Sulla musica >> LA MUSICA NEL CINEMA DEL DOPOGUERRA ITALIANO
Studi, tesi, riflessioni sulla musica
Capitolo 2.1 (parte 5) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i "maggiori", fra tradizione ed innovazione
Sotto il sole di Roma ('48) di Renato Castellani; musica di Nino Rota
Nella
sequenza seguente vediamo come la musica assolva anche alla sua funzione di
seguire e di rendere sincronicamente i movimenti comici dei personaggi, ma
inserendo anche qualche finezza di contrappunto fra di loro. Ciro si trova per
le scale, con le scarpe nuove nascoste sotto la maglietta, accompagnato
dalla musica dell'amore positivo. Si siede sulle scale per
infilarsele; subito si sente qualche nota di un ottavino, con un suono acuto e
leggero, a voler suggerire l'entrata di un personaggio: Ciro si volta e,
vedendo Iris, cade giù dalle scale, accompagnato da note grevi e discendenti di
un trombone. I due personaggi sono coloriti sincronicamente da strumenti
differenti che inseriscono i loro incisi nel tema che li contiene, quello
dell'amore appunto. Il tema della banda, prima fischiato, diviene un vero
motivo nella sua distribuzione orchestrale, quasi da attacco di una battaglia,
quando raggiungono correndo la
Marana per fare il bagno. C'è tutto un correre, spogliarsi
repentino, fino a giungere al tuffo rigeneratore nell'acqua. Gli ottoni,
all'unisono, punteggiano il tema, creando quella situazione di gioco e di
battaglia (rinascimentale) o di arrembaggio dei pirati. Quando uno dei ragazzi
della banda induce Geppa, che non sa nuotare, a tuffarsi e sta per affogare,
ecco il tema trasformarsi ed incupirsi, con le battute ritmiche dei
contrabbassi ed il vibrato degli archi che caricano l'aria di gioco di serietà
greve. Ma Ciro è pronto ad intervenire e a portare in salvo il suo nuovo amico;
quando quest'ultimo riapre gli occhi entra il tema di Iris, quello dell'amore
positivo, che sottolinea ed individua una reale amicizia fra Ciro e Geppa. Ma
non c'è pace, poiché sopraggiungono le guardie che prendono ad inseguire i
ragazzi che fuggono. Rientra il tema frenetico del gioco, ma con cadenze ben
più drammatiche del suo primo apparire. Abbiamo, in questo senso, del
sincronismo, ma il suo effetto è mantenuto sempre vivo dal continuo
intrecciarsi dei motivi e dall'inserimento di brevi coloriture orchestrali che
rendono perfettamente l'essenza delle immagini. La musica è usata anche come
sottolineatura ironica: lo vediamo quando Ciro deve restituire i soldi delle
scarpe ad Iris che gliele ha ricomprate sacrificando la spesa e passando sotto
silenzio il suo generoso atto. Ciro non è uomo che si faccia comprare qualcosa
dalle donne, non può reggere il suo orgoglio e convoca Iris per un
appuntamento. Il tema dell'amore, qui, assume le sembianze di una danza della
gelosia, il tango, che segue i movimenti dei due ragazzi fino al lungo bacio
con un umorismo palese ed ostentato. Ciro, credendosi uomo, recita la parte dei
divi americani (sappiamo dell'influenza del cinema di allora), ostentando frasi
calcate su personaggi di celluloide. E la musica contribuisce a ridicolizzare
questi atteggiamenti sincronizzandosi con le immagini e ponendosi come realtà
di quei film, come loro essenza che lì, però, è usata in maniera seria. Quando
Ciro, appena tornato da Cassino, apprende che la madre è ricoverata in
ospedale, prende a correre verso l'ospedale San Giovanni, incurante del
coprifuoco e dei tedeschi. Il tema dell'amore positivo si presenta
orchestralmente quando Ciro, davanti ai cancelli chiusi, prega gli infermieri
di farlo passare, ché lì c'è la madre ammalata e anche la bicicletta del padre.
Entrato, vede uscire il padre addolorato da una stanza: la madre è morta e l'ha
cercato tanto mentre stava male, ma lui è giunto troppo tardi. Qui entra il
tema più drammatico che per le immagini assume un tono da vera tragedia. Tutta
l'orchestra è impiegata ad accompagnare l'atmosfera, con i violini che,
all'unisono, espongono il tema struggente e che trafiggono i cuori dello
spettatore. Questa scena segna un limite nel film, forse quello della prima
vera presa di coscienza che la giovinezza sta per finire, una fine segnata
profondamente anche dalla musica che acquista un valore pari alle immagini.
