Settimanale, anno 17 - n. 20
Mer, 4 Dicembre 2024

A propos de >> Neapolis Festival Report

Musica a 360 giri

In una Napoli infuocata dal caldo e dall'umidità, la struttura della Mostra d'Oltremare si accingeva, giovedi scorso, ad ospitare la seconda serata di quello che ogni anno che passa, diventa uno dei punti di riferimento delle manifestazioni musicali italiane. Era la serata più attesa di tutto il festival perché per la prima volta suonavano nel sud d'Italia i Prodigy. Più di 9000 fan sono arrivati per assistere alla loro esibizione anticipata da quelle degli altri tre gruppi in scaletta, Juliette Lewis, i Chk Chk Chk e i Motel Connection. Quando entro la struttura era ancora quasi vuota e il concerto di Juliette Lewis era già iniziato.
Sin dalle prime note ho capito che la signorina si stava divertendo un bel po': già famosa come attrice, sa cavarsela bene anche come rocker. Non è la classica attricetta che annoiata del suo personaggio si dà alla musica. Lei il rock ce l'ha dentro, trasuda dalla sua essenza, si sente la sua sincerità come artista. Un'ora di esibizione con un rock da tre accordi: sano, duro, sporco. Rapporto e contatto perfetto con il pubblico che aveva davanti: hanno cantato insieme, urlato e saltato: Juliette ha portato un po' di sano south rock americano in terra napoletana. Cambiamento di fronte ed ecco la svolta elettronica della serata, da un progetto parallelo ai Subsonica i Motel Connection salgono sul palco e il pubblico aumenta e balla con loro. Samuel, Pierfunk e PistiDJ, vera anima trascinatrice del gruppo, sono riusciti perfettamente a integrare la musica house, dance, trance nella situazione di un concerto, pompando bassi, melodie, suoni raffinati e regalando un'ora di buona musica e divertimento facendo saltare e ballare la gente che era sotto al palco. Particolare e divertente è stato vedere Samuel indossare una bella chitarra e picchiarci sopra divertendosi.
Ma la sorpresa della serata viene dopo l'esibizione dei Motel Connection perché salgono sul palco gli "!!!" che si pronuncia "chk chk chk". Personalmente non li conoscevo ma è stato quasi amore a prima vista. Un sound pieno di funk, di dance in stile californiano dove si mischia psichedelia, punk, trance a volte dal vago ricordo Red Hot Chili Peppers. Il loro è un grande evento live, una grande performance dove si balla, si suda, si salta e si canta. Ma il pubblico pur apprezzandoli molto, è li che freme per il gruppo di punta della serata e infatti con un po' di ritardo sull'orario della scaletta gli oramai quasi 10.000 presenti salutano con un enorme boato l'arrivo dei The Prodigy, finalmente a Napoli. Corrono da una parte all'altra del palco, si intrecciano, si guardano, si affrontano. Il chitarrista e il batterista picchiano pesantemente dando alla band quel sound punk duro, violento. Liam Howlett vero genio delle tastiere e dei mix gestisce tutto il ritmo, tutti i campionamenti e sembra sparare ogni singolo beat.
Ma la cosa che più lascia sorpresi, colpiti nel vero senso della parola, sono i bassi. La loro amplificazione riesce a tirar fuori una potenza spaventosa, entrano nello stomaco e nella testa. La scaletta è prevalentemente occupata dall'ultimo album della band Invaders Must Die ma è proprio nei brani più famosi Smack My Bitch up e Firestarter che il pubblico va in delirio e si balla, si salta insieme alla band come se tutto fosse collegato, come se non ci fosse la divisione della barriera. Non e' facile vedere un concerto cosi carico di energia, un rapporto con il gruppo cosi diretto come hanno loro, Keith Flint e Maxim Reality sanno esattamente come trattare il pubblico e gli danno il meglio di loro stessi, non si risparmiano. Più di un ora e mezza di suono potente e violento, dove i tre Prodigy e gli altri due strumentisti regalano forse quello che si può considerare uno dei concerti più belli di questa torrida estate.

Claudio Lodi                (19.07.09)