Settimanale, anno 17 - n. 20
Mar, 3 Dicembre 2024

Sulla musica >> La musica nel cinema del dopoguerra italiano

Studi, tesi, riflessioni sulla musica


Capitolo 1.2  Il cinema del dopoguerra e la musica (parte 7)

Per la commedia la musica sembra rispettare le immagini cui è chiamata ad amalgamarsi. Ma la cosa è meno complessa di quando si deve creare un commento musicale adatto ad un film neorealista, portatore d'una nuova estetica. La commedia è un genere ormai consolidato e, parimenti, la musica che lo accompagna. La differenza fondamentale che separa la musica del film serio da quella del film comico è chiaramente enunciata da Anthony Hopkins in un suo intervento: "in un film serio il posto della musica è nella sala con il pubblico, mentre in un film comico il posto della musica è sullo schermo con gli attori".
Nel film drammatico, la musica ha il compito di intensificare le emozioni del pubblico, in modo da ottenere una sua completa partecipazione alla vicenda narrata. Anche lo spettatore potrebbe trovarsi in una situazione simile e la musica è il mezzo più potente che esista atto a trasportarlo direttamente dalla sala allo schermo.
Nel film comico, al contrario, si ha una situazione completamente diversa. La musica ha qui la funzione di seguire passo passo, sincronicamente l'azione degli attori. Compiendo questo, essa non fa che "aumentare dunque quanto c'è di artificioso nella musica e nell'immagine, per staccare ulteriormente lo spettatore da ciò cui assiste; farlo sentire estraneo e dunque superiore". Difatti, lo spettatore nel film comico pone subito una barriera davanti alle diavolerie ed insensatezze che lo schermo produce. Egli non farebbe mai quelle stupidaggini che il comico, in quel momento, sta compiendo con tanta affettata ve­rosimiglianza.
Come accade in Fifa e Arena ('48) di Mario Mattoli. La musica di Pippo Barzizza segue puntigliosamente le rocambolesche azioni spagnole del nostro Totò. Per esempio, nella Taverna dei toreri, il toreador-Nicolete-Totò, dopo aver bevuto la "bevanda del fuego", improvvisamente scatta in una serie di impulsi di corrente elettrica che lo fanno agire come una marionetta, con una serie di gesti e di smorfie cui si sincronizza il tango suonato dai musicanti presenti. Barzizza, oltre a rispettare i canoni della musica del film comico, offre degli spaccati apprezzabili di musica spagnola, con alcuni rimandi alla Carmen di George Bizet. Belle sono, infine, le canzonette, tra cui troviamo Paquito lindo, accompagnata da un flamenco nostrano, subito divenuta una tra le più popolari dell'epoca.
La musica ha una grande importanza nel film melodrammatico, genere che acquista un'enorme popolarità agli inizi degli anni '50. La veridicità degli ambienti deriva direttamente dal neorealismo, mentre l'altra metà, le passioni, è tratta dall'opera lirica. Anche se i personaggi qui non cantano, ma recitano, sono sempre mossi da passioni travolgenti, ossessionanti, le stesse che il teatro lirico si è scelto come forza motrice del proprio spettacolo. La musica ha, quindi, una funzione essenziale, sottolinea costantemente e puntualmente tutte le scene in cui compare una passione, un sentimento, un dramma; i gesti, i visi, tutto fa da specchio all'espressione lirico-musicale. E' appunto dalla potenza che la musica ha in questi film che deriva anche l'estrema popolarità del genere, poiché spinge gli spettatori all'identificazione totale con i personaggi, identificazione preparata, e non in minima parte, dalla veridicità degli ambienti. Le frequenti sottolineature orchestrali in tali film sono, nel nostro dopoguerra, quelle che più si riallacciano alla tradizione. Vera e propria musica sincronizzata alle immagini, quando c'è una scena d'amore parte coi violini più smielati, nei momenti drammatici, invece, esplode un crescendo che mette l'accento su ciò che l'immagine già mostra di per sé. Ma l'essere tradizionale qui non ha una valenza negativa come nel caso del film neorealista. Il film melodrammatico vuole quel tipo di musica e non altra. 
Accade in Catene ('50) di Raffaello Matarazzo. La musica di Gino Campese risulta coerente con questa consuetudine. Quando Rosa ed Emilio (ex amante di lei) si incontrano nel film per la prima volta, la musica è subito pronta a marcare l'avvento con una melodia di sottofondo piena di rimembranze passionali, che si intensificano negli incontri successivi. E' sempre la musica a suggerire e a vi­sualizzare ciò che accade nella stanza di Emilio, dove viene consumato l'omicidio commesso da Guglielmo (marito di Rosa). Prima abbiamo Rosa ed Emilio in quella stanza, soli. Rosa cerca di mettere le cose in chiaro, ma Emilio le usa violenza. Nel culmine della scena entra improvvisamente Guglielmo, accompagnato da una musica frenetica che non promette nulla di buono. Rosa è costretta dal marito ad uscire; è ora fuori, piangente e l'inquadratura non rientra nella stanza, ma si ferma davanti alla porta. Intanto la musica continua ad evolvere drammaticamente. Uno sparo la inter­rompe. Anche le canzoni sono usate da Campese in senso drammatico. Questo è ben chiaro nella scena del banchetto, dove Rosa ed Emilio si ritrovano seduti vicini. Emilio chiede al cantante e all'orchestrina di chitarre e mandolini napoletani di eseguire una vecchia canzone, Torna. Mentre la canzone viene cantata, la macchina da presa si stringe sul primo piano dei volti di Rosa e del presunto amante. In questa assolutizzazione lirica, parte una sequenza in dissolvenze incrociate che ci mostra alcuni momenti della loro vita passata. Quando la canzone finisce, l'inquadratura si allontana lentamente dai due volti, fino a comprendere tutta la tavolata. Si ritorna alla realtà. Questo è quello che accade nel teatro lirico, dove lo spettatore è attirato dalle arie dei cantanti e trasportato nel mondo parallelo dell'animo del personaggio.

Gianluca Nicastro                     (29.3.09)

Segue nel prossimo numero!
Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro
La musica nel cinema del
dopoguerra italiano