Recensioni >> Slash
Slash, l'ultimo guitar hero. Una sigaretta perennemente
ciondolante fra le labbra, un cappello a tuba che nasconde una enorme massa di
capelli ricci e nerissimi, la fidata Gibson Les Paul a tracolla, il chiodo di
pelle misto con uno smanicato giacchetto jeans, una cascata di note che
rapide e melodiose fluiscono incessantemente dal suo amplificatore marshall.
Questo è più o meno
la descrizione steoreotipata che negli anni ha contraddistinto uno dei
musicisti simbolo del rock hard.
Slash, al secolo
Soul Hudson, nato a Stroke on Trent Inghilterra il 23 giugno del 1965, ci
propone nel suo primo disco solista dal titolo Slash una serie di collaborazioni eccellenti che spaziano
dal heavy, all'hard rock al pop disco.
Ci sono nomi
incredibili a cominciare dalla band di supporto, di primissimo livello la
sezione rítmica composta dal bassista Chris Chaney (Jane's Addiction,
Alanis Morissette) il batterista Josh Freese (Nine Inch Nails, A Perfect Circle, the Vandals), poi si alternano alla
voce gente del calibro di: Ian Astbury, Ozzy Osbourne, Fergie, Myles Kennedy,
Chris Cornell, Andrew Stockdale, Adam Levine, Lemmy Kilmister, Dave
Grohl, Duff McKagan, Kid Rock, M. Shadows, Rocco De Luca, Iggy Pop, Alice
Cooper.
Si comincia con Ghost che vede il cantante dei CULT Ian Astbury dietro
al microfono e l'ex Guns ‘n' Roses Izzy Stradlin alla chitarra rítmica.
Slash sa bene che
deve cominciare l'album alla grande e la canzone non delude, infatti il riff
portante e' potente e memorizzabile fin dal primo ascolto.
La sua chitarra
riesce ad essere prima voce ed al tempo stesso ottimo controcanto per le
formidabili doti vocali di Mr Astbury. Ottimo inizio.
Si passa a Crucify
The Dead con Mr Ozzy Osbourne a
farla da padrone.
Gli anni passano, le cellule invecchiano (soprattutto quelle
celebrali purtroppo), ma oltre al mito c'e' sostanzialmente un cantante che
sebbene non sia il più dotato vocalmente riesce sempre ad emozionare e
coinvolgere.
Per il terzo brano
c'e' la sorprendente collaborazione con Fergie, cantante dei Black Eyed Peas. Beautiful
Dangerous personalmente mi ha
ricordato le vette artistiche che ai bei tempi di Appetite for Destruction
Slash ed Axl hanno raggiunto insieme. Veramente Fergie ci incanta con una voce
graffiante e potente, mentre Slash è libero di sbizzarrirsi con la fida 6
corde. Tra i must dell'album.
In Back From
Cali l'interpretazione
dell'immenso Miles Kennedy (Alter Bridge) è talmente preponderante da mettere
totalmente in secondo piano la stupenda chitarra del nostro Slash, al quale
piace essere sfidato, e non solo gli offre una seconda canzone (La bellissima
Starlight) da cantare sul disco, ma nel tour promozionale lo sceglie come
vocalist.
Chris Cornell,
dimenticati gli urli giovanili con i quali contraddistingueva le sue canzoni,
ci offre un brano molto originale Promise in cui interpreta con molta esperienza ed indubbia
capacità una non facile canzone. By The Sword vede alla voce quell' Andrew Stockdale che tutti
abbiamo apprezzato nei Wolfmother. Primo singolo, anch'esso fra le vette
del disco. Unico neo, secondo me un pregio, sembra un omaggio ai Led Zeppelin.
La collaborazione
del settimo brano Gotten è con Mr Maroon 5 Adam Levine, non tra i miei preferiti, questo e' un brano
abbastanza trascurabile, ma da rimarcare è l'intensità dell'arrangiamento degli
archi e come Slash riesca ad aggiungere il suo tocco blues/rock senza affossare
la canzone di chitarre, lasciandola libera di volare.
