Settimanale, anno 17 - n. 18
Gio, 21 Novembre 2024

Recensioni >> Franz Ferdinand - Tonight

Dopo 4 anni ecco di nuovo i Franz Ferdinand. Se vi aspettavate un cambio radicale, come tra l'altro da loro più volte affermato, rimarrete delusi. Il perchè è facile da spiegare, ci troviamo di fronte ad una band che qualsiasi cosa suoni o produca lo fa con un suo stile unico ed inconfondibile.
Certo le influenze non mancano, e ci mancherebbe, ma il disco con chitarre meno sporche, con il basso spesso in primo piano, con una sorta di arrangiamenti dub e africaneggianti nei loro ritmi spesso tribali, "suona".
Suona splendidamente in tutte le sue parti, l'elettronica e la voce di Alex Kapranos, mai stata così adulta nella sua ammiccante bellezza, ci guidano verso un lungo party in una sorta di concept.
In Inghilterra è stato molto ben apprezzato ma in alcuni sporadici casi aspramente criticato con frasi tipo: "I F.F. fanno muovere i fianchi perché non riescono mai a toccare il cuore" oppure "Le liriche sono scadenti, la produzione orribile, non incidono mai in profondità".
Ulysses, Turn it on, No You Girl, Can't Stop Feeling sono i pezzi di punta dell'album e se può essere anche vero che non ci troviamo di fronte ad una album che cambierà la Storia della Musica è anche vero che questo disco ci trasmette una voglia di vivere, saltare, ballare che non può non essere presa in considerazione perché la musica è anche questo intrattenimento, divertimento, svago. Niente in musica nasce per caso tutto richiede comunque un lavoro duro e  costante e questo traspare chiaramente  in ogni singolo dettaglio degli arrangiamenti, pensati a fondo, niente viene lasciato al caso, tutto si incastra con armonica sincronia.
Questo hanno fatto i Franz Ferdinand in 4 anni di assenza, hanno imparato ad andare fino in fondo nella cura delle particolarità dei brani.
Le chitarre, spesso grezze in passato, hanno lasciato spazio a riverberi molto più rotondi e caldi. La sezione ritmica carica di suoni bassi e profondi abbandona le asprezze post punk dei precedenti dischi lanciandoci sul dance floor con i suoi movimenti coinvolgenti e danzerecci.
Come detto in precedenza è proprio la voce del cantante, supportata spesso da cori da stadio, che ci accompagna attraverso i diversi momenti. Iniziamo con il viaggio senza ritorno di Ulysses raccontato con passione, trasporto, nella sua odissea senza ritorno. Passiamo a Turn It On dove un' iniziale svogliata richiesta diventa una disperata e allusiva supplica ("Turn it on". trad Accendilo...eccitami). Il superficiale concetto cantato con molta autoironia secondo cui "...le ragazze non si chiedono mai come possono far sentire un uomo..." viene brillantemente ribaltato dalla strofa alla variazione di No You Girl dove Kapranos canta "a volte dico cose stupide che però penso, nel senso che penso cose stupide perché non so mai cosa le ragazze provino". Tutta l'acida nostalgia di un amore finito ci viene raccontato con un arrangiamento che deve molto ai Doors, a Santana sia nei suoni sia nell'attitudine di "Send Him Away". Segue a ruota Twilight Omens.
Nell'intro iniziale di Bite Hard acustico e classicheggiante assaggiamo come i F.F. possano cantarci una ninna nanna o una favola che si rivela subito essere però molto oscura, grazie alla cruda distorsione del suo hammond, preso in prestito dai Deep Purple. Come si fa a non muoversi durante questa canzone e urlare insieme alla band il liberatorio ritornello "WE RIDE TOGETHER"? !!! 
Il funky del disco è proprio nel giro di basso e tastiera di  What She Came For ottima canzone da live che in studio è forse un po' troppo spigolosa.
Stessa cosa per Live Alone ma con un ironico "I want to live alone because the greatest love is always ruined by the bickering the argument of living so I want to live alone. I could be happy on my own" (Voglio vivere da solo perché anche il più grande amore è sempre rovinato dai battibecchi quotidiani, così voglio vivere da solo posso essere felice da solo). Tutto molto leggero e divertente.
Altro singolo Can't Stop Feeling, altro grande pezzo, il dopo festa. Lui che viene lasciato da solo, col cuore spezzato. E ditemi se non lo percepite dalla maniera in cui canta ironicamente "You leave me here dancing on my own" ( Mi hai lasciato quì a ballare da solo). E' il destino ciclico dell'amore, c'è chi lascia e chi viene lasciato. Poi conclude con "You can't feel anymore" (Non senti più niente). Sottintendendo sei vuota, senza il mio amore non hai più niente. Quanti ragazzi si ritroveranno in questo ritornello?
I Franz Ferdinand non mettono in gioco i destini del mondo nei loro testi, né ci offrono una possibile alternativa di vita che possa salvarci dalla catastrofe. Ed è poi questa la critica fatta alla band, giustamente, di essere un po' superficiale e leggera. Ma non capisco d'altro canto come si possa pretendere da un gruppo pop-disco scozzese di illuminare la via e guidarci verso la salvezza. Il pensare che l'umanità possa essere in qualche maniera ispirata dalla grandezza dei testi di una band mi lascia quantomeno perplesso.
Questi 4 ragazzi ci dànno 50 minuti di pura, esaltante, adrenalinica musica ogni volta che vogliamo, dovunque siamo. Possiamo ballarla e/o cantarla con loro rendendo una giornata difficile meno grigia con le sfavillanti luci del globe della discoteca.
L'album si conclude malinconicamente con 2 brani acustici dove c'è una sorta di reprise dei brani precedenti. Ci sembra quasi di vederlo sul divano dopo la festa, solo, col cuore spezzato e magari con una gran hangover (Doposbornia), che si abbandona al tepore della malinconia e della auto commiserazione. Ripeto, tutto molto autoironico e simpatico, tutto molto comune, ma al tempo stesso io mi ci sono ritrovato come l'altro milione e mezzo di persone che hanno comprato l'album.

Antonio Bonansingo   (17.1.10)