Sulla musica >> La musica nel cinema del dopoguerra italiano
Studi, tesi, riflessioni sulla musica
Capitolo 2.1 (parte 8) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i "maggiori", fra tradizione ed innovazione
Una domenica d'agosto ('50) di Luciano Emmer; musica di Roman Vlad
Nei titoli di testa si vedono scorrere le immagini, riprese dall'alto, del litorale di Ostia. La musica che le accompagna è allegra, esotica, svagata; la melodia e il ritmo ricordano fortemente la "bossa", di origine sudamericana, con smaccati inviti alle valenze ed ai movimenti di una particolare danza liberatoria. Questo genere di musica, all'epoca, è molto diffuso ed ogni situazione è buona per ascoltarla. E, certamente, un luogo più che idoneo risulta essere il mare, in una qualsiasi domenica d'agosto del '50, dove la popolazione romana si riversa in massa, per liberarsi dalla soffocante ed opprimente afa della città almeno per un giorno, dopo una settimana lavorativa. Tale è, infatti, la storia che ci viene raccontata in questo film. Nelle immagini seguenti si vedono una serie di personaggi che, per vie e con mezzi diversi, raggiungono l'agognato posto balneare e che, al loro ritorno a Roma troveranno le loro vite cambiate, segnate proprio da questa svagata gitarella domenicale. Vediamo il gruppo di ragazzi che si ritrovano tutti in un bar e con le biciclette raggiungeranno il mare; c'è la famiglia numerosa che monta in una "macchina di noleggio", procurata dal padre per l'occasione; poi, una gran quantità di persone le vediamo apprestarsi a prendere il trenino che da Ostiense li porterà ad Ostia e fra loro c'è anche una bambina, Cristina, il cui padre, e la sua amica, la porteranno in una colonia estiva; infine, si vede una bellissima macchina (è una "fuoriserie") fermarsi sotto una palazzina di un quartiere popolare. Un distinto signore, ben vestito e anche giovane, attende una donna che vediamo avere un alterco col suo ex fidanzato. Certo, la donna e l'uomo distinto appartengono a ceti totalmente differenti, ma lei, velleitaria come è, cerca in lui il suo riscatto sociale, come tante in quegli anni. Questa scena è l'unica ad essere sottolineata, seppur fiocamente, dalla musica: un'ocarina si produce in una melodia un poco triste, quasi a voler suggerire, riferendosi alle immagini, una impossibile iterazione fra i due personaggi, l'uno ricco e l'altra povera. La musica esotica dei titoli di testa torna, questa volta anche col testo, nel momento in cui si arriva ad Ostia. La canzone è cantata da Rossana Beccari: si tratta di Vieni con me di Oliviero e De Mura. Il contenuto del testo ci chiarifica il suo legame con il mare, con la spensieratezza, con l'evasione dalla realtà, sincronizzandosi con lo stato d'animo dei personaggi e, nello stesso tempo, ponendosi in contrasto con lo stato di caos totale in cui si devono muovere per raggiungere la spiaggia dello stabilimento. Questa stessa canzone ritornerà, più avanti, cantata da Claudio Villa, intervenendo in situazioni diverse.
Per la forte frammentazione delle differenti storie dei vari personaggi, anche la musica, proveniente quasi sempre dalla pellicola, risulta spezzetata e sempre diversa, per cui sarebbe troppo complicato tracciarne un'analisi analitica. Basti dire che si tratta sempre di canzonette, ritmi e melodie presenti in tutti gli stabilimenti marini di quell'epoca, tutti tesi alla sottolineatura d'atmosfera, alla coloritura della spensieratezza della classica giornata al mare. Si tratti di musica con ritmi di bossa, di samba oppure del frenetico boogie-boogie, la funzione è sempre quella di assolvere alla pura presenza realistica sulla scena che l'immagine mostra, senza avere una reale attinenza drammatica con le immagini, ma lasciando fare tutto alla realtà della situazione con quella musica, in cui facilmente lo spettatore può riconoscere sia l'immagine che il suo suono, e quindi interpretare.
Gianluca Nicastro (13.12.09)
Segue nel prossimo numero!
Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro La musica nel cinema del
dopoguerra italiano