Settimanale, anno 17 - n. 20
Mar, 3 Dicembre 2024

Sulla musica >> La musica nel cinema del dopoguerra italiano

Studi, tesi, riflessioni sulla musica

Capitolo 2.1 (parte 9) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i "maggiori", fra tradizione ed innovazione 

Adriano Lualdi e Montecassino 
Nato a Larino (Campobasso) il  22 marzo 1885; morto a Milano il 9 gennaio 1971. Compositore, direttore d'orchestra e critico musicale, studia a Roma con S. Falchi e a Venezia con E. Wolf-Ferrari, diplomandosi in composizione nel 1907. Maestro sostituto di Mascagni, Baroni, Serafini, inizia l'attività di compositore con musica da camera e sinfonica. E' critico musicale del Secolo dal 1923, de La Sera e dal '36 al '42 de Il giornale d'Italia, nonché collaboratore di altre riviste. Tra i primi organizzatori e fondatori del Festival Internazionale di Venezia (di cui nel '30, '32 e '34 assume la direzione), dal 1936 al '44 dirige il conservatorio di Napoli e dal '47 al '56 quello di Firenze. Svolge intensa attività direttoriale: fra il '32 e il '33 va in Argentina ed in altri Stati del Sud America, nel '35 in Germania, quindi in U.R.S.S. Fondatore dell'Orchestra da Camera del conservatorio di Napoli, fra il '39 e il '43 compie numerose tournées in Italia, Germania, Francia, dirigendo particolarmente antiche musiche della Scuola Napoletana da lui stesso trascritte. Deputato fascista al Parlamento in rappresentanza del Sindacato Musicisti Fascisti e poi membro della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, Lualdi è, con G. Mulè, il massimo esponente della politica musicale ufficiale del regime fascista. Acceso assertore dell'ideale nazionalistico e fiero avversario dei "modernisti", considerandoli tifosi, soci e simpatizzanti nostrani dell'Internazionale atea e bolsce­vica della musica, ed è uno dei fautori della soppressione delle libertà artistiche e culturali, invocando in diverse occasione l'intervento statale contro di loro. Le sue idee, esposte in numerosi articoli e volumi, trovano pratica attuazione nella sua mu­sica che non si allontana dall'armonia tonale e assegna un ruolo di primo piano alla melodia.  Fra le  opere sarà sufficiente ricordare Il diavolo nel campanile ('25), il cui finale, in occasione della rappresentazione al Maggio Musicale Fiorentino del 1954, viene trasformato in una parodia dell'atonalismo, simbolo di confusione e di­sordine, e della dodecafonia (marcia funebre di 12 semi-passi). Il cinema lo vede collaboratore una volta soltanto, e precisamente per il film Montecassino ('46) di  A. Gemmiti, il quale si rivela, comunque, "una fatica interessante, che elabora fra l'altro con rigore ed efficacia il  « Dies Irae » liturgico in funzione narrativa. " (E. Comuzio)

Gianluca Nicastro   (3.1.'10)

Segue nel prossimo numero!
Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro
La musica nel cinema del
dopoguerra italiano