Sulla musica >> La musica nel cinema del dopoguerra italiano
Studi, tesi, riflessioni sulla musica
Capitolo 2.1 (parte 6) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i "maggiori", fra tradizione ed innovazione
Goffredo Petrassi e Riso amaro
Nato a Zagarolo (Roma) il 16 luglio 1904, muore a Roma nel 2003. E' stato uno dei più grandi compositori italiani. Compie gli studi musicali al conservatorio di Santa Cecilia a Roma, diplomandosi in composizione ed organo e prendendovi la cattedra di composizione nel 1939. Dal 1960 diventa titolare della cattedra di perfezionamento in composizione presso l'Accademia di Santa Cecilia. Tra le diverse cariche che occupa si annoverano quelle di soprintendente del teatro La Fenice di Venezia ('37 - '40) , di direttore artistico dell'Accademia Filarmonica Romana ('47 - '50) . Insieme a Luigi Dallapiccola (massimo esponente della dodecafonia italiana), opera una reale apertura della musica nazionale verso i nuovi linguaggi europei. E' ritenuto il più autorevole rappresentante del neoclassicismo per il suo contrappunto "pietroso" che lo avvicina a Paul Hindemith, ad Alfredo Casella e, per l'intensa energia ritmica, a Igor Stravinskij. Pur essendo una delle forze operanti della musica contemporanea, assertore delle tecniche e delle proposte più audaci, non segue un indirizzo sistematico e persegue un discorso musicale basato sulla ritmica e sull'immaginazione melodica. "La fantasia strumentale di Petrassi [...] sostanzia di sé l'invenzione di concrete figure musicali, fondate su intervalli, su spunti ritmici e melodici, che si pongono come veri e propri personaggi di un dramma sonoro."( Massimo Mila, Breve storia della musica). Il suo linguaggio rivela una profonda originalità ed è svincolato dal primitivo costruttivismo e aperto alle più aggiornate forme espressive dell'avanguardia europea.
La sua produzione comprende essenzialmente musica orchestrale (Partita e concerto n.1) e sinfonico-corale (Salmo IX, Magnificat, Coro dei morti). Notevoli sono poi anche i balletti, La follia di Orlando ('43) e Ritratto di Don Chisciotte ('45), e la cantata Noche oscura, per soli, coro e orchestra ('50). Inizialmente Petrassi si è accostato al cinema con il commento ad alcuni documentari, tra cui ricordiamo Una lezione di geometria ('48) di Virgilio Sabel. Passa poi al lungometraggio nel 1949 con il commento a Riso amaro di Giuseppe De Santis e nel 1950, sempre per lo stesso regista, a Non c'è pace tra gli ulivi. L'elemento popolare si rivela molto importante ed essenziale in queste sue partiture. Altri lavori cui partecipa sono: La pattuglia sperduta ('54) di P. Nelli, Un marito per Anna Zaccheo ('54) di G. De Santis, Cartouche ('54) di G. Vernuccio. Importanti sono le partiture per Cronaca familiare ('62) di V. Zurlini e La Porta di San Pietro di Giacomo Manzù ('64) di G. Pellegrini. Nel complesso i suoi commenti cercano e, sovente, ottengono un'elevazione del livello culturale del film, anche se molte volte la sua musica risulta troppo difficile ed estranea alle immagini. Pur amando molto il cinema, Petrassi è chiamato raramente a dare il suo contributo e quando lo dà non gli viene riconosciuta l'artisticità e la riuscita del suo operato. "Nonostante i pareri contrari ( [...] ) la presenza di questo grande musicista ha giovato ad elevare il livello complessivo dei film cui ha preso parte e a dare una maggior dignità al cinema italiano in genere, [...] ." (Ermanno Comuzio)
Gianluca Nicastro (6.9.09)
Segue nel prossimo numero!
Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro La musica nel cinema del
dopoguerra italiano