A propos de >> La Rue Kétanou, i menestrelli della vita
Musica a 360 giri
« Ce n'est
pas nous qui sommes à la rue, c'est la rue qu'est à nous ! », ovvero « non siamo noi che stiamo per strada, è la strada che ci
appartiene ! ». Questo il grido
di battaglia del trio francese La Rue Kétanou, un urlo per riscattare i loro inizi avventurosi
ed incerti come artisti di strada, di cui però vanno fieri.
La Rue Kétanou, ovvero Mourad
Musset, Olivier Leite e Florent Vintrigner, trio di
musicisti, cantanti e saltimbanchi francesi amanti della vita presa così come
viene, bella perché spontanea, ha ormai all'attivo quattro album segnati dalla
musica popolare francese con sonorità manouche e gitane. Ma agli inizi il
successo non sembrava così scontato.
Si sono conosciuti nel 1996 grazie alla compagnia Il teatro Del Filo, del quale tutti e tre facevano parte. Presto, si
rendono conto che la commedia non gli basta più e siccome tutti e tre i compari
sentono uno sfrenato bisogno di partire all'avventura, di mischiare teatro e
musica e soprattutto di entrare in contatto con il pubblico, Mourad e Olivier creano
il gruppo Mektoub (destino, in
arabo), presto raggiunti da Florent che prepara uno spettacolo a tre voci. Con
questa formazione che vede Florent alla fisarmonica, e gli altri due al canto e
alla chitarra, si esibiscono nelle strade, nei baretti più umili, nelle piccole
sale da concerto, privilengiando il contatto diretto con la gente che, di volta
in volta, si ferma a prestar loro un'orecchio. La fama se la sono forgiata grazie
a questa gavetta ed al buon umore e alla speranza lasciati nell'aria da ogni
loro concerto.
Finalmente, dal 1998 al 2000, alcuni gruppi francesi più noti, come i Tryo, li ingaggiano per fargli da
spalla durante i concerti. Il periodo è fausto e nel 2001 esce il primo loro
album En attendant les caravanes (aspettando le caravane). Già è presente nell'universo sonoro dei La
Rue Kétanou il fascino per la cultura e la musica
gitana, che loro mischiano sapientemente a quella francese popolare. Il successo arriva con questo primo lavoro
e si conferma con il secondo album Y a des cigales dans la fourmillière, un'esplosione di gioia e spensieratezza allo
stato puro. Dichiarazioni scanzonate e piene di speranza rivendicativa (Les
Cigales), canzoni
attraversate dal mito della gitana libera ed affascinante (Almarita) sinonimo di vita nomade e artistica, che loro
stessi hanno sperimentato agli esordi, diventano i cavalli di battaglia ripresi
in coro dai fans durante i concerti.
Un terzo album, Ouvert à double tour, registrato live durante le loro tournées, non smentisce questo successo. Eppure, come ci spiegano proprio i membri del trio, intervistati brevemente
in un caffé parigino accanto al Bataclan, l'antica sala da concerti, a questo punto del percorso, sentono il bisogno
di fare una pausa: ognuno si lancia in progetti musicali paralleli con altre
formazioni.
Questo cammino li ha portati fino a A Contresens, il loro quarto album. Perché, ci confidano, non si
sono mai persi di vista "Prima di tutto siamo un gruppo di amici. Semmai
l'avventura con La Rue Kétanou dovesse finire, noi ci ritroveremo comunque a scherzare fra di noi come
sempre". D'altronde, aggiungono ironici, "se non diamo nostre notizie ai media
non vuol dire che non facciamo nulla". La voglia di posare le valigie non gli è
di certo passata durante i cinque anni trascorsi tra gli ultimi due album.
Hanno soltanto preferito privilegiare l'attività musicale a sostegno di
associazioni senza farlo però sapere alla stampa.
Ascoltandolo, quest'ultimo album suona familiare e viene il dubbio che,
forte del suo successo, La Rue Kétanou segue una confortante routine musicale. Eppure si sente anche un'evoluzione
verso la maturità. Sono cresciuti e le loro canzoni sono evolute con loro. Il
singolo di lancio, Germaine, già sorprende per un gruppo con un pubblico piuttosto giovane. La canzone
è dedicata alle donne arrivate agli "anta". Generazione di madri e mogli che,
dopo aver fatto tutto quello che dovevano, un giorno, sull'orlo dei cinquanta,
decidono di riprendere il loro destino in mano riscoprendo i piaceri della
vita. Un testo quindi più dedicato alle mamme che direttamente ai giovani fans. Maître Corbeau mischia
un ritmo molto urbano, vicino al rap, al tema dell'ingiustizia sociale,
terribilmente attuale, eppure ispirato alla favola di La Fontaine "il corvo e la volpe". In una canzone come Elle est belle si ritrova la dimensione di spettacolo ambulante
scritto per il teatro. Oltre a cantare, allora, le loro voci recitano una
scenetta e si ritrova tutto il lavoro di recitazione che li ha formati. A
queste piacevoli canzoni, si alternano quelle più gravi, come l'ammirevole Derrière
ses cheveux longs, racconto
di uno stupro fatto attraverso delicati accenni, interpretata in maniera
struggente ed indignata da Florent con tutto il pathos che la sua fisarmonica
può aggiungerci. Se infine l'idea che una certa
routine musicale li avesse accalappiati sussiste, la stessa si smentisce
vedendoli in concerto. E' chiaro che se la spassano insieme, saltano, ridono,
recitano, alternano varie chitarre (l'introduzione di quella elettrica è una
novità), propongono le loro nuove canzoni al pubblico evitando di riposarsi
comodamente solo sui loro maggior successi a discapito dei fans che si sgolano
per reclamarli. Per placare la platea è necessario un tris eppure il tempo è volato via troppo veloce e i
giovani accalcati attorno al palco sembrano esitare ad andarsene.
Lidia Falcucci (5.04.09)
foto di Priscilla Guilbeault