Settimanale, anno 17 - n. 18
Gio, 21 Novembre 2024

A propos de >> Ben Harper and the Relentless7

Musica a 360 giri

- "Ciao Claudio, sai che c'è il concerto di Ben Harper a Roma? A Piazza del Popolo, Gratis!!"
- "Ma dai? non lo sapevo! Ma è quando tu sei qui da me ospite! "
 e cosi mercoledi 22 aprile a piazza del popolo a Roma all'interno dell'evento Earth Day alcuni amici che si sono conosciuti anche e solo per quell'evento in particolare, si trovano stretti e schiacciati in una piazza non adatta a contenere così tante persone.
Ben Harper sale sul palco, la folla (credo più di centomila persone) urla. Ben è emozionato e si vede, il gruppo dietro di lui anche di più forse non si aspettavano così tante persone lì per loro. Il concerto inizia e la folla rimane sorpresa, esterrefatta, come spaurita.
-"Ma come?! Ben Harper fa rock? e pure tirato? Guarda il batterista! guardalo come picchia" Mi ricorda David Grohl dei Nirvana!
- " ma dai suonava nei Nirvana? ma non era il chitarrista dei Foo Fighters?"
Mi giro e guardo il mio amico "Si, mamma MTV rovina le nuove generazioni si!".
Il concerto va avanti e Ben Harper e il suo nuovo gruppo i Relentess7 sfornano rock e blues ad altissimo volume e voglia di suonare con a volte anche piccole
intromissioni nel punk e nel jazz, il tutto condito con errori, sorrisi, risate sul palco. Si ritorna a casa contenti del concerto e scontenti della folla oramai sempre più troppo assuefatta ad ammiccamenti televisivi e sinceramente troppo interessata più ad alcohol e fumi vari che alla musica.
 
Venerdì 24 aprile alle 19 mi ritrovo in macchina ad ascoltare questa nuova opera di Ben Harper White lies for Dark Times, appena uscita e subito comprata. La ascolto n mezzo al traffico del raccordo autostradale di Roma insieme ad un amico ancora gasatissimo per il concerto e mi viene a caldo una considerazione da fare: apprezzo tantissimo chi sa mettersi in discussione come Ben Harper, che dopo aver inciso una serie di capolavori come Diamonds on the Inside, Lifeline passando per There will be a Light e Live at the Apollo, decide di provare altre strade. Si rimane però delusi quando ci siaccorge che la musica ascoltata al concerto, l'energia che è scaturita dalle casse del palcoscenico, non è la stessa che ritroviamo in questo album. A number With No Name apre in classico stile Ben Harper, blues marcato ma è già con Up To You Now che comincia una brutta sensazione che rimane sempre presente per tutto l'ascolto. La voce di Ben è distaccata dal suono della band, non riesce ad integrarsi e questo succede con i brani che non fanno parte del suo solito sound: un sound piu rock e che la sua grande capacità di suonare sul palco gli permette di renderlo un azzardo, un tentativo riuscito.
Ma in studio si sente la difficoltà ad integrare il suo modo di cantare con un suono più rock e più blues elettrico. Up To You Now è anche un brano che ricorda con brividi sulla schiena per la paura, un po' quel suono U2 ...Shimmer and shine. Il singolo di
questo album è un bel rock tirato ma la voce di Harper è lontana e fuori dall'energia che il gruppo sotto riesce a esprimere e si ha come la sensazione di avere un distacco, due lati, uno con Harper e l'altro con il gruppo e in mezzo un vuoto e un silenzio. 
I Relentless7, gruppo nato per caso e messo su da Ben Harper, viaggia pesantemente, suona duro, tirato, blues e rock degni di questi nomi. Why Must You Always Dress In Black  è l'esempio di un blues come non ne sentivo da tempo, ma la voce di Harper tende a non aver quella carica giusta per renderla un capolavoro si muove melanconica e un po' persa tra le note della canzone. Skin Tin, Fly One Time, Keep It Togheter, rialzano alla grande la qualità dell'album, forse perchè più vicino al suo stile. Per il resto l'album rimane sempre scisso tra la musica e la voce con il gruppo che tira e lui che fa fatica ad integrarsi.
L'ascolto si chiude con Faithfull Remain, classico brano di Ben Harper, splendidamente malinconico da cantare mentre si ritorna a casa in macchina.
Per capirci e per concludere, White Lies For Dark Times non è un brutto album, si fa ascoltare ed è sicuramente un bel capitolo nella discografia di Ben Harper ma non è tra le cose migliori che ha fatto, specialmente dopo averci abituato ad una serie di capolavori come gli ultimi albums.
Si ascolta e ci si interessa anche a certi brani  ma non colpisce e fatica a farsi piacere e anzi, in alcuni brani, si ha anche un certo disorientamento perchè non si capisce che strada vuole prendere e disorienta cambiando genere e
sonorità da brano a brano. Ma va ascoltato perchè è comunque un'opera di un grande musicista che anche in momenti meno riusciti come questo è capace di regalare forti emozioni.
Finisce quindi l'ascolto dell'album mentre eravamo ancora nel traffico del raccordo autostradale, io e il mio amico avevamo comunque effettuato un viaggio, anche se fermi nel traffico.
Riascoltiamo Skin Thin e Why You Always Dress In Black, forse i due brani meglio riusciti dell'album, mentre il sole che tramonta su un cielo seminuvoloso ci dà una certa malinconia dentro mentre il blues della voce di Ben ci accompagna. Alla fine si è così: ascoltare Beh Harper è sempre una bella esperienza!

Claudio Lodi     (10.5.09)