Settimanale, anno 17 - n. 20
Mar, 3 Dicembre 2024

Sulla musica >> LA MUSICA NEL CINEMA DEL DOPOGUERRA ITALIANO

Studi, tesi, riflessioni sulla musica

Capitolo 2.1 (parte 5) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i "maggiori", fra tradizione ed innovazione

Sotto il sole di Roma
('48) di Renato Castellani; musica di Nino Rota

La musica dei titoli di testa serve da vera ouverture drammatica del film. Già qui, infatti, sono racchiusi tutti i nuclei melodici che torneranno a caratterizzare personaggi, situazioni e temi diversi, non proponendosi mai, però, completamente indipendenti l'uno dall'altro. Essi si coagulano, si contrappongono, in una parola, in­teragiscono funzionalmente con la vicenda narrata. La canzone cantata da Claudio Villa acquista un senso eccezionalmente drammatico nel corso del film. Si tratta di una stornellata popolare romana, Gioventù sorriso della vita, eseguita con i modi e le valenze liriche del cantante d'opera, cosa per la quale Claudio Villa è riuscito sempre a conquistare i cuori e gli animi degli spettatori, divenendo il cantante più popolare dell'epoca. Il tema del film è proprio quello della gioventù, di una gioventù particolare, trattandosi di una generazione che ha 17 anni nel 1943 a Roma, in piena guerra quindi, con gli alleati appena sbarcati in Sicilia ed i tedeschi che perpetrano le proprie insulse barbarie sulla popolazione. Non è facile avere quell'età, età che è per eccellenza svagata e senza pensieri, un'età che passa subito se non si è lesti a bloccarla e a viverla pie­namente. Nonostante i fatti contingenti dell'epoca, l'insopprimibile desiderio giova­nile non può essere represso nettamente e viene cercato in tutti i modi dai protago­nisti del film. Ciro (Oscar Blano), Geppa (Francesco Golisano), e gli altri amici della banda, sono tutti giovani e vogliono vivere la propria giovinezza, come diritto in­sopprimibile. A riecheggiare la fuggevolezza dell'adolescenza è proprio il tema della canzone che, proprio per questo, acquista un significato lirico-drammatico molto profondo.
Questa musica iniziale propone tutti i nuclei lirici che fungeranno da leit-motiv nel corso della pellicola. Abbiamo il tema gaio ed irriverente che si lega alla gioventù sbarazzina, con cadenze quasi da tarantella; c'è poi quello drammati­cissimo che si lega ai genitori di Ciro, con cadenze da melodramma; ed, infine, quello dell'amore, popolare e romantico, che designa l'angelo femminile, Iris (Liliana Mancini), una ragazza già matura e responsabile che, innamorata di Ciro, tenta per tutto il film di trarlo dalle brutte amicizie e di fargli comprendere che non c'è tempo per essere giovani. Una sorta di alter ego del protagonista che appunto rappresenta tutti quei valori sani che egli ha dentro di sé, ma che, per via della violenza ed insen­satezza della guerra, tenta in tutti i modi di far tacere. Tale strategia ricorda molto quella usata da S.Prokofiev per la fiaba musicale Pierino e il lupo, dove ogni stru­mento ha il compito di caratterizzare un personaggio , eseguendo un tema melodico preciso, e di visualizzare quello che la voce narrante va raccontando. Qui abbiamo sempre i temi e gli strumenti che con il loro colore caratterizzano ciò che, oltre ad essere raccontato, è anche visualizzato dall'immagine filmica. Lo spettatore ha così a disposizione sin dai titoli di testa la chiave musicale di lettura per interpretare il film, attraverso il ritornare dei temi dei personaggi, a volte intrecciati tra loro. In effetti, sappiamo che la funzione cui deve assolvere la musica nei titoli di testa è proprio quella di fornire la chiave di lettura, che aiuterà lo spettatore ad interpretare più profondamente e più facilmente ciò che seguirà, e non quella di concerto e sfoggio sinfonico della musica del musicista, senza alcuna attinenza drammatica con le immagini. Tutto questo è già visibile, ed udibile, nelle primissime sequenze del film, mentre la voce fuori campo di Ciro racconta, in flashback, la sua vita familiare all'età appunto di 17 anni. Il padre (Fenuccio Tozzi) entra in casa con una bicicletta, fa la guardia notturna, e la musica, insieme alle pa­role fuori campo, ci fanno subito capire la sua vita di stenti e sacrifici per mantenere una famiglia e accontentare, pur sacrificando il proprio stipendio, gli amati figli. Il tema melodico è quello che poi rappresenterà Iris, l'amore positivo quindi, sorretto da principi e valori larici. La madre (Maria Tozzi) è accompagnata dal tema più tra­gico, più forte, che ancora di più ci fa capire cosa vuol dire avere dei figli e doverli sfamare ed accudire in anni bui come quelli dell'occupazione nazista. Ad interrom­perlo è il fischio degli amici che da basso, davanti Porta San Giovanni, gridano e chiedono, allegramente, a Ciro di scendere. Il motivo fischiettato è quello ilare che viene ripreso dalla musica ed inserito nella dialettica lirica fra tema tragico (la ma­turità) e tema irriverente (la gioventù) quando madre e figlio parlano. Ciro, nono­stante la madre gli dica che deve trovarsi un lavoro, esce con le scarpe nuove, di­subbidendo anche all'ordine di non mettersele.

Gianluca Nicastro             (21.6.09)

Segue nel prossimo numero!
Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro
La musica nel cinema del
dopoguerra italiano