Recensioni >> Soulsavers - Broken
Il duo formato da Rich Machin e Ian Glover, due dj di Manchester che si dedicavano a remixare brani altrui, tempo fa decise di creare un gruppo chiamato Soulsavers Soundsystem che si riprometteva di mischiare influenze blues, gospel, country e soul. Durante il loro percorso hanno la fortuna, o sfortuna dipende da come la si interpreta, di conoscere Mark Lanegan, ex cantate dei Screaming Trees, chitarra e voce dei Queens of The Stone Age, e altre innumerevoli collaborazioni. Mark Lanegan si accasa subito nei suoni dei Soulsavers e questi ultimi riescono in maniera perfetta, magica ad avvolgere la voce del nostro Mark. Perché parliamo di sfortuna allora? perchè la voce di Mark Lanegan è un marchio, la si riconosce alla seconda parola che dice, e quello che tocca diventa una produzione dove c'è lui e gli altri sono di contorno. Mark Lanegan è la più bella voce che il rock americano sia stato capace di regalarci da almeno vent'anni! E infatti già nel suo ingresso nel secondo album dei Soulsavers It's Not How Far You Fall, It's the Way You Land che lo troviamo come cantante per l'intero album e co-creatore di 5 brani, tra i quali la splendida Revival.
Nel 2009 eccoci di fronte alla nuova creazione della band, ormai consolidata da varie tournee in giro per il mondo e dalla perfetta integrazione delle "voglie" musicali del gruppo che spaziano dal rock al gospel, al country. Integrazione che si completa con la incommensurabile voce e creatività di Mark Lanegan.
L'album si intitola Broken e appena inserito il Cd nel lettore, ci si accorge dal primo brano The Seventh Proof che l'aria sarà quella che ha regalato la fama alle creazioni di Lanegan e che ha portato al successo i Soulsavers con il penultimo album. Brano strumentale, minimale che fa pensare a vecchie case del profondo sud americano, o della campagna inglese, case in legno in un film in bianco e nero rovinato dal tempo. E già dal secondo brano che Lanegan mette la sua firma insieme a Gibby Haynes dei Buttholes Surfers Death Bells, una cavalcata acida e tirata in classico stile Lanegan, cosa chiedere di più? già questo brano vale tutto l'album. Ma non è così e la band incamera brani come Unbalanced Pieces che riesce incredibilmente ad unire sonorità alla Massive Attack e la voce di Lanegan insieme alla grande voce del genio Mike Patton dei Faith no More. Ma è con la cover del brano You will Miss Me When I Burn originariamente di Will Oldham che Mark Lanegan ci regala 3 minuti e 48 secondi di incontrollabili brividi lungo la schiena. Voce e pianoforte accompagnato al controcanto dall'esordiente Red Ghost, Rosa Agostino. Semplicemente un gioiello, un brano che nella sua malinconia riesce comunque ad ammaliarti e far si che tu voglia risentirlo, quattro, cinque , sei volte. Quattro brani finora, quattro scelte azzeccate, belle ma non finisce qui , Some Misunderstanding un classico di Gene Clark dei The Byrds , il gospel All the Way Down e con Can't Catch the Train i Soulsavers ci regalano un altra ballata di pianoforte archi e voce, e che voce, che calore. Con Prayer Ground Mark Lanegan lascia il posto di cantante alla stupenda voce di Red Ghost che a furia di mandare demos a Rich Machin, riesce a convincerli, ed eccola con la sua voce calda, triste, ma che abbraccia e chiude. Red Ghost ci accompagna fino alla fine dell'album dove troviamo una serie di gioielli come la psichedelica ed acida Rolling Sky dove Red Ghost duetta con un Mark Lanegan al limite della voce profonda. Ma e' arrivando alla fine dell'album che troviamo un altro piccolo gioiello By My Side, chitarre infinite, spazi aperti, solitudini. Una grande interpretazione di questa ragazza che a volte ricorda la prima Liz Phair dell'album"Exile in Guyville". E' difficile trovare in questi anni, albums così. Piene di calore, di belle canzoni, albums che metti e rimetti, che ascolti e riascolti perchè ogni volta che senti queste sonorità, la fantasia va ad immensi deserti, a macchine abbandonate e città fantasma, o solamente una vita che muove a rallentatore ... che cerca di assaporare sia la tristezza che la felicità. Forse questo è l'album dell'anno, uno di quegli albums che capitano una volta l'anno se si e' fortunati, 13 brani uno più bello dell'altro, lo ripeto, forse album dell'anno con impresso l'inconfondibile marchio di fabbrica della creatività di Mark Lanegan.
Claudio Lodi (22.11.09)