Recensioni >> The Apartment - The Dreamer Evasive
Se l'ultimo lavoro in studio dei Coldplay vi sembra troppo vicino al sound U2 (vedi Brian Eno), se i Franz Ferdinand sono troppo disco-oriented, o se proprio non capite perché gli Editors ,versione 2009 hanno totalmente rinnegato l'uso delle chitarre in favore di un onnipresente sintetizzatore, non dovete proprio perdervi il primo disco degli inglesissimi The Apartment - The Dreamer Evasive (2007).
Questo quartetto londinese nato nel 2005 a Bethnal Green, nella parte est della City, presenta, David Caggiari alla voce, chitarra e tastiere; Thomas Gillet al basso; Liam Fletcher alla batteria; e Davide De Santis alla chitarra, sotto contratto con la Filthy Lucre e la Fleet Street Records. Hanno pubblicato 7 singoli ed un album, suonando dovunque in Europa e negli Stati Uniti, come band di supporto per gente del calibro dei The Killers, The Bravery, Happy Mondays, British Sea Power, Editors, Jimmy Eat World, Infadels, Towers of London.
La critica ha praticamente stroncato il loro disco ritenendo troppo oscure alcune tematiche sia musicali sia concettuali. La band, prende ispirazione dai classici del patrimonio musicale inglese, da Bowie ai Cure, una musica post anni '80 molto brillante con sonorità crude e dirette (come ad esempio in 10.000 Times, Decision of Legomen) fino ad arrivare a ballate molto sognanti quasi svogliate nell'incedere, che creano una misteriosa alchimia inquieta e ricca (vedi June July, Beyond My Control).
Paid in Full brano d'apertura dell'album è un aggressivo e melodico antipasto. La pulsante sezione ritmica e le taglienti chitarre ci aiutano ad entrare in un'atmosfera molto londinese, grazie anche al cockney accent dei cantati. Splendido inizio.
My Brother Criss, secondo brano e primo singolo, è il traino del disco. La prima impressione che si ha è che i The Apartment ci stiano raccontando con sincerità una esperienza diretta. Altrimenti ci risulta difficilmente spiegabile l'intensità delle liriche di questa stupenda canzone. Splendida la frase "I am not a teacher, that's not a lesson...I need direction, we need direction". (trad. Non sono un insegnante, questa non è una lezione...ho bisogno di una direzione, abbiamo bisogno di una direzione), che esemplifica in maniera brillante il rapporto, fatto di amore, sfida, amicizia, protezione e bisogno di sicurezza, che lega i due fratelli.
L'arpeggio iniziale di Fall into Place ed il cantilenante Tu,Tu, Tu, italianissimo come l'origine dei due quarti dei cognomi dei componenti della band, ci porta su strade assolate ed il ritmo sincopato e saltellante della batteria ci rende impossibile non muoverci. Lo possiamo ascoltare anche sul gioco Fifa '08.
Pressure è una di quelle canzoni uniche. O la si ama o la si odia. Si apre con un ritmo cadenzato scandito da una chitarra tremolante, ritrosa nell'incedere, sognante.
Purtroppo non è uno di quei sogni che si ami ricordare ed il perché arriva improvviso come un colpo di pistola alla fine della strofa con il break della batteria. Ce lo racconta il bravissimo Caggiari portandoci dal sogno all'incubo. Tutto diventa inquietante e pericoloso, l'armonia da onirica diventa violenta, al limite dell'urlo, fino al liberatorio "They take cocaine". Questa atmosfera chiara/scura si ripete per due volte, cambiando ancora in un malinconico finale quando nel verso "No one leaves this house" ci si rende finalmente consapevoli di come alcuni gesti che compiamo siano irreversibili. Tutto il brano suggerisce l'idea, non solo nelle liriche, rendendolo di fatto un capolavoro, di come l'esperienze possano essere, non degli insegnamenti migliorativi in termini di saggezza e consapevolezza, ma solo un processo degenerativo inarrestabile della totale perdita della purezza infantile.
Totalmente differente è Tokio For Miko, l'allegria traspare da ogni nota di questa canzone, tutta in maggiore, con un ritornello che si ricorda dopo il primo ascolto. L'amore si fa spensierato per questa ragazza del Sol Levante, splendida e sorridente, che illumina la grigia giornata londinese di una nuova, brillante ed esotica luce.
Ghost of an Unforgivable Past ci porta sull'onda dei ricordi con un ritmo in puro british style, fino alle urla finali, crudeli e disperate nei confronti degli imperdonabili fantasmi del passato(Lies, lies). Everyone Says I'm Paranoid è stata la loro prima canzone. Delay e reverberi la fanno da padroni dandoci il senso di vuoto e sorpresa insieme agli splendidi cantati distratti ed incisivi. In questo disco si ha l'impressione che qualcosa stia per accadere, non si riesce a stare mai del tutto rilassati, c'è qualcosa di oscuro che serpeggia in ogni parte, qualcosa che può improvvisamente risvegliarsi e graffiare in profondità. Si descrive una giovinezza lontana dalla spensieratezza, piena di interrogativi senza risposta, molto suggestivo, molto attuale, il tutto con una sua originale ed inquietante bellezza, in puro stile The Apartment.
Era da Parachutes (Coldplay. 2000) che non ascoltavo un disco d'esordio così bello, ci troviamo di fronte a quattro ottimi musicisti che sanno scrivere ottima musica e creare atmosfere, al tempo stesso, condivisibili e personali, che se sapranno dare un degno seguito a The Dreamer Evasive potremo ammirare ad alti livelli ed in contesti molto più internazionali.
Antonio Bonansingo (10.1.10)