Sulla musica >> La musica nel cinema del dopoguerra italiano
Studi, tesi, riflessioni sulla musica
Capitolo 2.1 (parte 10) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i "maggiori", fra tradizione ed innovazione
Felice Lattuada e Il Bandito
Nato a Caselle di Morimondo (Milano) il 5 febbraio 1892; morto a Milano il 2 novembre 1962. Lasciato l'insegnamento nelle scuole elementari milanesi a 25 anni, entra nel conservatorio di Milano e vi completa, con V. Ferroni, gli studi musicali, già coltivati dapprima come autodidatta, diplomandosi in composizione nel 1912. Vincitore di un concorso nazionale indetto nel 1928 dal Ministero della Pubblica Istruzione, con l'opera Don Giovanni, è poi direttore della Civica Scuola di Musica di Milano dal '35 fino alla morte. Nel campo musicale esordisce con la Sinfonia Romantica ('12) per orchestra, in 4 tempi, da lui diretta al saggio finale della scuola di composizione; si dedica in seguito alla musica sinfonica, da camera, all'opera lirica e alla colonna sonora cinematografica. Il momento visivo, la rappresentazione, il teatro offrono spunti al suo senso del movimento scenico, dell'azione drammatica e della narrazione. Il discorso musicale vi si adegua con facile vena, che riesce tuttavia più convincente nei momenti lirici, anche se tradizionali, nell'idillio, nelle venature patetiche, che non nel gesto tragico.
La commedia molieriana Le preziose ridicole ('29) resta forse il suo lavoro migliore, al quale vanno aggiunti l'opera teatrale La tempesta ('22), il poema sinfonico La consacrazione del Bardo ('31) per orchestra e le Impressioni sinfoniche ('54). Padre del regista Alberto Lattuada, inizia a lavorare per il cinema nel 1932: Patatrac ('32) di G. Righelli, Figaro e la sua gran giornata ('32) di M. Camerini, Sissignora ('41) di F. M. Poggioli. Dal 1942, col debutto del figlio, inizia una collaborazione destinata ad ottenere pregevoli risultati. Film come Giacomo l'idealista ('42), Il Bandito ('46), Il delitto di Giovanni Episcopo ('47), Luci del varietà ('50), Il cappotto ('52), La lupa ('53), La spiaggia ('53), tutti di Alberto Lattuada, segnano il reale contributo del padre musicista che in seguito, dopo che il figlio si rivolgerà ad altri musicisti, non lavorerà più per il cinema. Si tratta, comunque, di "notevoli risultati dell'accoppiata Lattuada musicista-Lattuada regista: [...] "destinati a non poter essere ripercorsi né dall'uno né dall'altro Lattuada." (E. Comuzio)
Gianluca Nicastro (21.2.10)
Segue nel prossimo numero!
Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro La musica nel cinema del
dopoguerra italiano