Settimanale, anno 17 - n. 18
Sab, 23 Novembre 2024

A propos de >> Improvvisatori occasionali

Musica a 360 giri

Improvvisazione, jazz d'avanguardia, creatività, tecnica e talento. Sono Francesco Cusa alla batteria, Alessandro Salerno alla chitarra classica baritona e Gianni Gebbia al sax contralto.  Si esibiscono a "Il Baffo della Gioconda" un piccolo locale a San Lorenzo, storico quartiere di Roma.
Casualmente i tre si ritrovano a suonare insieme. Creano una musica complessa a tratti dodecafonica, a tratti rispecchia un perfetto sistema tonico.  In ogni momento riesce a richiamare il pubblico e a renderlo attentissimo. La serata inizia con Salerno e Gebbia, un duo improvvisato tanto quanto la loro musica, aspettano Cusa, in ritardo a causa del maltempo.  I primi suoni sono in sordina, quasi i due musicisti si stessero interrogando l'un l'altro, quasi stessero decidendo cosa fare. Salerno  pizzica la sua chitarra e Gebbia fa cantare il suo sax. Suoni leggeri e acidi, il ronzio della chitarra quasi il suono di un calabrone, un sax che rievoca gli assoli atonali di Girotto e piano piano prende corpo e acquista una linea melodica.
In poco tempo il duo diventa più corposo,  si amalgama e prende ritmo. Salerno, in tempo alterno, fa della chitarra uno strumento a percussione  accompagnando e rimando se stesso e il sax.
L'entrata in scena del batterista è caratteristica. A tempo lascia cadere a terra parte della strumentazione, rumori che Salerno e Gebbia riescono a sfruttare arricchendo il loro ritmo. Francesco Cusa si inserisce con morbidezza, per prendere un ritmo che poco a poco diventa energia.  Incredibilmente dinamico Cusa suona con passione. La batteria sembra ricevere un'anima e cantare, Cusa va molto oltre il ritmo, è capace di stupire in ogni passaggio, in ogni creazione.
L'improvvisazione attraversa il jazz più classico ed arriva al fusion fermandosi in brani che potrebbero accompagnare con le migliori armonie musiche del pop contemporaneo.
Ancora una volta, in modo del tutto  originale, improvvisando, con un piatto ceramica usato come una sorta di bottleneck, Salerno chiude il concerto, creando suoni e continuando a catturare tutta l'attenzione del pubblico.

Francesca Maiolino   (10.1.10)