Soundcheck >> Mircanto - Le finestre sono aperte
Ti piace fare musica? Faccela ascoltare!!!
Spesso mi sono chiesta cosa vuol dire etichettare un disco o persino un solo brano relegandolo nel contesto "orecchiabile". Perché se vogliamo, tutto ciò che è si trova sotto forma di espressione musicale per me è udibile e quindi anche orecchiabile.
Con queste premessa ascoltiamo i bizzarri Mircanto che con il loro album Le finestre sono aperte compiono non solo un percorso piuttosto maturo e originale ma anche anticonvenzionale. La band bergamasca formata da Daniele Nava, Thomas Foiadelli e Ruggero Sguera dà il via al proprio lavoro con un incipit particolarissimo.
Da consumarsi è una composizione che si nutre di immagini cittadine, del quotidiano e a volte anche della superficialità delle persone osservate da uno sguardo onnipresente. Tutto questo è raccontato in modo esemplare non solo dal testo ma anche dal tempo ritmico del brano. Ascoltandolo infatti, ci sembra quasi di essere in una città addormentata, ghiacciata, ferma e in qualche modo atemporale. Questo forse è il primo punto fermo della loro poetica: riuscire a combinare modi e forme diverse d'espressione dal sapore moderno e antico.
Io e le mie (manie) raccoglie un'atmosfera sognante dove l'ascoltatore sembra rimanere in bilico fino alla fine, chiedendosi dove il brano voglia condurlo. La voce si esprime in maniera sofferta cercando di comunicare il più possibile non solo la propria esperienza di vita ma semplicemente la propria visione del mondo. Il brano, diviso in due parti, sembra avere però forma circolare e tornare sempre all'idea di partenza. Avanzi rimane scuro e malinconico. Le immagine abissali si fanno sempre più nitide. La band di Bergamo infatti, non ha paura di cimentarsi in varie forme musicali aiutandosi con testi, ritmo e note colorate per farci capire che il loro non è uno stile a senso unico.
Un altro punto molto importante a mio avviso è la musicalità. Ascoltando Le Finestre sono aperte infatti si deduce una certa cura per la pulizia e l'intensità sonora che sfocia in pezzi strumentali come Rose Stradali in cui si raggiunge l'apice dell'espressività giocando con il colore cromatico delle chitarre e i ritmi sempre marcati delle percussioni.
Ciò che mi verrebbe in mente se dovessi descrivere in due parole l'album è: magia. C'è qualcosa di stregato e di fantastico in questi brani dove la voce femminile (Anna Cortesi) e il flauto traverso (Federico Dalprà) che accompagnano le note di Trubador (il richiamo al medievale è sempre presente) sono di un'intensità unica, il ritmo cadenzato e deciso di Dirigibili si contrappone alla struttura di Poca Voce dove il confronto tra silenzio e esplosione sonora diventa fondamentale. I Mircanto al contrario hanno una voce fortissima e molto da comunicare. Eguale importanza viene attribuita al silenzio, al sussurro al grido. Tutto sembra essere in totale equilibrio, così come la chitarra che dà il via e chiude il brano.
In tutto l'album i contorni sono vaghi, sognanti e perché no anche malinconici. Sono anche un po' stanca di sentire solo dischi allegri che inneggiano alla vita e che non muovono mai una critica nei confronti del mondo circostante. Credo che questo non sia semplicemente un lavoro triste o serioso, al contrario credo che sia un lavoro puro e vero. Vi consiglierei di ascoltare quest'album perchè ognuno di noi ci si può rispecchiare.
Martina Sanzi (25.10.09)