affacciano idee e suoni lontanissimi dal canonico rock'n'roll, i Beatles si incamminano sulle strade della ricerca: ogni brano dovrà esprimere sonorità e stili diversi sia rimanendo nell'ambito del Pop, seppur colto, sia sconfinando nei territori della nascente scena psichedelica. Albums come Revolver, Sgt.Pepper, Magical Mistery Tour sono frutto dell'osmosi cultural-musicale in atto fra le due sponde dell'Atlantico. Ispirati ed ispiratori di gruppi come Beach Boys, Yardbirds, Byrds, Frank Zappa, Jefferson Airplane, Moby Grape, Hendrix, Soft Machine, i Quattro liberano la loro creatività verso forme musicali mai sentite, suoni acidi, iperdistorti, alterati in ogni modo possibile attraverso un lungo lavoro di sperimentazione in studio. Tastiere di ogni tipo, archi, fiati, percussioni etniche, manipolazioni di nastri, strumenti della tradizione indiana come Sitar e Tamboura entrano a far parte dell'universo beatlesiano completando o sostituendo la semplice formula chitarristica delle origini.
Per far fronte alle nuove esigenze Harrison utilizza prevalentemente una Gibson SG (1) con leva vibrato Vibrola dalla timbrica molto densa e calda anche nei suoni distorti, riconoscibile in Rain e Paperback Writer, e una Fender Stratocaster, vista emettere ogni rumore immaginabile fra le  mani di Jimi Hendrix.
La Epiphone Casino è sempre molto usata da tutti e diventa la compagna fedele di John per i prossimi anni.
In questo periodo l'evoluzione del gruppo e i progressi tecnici negli studi di registrazione rendono molto più evidenti nei mixaggi le parti di basso e batteria.
Mc Cartney in studio inizia ad usare un nuovo basso, il Rickenbacker 4001 (2), dai toni molto più potenti e profondi del vecchio Hofner, comunque mai abbandonato. Un Fender Jazz è sempre a disposizione in studio, e per le parti chitarristiche Paul affianca alla Epiphone Casino una Fender Esquire (in pratica  una Telecaster ad un solo pickup) dal suono particolarmente graffiante. L'amplificazione VOX viene ora integrata in studio da vari modelli di Fender, Selmer e Marshall.

3) Il biennio conclusivo 1968-1969

Dopo i fasti in technicolor del periodo psichedelico e due anni colmi di esperienze di ogni genere, i rapporti personali fra i Quattro iniziano a farsi tesi, ma, seppur fra mille divergenze, la politica musicale è comune: stanchi degli orpelli e dei  sovrarrangiamenti delle ultime produzioni, i Beatles decidono di tornare ad una musica più essenziale, viscerale e diretta, vicina nello spirito a quella dei loro esordi, seppur con composizioni curate e  sapientemente arrangiate. Le magnifiche testimonianze del White Album, di Abbey Road e del conclusivo più scarno Let It Be, segnano un ritorno ad atmosfere e sonorità chitarristiche, sempre differenti da brano a brano, seppur ottenute con una gamma ridotta di chitarre.
Harrison negli ultimi anni con i Beatles usa quasi esclusivamente una Gibson Les Paul (regalatagli dall'amico Eric Clapton) ammaliato dai toni caldi e potenti dello strumento allora in auge grazie ai chitarristi del British Blues, artisti del calibro di Peter Green, Paul Kossoff, Mick Taylor, Jimmy Page. In alternativa lo si vede con una Fender Telecaster Rosewood, un modello interamente in pregiato palissandro costruito apposta per lui dalla Fender, dalla timbrica selvaggia e penetrante, come si può ascoltare nel Film e nell'album  Let It Be.
Durante apparizioni televisive lo si vede anche con una Fender VI, una chitarra elettrica a sei corde particolare, con la sonorità di un basso. Per i brani acustici George suona ora una stupenda Gibson J200 sunburst, una chitarra Jumbo dalla resa formidabile.
Lennon ha un set ristrettissimo, suona soltanto la sua adorata Epiphone Casino (3) riportata al color legno naturale per un tono ancor più acustico, una Martin D-28 acustica, e una Gibson J45 acustica.
Paul rimane fedele ai suoi soliti bassi, alla Epiphone Casino e ad una Martin D-28 identica a quella di John, ma ovviamente mancina, come tutti gli strumenti suonati da Paul.
E' interessante notare come i Beatles, anche nella loro fase più sperimentale, non si siano mai serviti massicciamente dei pur scarsi e rudimentali effetti per chitarra disponibili all'epoca. Così i vari Fuzztones (Think For Yourself ), pedali di volume (I Need You, Yes It Is ), Wha Wha (Across The Universe) etc... trovano spazio in genere una sola volta, per poi essere accantonati definitivamente. Molto più complesso e continuo il lavoro di produzione effettuato in sala di incisione, con alchimie ancor oggi innovative e di insuperata fantasia.
La filosofia dominante era: provare tutto ma andare sempre oltre, senza legarsi ad alcuna tendenza, semmai inventare sonorità nuove partendo dalla propria immaginazione piuttosto che utilizzare soltanto "scatolette" pre-esistenti. L'attualità della loro opera e il fiorente mercato del vintage e delle riedizioni dei modelli di strumenti da loro usati dimostrano quanto fosse vincente questa volontà di essere al di fuori del  tempo.

Andrea Angelini