Soundcheck >> Deep Green Light
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Dalle campagne campane alle verdi distese dell'Irlanda si percorre un lungo viaggio chiamato Deep Green Light. Il progetto nasce nel 2007 dalla voglia di suonare divertendosi di cinque amici: Francesco "Shillelagh" Memoli (voce, banjo tenore, mandolino, chitarra), Davide "Wild Rover" Vignes (violino, banjo, chitarra, voce), Danilo "Dirty Old Skif"Lupi (basso, whistle, cori), Alessandro "Buddy Bodhràn" Ferrentino (percussioni, batteria, marimba) e Christian "Smokin' Banjo" Trapanese (banjo, chitarra, cori).
Nonostante la provenienza di ogni membro del gruppo da esperienze musicali molto diverse tra loro, la passione per l'Irlanda e il folk li unisce fortemente e l'esperimento di unione si trasforma in una vera e propria squadra alla riscoperta della musica tradizionale irlandese arricchita dallo spirito tipico della musica tradizionale del sud. Per quanto possa essere chiamata "musica popolare", quella irlandese resta sempre tra le più affascinanti espressioni popolari della musica.
Nel marzo 2009 i Deep Green Light si propongo con il loro primo EP intitolato L'Uomo Del Caffè che contiene due inediti.
L'uomo del caffè (inedito) è una ballata che racconta la strana vicenda di quest'uomo del caffè con ritmi vari e sicuramente molto ballabili tanto da far pensare che in qualsiasi luogo il quintetto abbia suonato questo pezzo, il pubblico lo abbia accompagnato molto divertito con il ballo e un bel boccale di birra. The destitution (altro inedito del gruppo), è un brano interamente strumentale e ci trascina nelle distese di verde tipiche delle campagne irlandesi e (perché no) nelle vastità desertiche del Far West americano, specialmente nella seconda parte del brano dal ritmo incalzante "a mo' di cavalcata selvaggia".
I restanti brani dell'EP sono un'elegante rivisitazione della tradizione celtica. Murscheen durkin, The irish rover, Finnegan's wake e Foggy dew sono allo stesso tempo l'espressione dello spirito "danzereccio" e dello spirito malinconico dell'Irlanda: il ritmo trascinante, il banjo sempre presente, il violino (che in un'irish folk che si rispetti non può mai mancare!) e l'inglese duro nordeuropeo, si amalgamano perfettamente (se vogliamo) con lo spirito popolare dell'Italia del sud, colorito e caloroso, ma con le sue sfumature di rassegnazione.
Non c'è dubbio che la scelta dei Deep Green Light di esprimersi attraverso la tradizione irlandese non sia stata casuale, poiché, oltre sicuramente alla passione per questo tipo di musica che essi stessi nutrono, è il modo più moderno ed "europeo" per il recupero di una tradizione popolare non solo irlandese, ma anche meridionale, ed un modo diverso e originale per arrivare al pubblico.
Mina Chiarelli (1.11.09)