Settimanale, anno 17 - n. 18
Gio, 21 Novembre 2024

Recensioni >> Bad Apple Sons

Bad Apple Sons e la rinascita del rock made in Italy. Questo è il titolo che meritano questi 4 coraggiosi ragazzi toscani. La piccola provincia italiana e le sue strette catene, fatte di falsità, ipocrisia, bugie, spingono i nostri, circa due anni fa, ad imbracciare solidi strumenti. Portano in giro le loro canzoni nella speranza di trovare chi potrà dargli la possibilità di realizzare un cd con una discreta distribuzione. Con l'aiuto di A Buzz Supreme realizzano il loro omonimo album di debutto composto da dieci tracce.
Feedback ed echi fanno da tappeto sonoro per l'ingresso nel mondo creativo dei Bad Apple Sons, per poi tuffarsi nella danza maledetta di
The claim. Atmosfera thriller, ritmi incalzanti, voce filtrata preparano l'esplosione rock del finale. L'aggressività non è ostentata ma fresca come la mela che ha dato vita ai membri della band. Back room facials è indolente, ripetitiva nell'intreccio, il crescendo ci porta a una dolce apertura melodica, questi ingredienti fanno della traccia un'ottima canzone. Non mancano i momenti più riflessivi e la riuscitissima Whales are watching dà modo di stemperare gli umori tesi del cd. La chitarra torna a spingere l'acceleratore con il riff iniziale di Namby Pamby, mentre la voce di Clemente Biancalani guida la rivolta portando la band a sane esplosioni rumorose. Sono ottimi conoscitori degli artisti dell'avanguardia rock internazionale e sanno bene come arricchire il loro contesto rock con elementi meno convenzionali. La sezione ritmica è solida, tenace, regala energia a tutto il disco. Il cantato si lega alla perfezione con le semplici ma efficaci trame chitarristiche. Un cd che riesce a dissetare gli appassionati di un rock più energico e a soddisfare chi cerca volti nuovi nel panorama cementato degli indipendenti in Italia.
Qui trovi la video intervista da noi realizzata con il gruppo nel settembre '08 

Claudio Donatelli      (28-02-10)