Essa raggiunge la massima intensità mentre l'immagine di Geppa, attaccato al
cancello, sta sfumando in una dissolvenza, cui poi seguirà la scritta "fine primo tempo", quasi come se
la musica rappresentasse un'eco delle immagini drammatiche che si sono ormai
consumate. Si ha l'impressione che invece di un primo tempo sia terminato un
atto di un dramma lirico. I vari temi che aprono il film, intrecciati l'uno
all'altro, tornano a chiudere il cerchio nel finale, dopo la rapina e la morte
del padre di Ciro. L'atmosfera è quella da funerale, siamo a casa di Ciro; la
sua voce fuori campo torna a raccontare ciò che sta succedendo. I vari nuclei
melodici hanno ormai una valenza compiuta, la pellicola sta per finire. Il tema
drammatico e quello dell'amore positivo sono affidati ora ai violini ora ai
legni, contrappuntati dal tema ilare ed irriverente, segnato dai fiati bassi
che lo riprendono, ma in una maniera molto più cupa ed attutita, quando
appaiono sulla scena i fratellini piccoli di Ciro. Il significato è che essi
possono avere comunque una giovinezza, anzi hanno il dovere di averla, segnata,
però, dai lutti familiari e dalle violenze della guerra da poco terminata. Chi
ha veramente finito di essere giovane e spensierato è Ciro. Appena entrato,
infatti, posa un chilo di pasta vicino al berretto del padre e viene accolto
dal fratellino piangente che lo abbraccia. La musica che lo accompagna è ormai
solo quella del tema drammatico che propone fortemente il suo nuovo ruolo,
quello maturo, di padre. Suo padre si è sacrificato tutta la vita per i propri
figli ed è morto sparato dai rapinatori di pneumatici fra i quali, poco prima,
si trovava anche Ciro. E' l'ultimo atto
di una redenzione cui Ciro ha preso parte sin dall'inizio del film e che si
conclude appunto con la morte nefasta del proprio padre. Ciro, da ora in poi,
non potrà avere altro motivo lirico che quello appartenente al padre, mentre
quello ilare ed irriverente è passato definitivamente ai propri fratellini. La
musica proveniente dalla pellicola viene usata in maniera sempre funzionale
all'immagine, anche se non sempre è in contrappunto con esse. Infatti, quando
Ciro ed Iris si trovano sulle scale di casa e, parlando, si stanno scambiando
le prime effusioni amorose, ad accompagnarli si sente fischiettare, da basso,
un motivetto popolare romano, una vera canzone d'amore. Si tratta della
famosissima Roma nun fa' la stupida stasera che, proprio perché fischiettata in
lontananza, assume un carattere particolare con le immagini dei due ragazzi che
amoreggiano sul pianerottolo.
Il realismo delle immagini, insomma, sembra
fondersi perfettamente con il realistico fischiettare di una canzone d'amore da
un anonimo, da un popolano che non sappiamo chi è e cosa sta facendo in fondo a
quella scalinata. Qui si tratta, quindi, di un sincronismo del tutto
particolare che non assolutizza i personaggi, staccandoli dall'ambiente in cui
si trovano, ma li rende ancora più coagulati con esso. In un'altra scena
vediamo Ciro e Geppa, insieme a dei contadini, sul vagone merci di un treno che
sta andando verso Cassino. Tutti i presenti si recano lì per fare la borsa nera
e fra l'allegria generale un contadino comincia a cantare il motivetto fascista
Faccetta nera, cambiandone le parole e ricostituendolo in un inno alla borsa
nera appunto: "Borsetta nera, con la farina...". Tutti quanti
iniziano a seguirlo nel nuovo inno e a cantarlo a squarciagola. L'effetto che
ne proviene è decisamente canzonatorio ed umoristico, una satira popolare per
spregiare un Regime che, fortunatamente, non c'è più. Ma il motivetto viene
ripreso una seconda volta, quando Ciro e Geppa, imprigionati dai tedeschi e
sfuggiti dalla cella a causa del bombardamento di Cassino, si ritrovano sul
ciglio di una strada, ancora increduli d'essersi salvati. In quel momento, a
convincerli che sono veramente vivi e non morti, ecco risentirsi l'inno della
"borsetta nera", cantato sempre dallo stesso contadino che su un
carro sta trasportando molta merce alimentare. I due ragazzi salgono e
felicissimi cominciano a cantare con lui, un vero canto di ritorno alla vita. L'inizio
del secondo tempo è segnato da una musica allegra, esotica che viene suonata da
un'orchestra in un locale dove si balla e dove vediamo primeggiare la Statua della Libertà
americana. La guerra è ormai finita; gli alleati e la loro cultura si
impadroniscono del popolo italiano che vuole svagarsi. Vediamo ragazze (con i
piedi sporchi) atteggiarsi e civettare
con uomini che possono pagarle bene,
vediamo Ciro ballare con Tosca (Gisella
Monaldi), la quale è una matura signora sposata, ma a cui piace anche
spassarsela con i giovanotti. Il motivo suonato e cantato è Brasil, Brasil,
reso col suo originale ritmo latino-americano che si contrappone fortemente con
la musica della scena seguente. Vediamo infatti Iris davanti Porta San Giovanni
in una bancarella, intenta a lavorare ed in attesa di Ciro che si trova, però,
nel locale con Tosca. La musica che si sente provenire da un organetto a manovella, quelli che solitamente sono
usati nelle giostre e nelle fiere, è una melodia popolare che rende tristissima
la scena contrappuntata dalla musica esotica della scena precedente alla quale
è legata drammaticamente. Ciro dovrebbe
essere lì con Iris perché è socio di quella bancarella, ma mentre lui balla
divertendosi con Tosca, lei deve lavorare nella tristezza più completa, sapendo
che Ciro non viene perché è con altre donne.
Nino Rota già nei suoi primi lavori per il
cinema dà prova di grande accortezza di mestiere. E' da considerarsi, infatti,
come il vero primo musicista
cinematografico in Italia. Il modo di usare la musica con le immagini è
incredibilmente funzionale, quasi mai gratuito; egli capisce, insomma,
l'importanza che la musica ha nell'economia e nella drammaticità del film. I
nuclei melodici da lui creati sono, pur essendo di natura differente, legati
l'un l'altro ed interagiscono in tutti i modi (unendosi, distaccandosi,
contaminandosi a vicenda) fra loro, trovando compimento nell'immagine
fotografica e evocandone la sua essenza profonda. Si può ben dire che la sua
musica rappresenti l'eco poetica dell'immagine cui si lega. Questo è ancora più
visibile nella sua collaborazione con Federico Fellini che esula purtroppo dal
nostro lavoro e che sarebbe pur interessante
analizzare.
Gianluca Nicastro (5.7.09)
Segue nel prossimo numero!
Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro La musica nel cinema del
dopoguerra italiano