Doctor Alibi e' il mio pezzo preferito dell'album e vede dietro
al microfono una icona del hard rock Mr Lemmy Kilmeister cantante/bassista dei
Motorhead.
Se non sapete chi
sia o semplicemente volete approfondire leggete la sua autobiografia "La
sottile linea Bianca". Tornando al brano in questione è basato su un
grande e rumoroso riff di chitarra, veloce e cattivo e per far capire di cosa
il buon Lemmy parla vi lascio due righe del testo della canzone, che
recita :" I won't be the one you like - I won't be the boy next door -I
won't be the chosen one - That's not what I'm here for - I don't like the way
you are - I despise what you hold dear - Don't you try to make me change
-I'll haunt you for a thousand years (Trad: Non saro' quello che ti
piacera' - Non saro' il ragazzo della porta accanto(Bravo ragazzo) - Non saro'
il prescelto - Non e' quello per cui sono qui' - Non mi piace come sei -
Io disprezzo quello che tu hai a cuore - non provare a farmi cambiare
- Ti ossessionero' per 1000 anni). In questa strofa Lemmy ha nella voce
tutti gli eccessi, le pazzie della vita on the road, dello stereotipo del
R'n'R, ma allo stesso tempo la sua coerenza nel vivere fino in fondo a tutti i
costi alla sua maniera figlio della working class inglese, alla faccia dei bei
faccini politically correct della high class Coldplay. Un Must!!!
La strumentale Watch
This mi ha veramente sorpreso.
Intanto perchè vede alla batteria Dave Growl, al basso Duff McKagan, quindi
diciamo che come base ritmica siamo niente male, ma su una solida base rock
acida Slash costruisce con la sua chitarra uno dei soli piu' belli ed intensi
del disco. Assolutamente da ascoltare.
Kid Rock ci
canta Hold On, una buona
canzone rock con accenni quasi south country. L'ex di Pam (Anderson) sembra
quasi cantarle il vuoto lasciato quando dice :"I hold on because I won't
let go Even though I know there's solitude to low" (Trad: Tengo duro
perche' non lascio stare anche se so che c'e' la solitudine da
combattere)......
I successivi
quattro brani sono:Nothing to Say con Matthew Shadows, cantante della heavy metal band statunitense Avanged Sevenfold, Saint Is A Sinner Too cantata da l'italo tedescoRocco DeLuca, We're All Gonna
Die con un'altra super
stella Iggy Pop ed Chains
and Shackles con Nick Oliveri ex
Queens of the stone age.
Tutti questi brani
hanno un loro perchè, ma è stato giusto relegarli alla fine del disco, in
quanto sono un gradino sotto agli altri.
Una curiosità Slash aveva
pensato a sua maestà Tom Yorke dei Radiohead per cantare "Saint is a
Sinner Too" al posto di DeLuca, ma dice che al momento di chiamarlo
gli e' tremata la mano che teneva la cornetta, sarà vero? L'ha confessato lo
stesso chitarrista in una delle ultime interviste rilasciate come promo del
disco!!!!
Sulla versione inglese
del disco trovate come extra altri brani, ossia la stupenda collaborazione che
vede Alice Cooper duettare con la Pussycat Dolls Nicole Scherzinger con Baby
Can't Drive, mentre al basso
c'e' un certo Flea ed alla batteria un altro ex Guns Steven Adler. Canzone
molto orecchiabile con un simpatico finale parlato fra il serio ed il faceto in
cui Alice sentenzia: "You know I love ya baby, but baby can't drive Ya
just can't drive, I never said I could, Uh-uh, not my car"(Trad: Sai
che ti amo baby, ma ragazza non puoi guidare, tu semplicemente non puoi
guidare, non ho mai detto che potevo, ah ah non la mia macchina). Molto molto
carino ed inquietante!!!
Infine c'e'
la collaborazione fra Cypress Hill Fergie e Slash nel classico dei Guns Paradise
City versione hip hop.
Molto suggestiva ma che mi ricorda, almeno come intenzione la collaborazione
che ha visto Mr Rick Rubin dietro la console insieme a Run DMC ed Aerosmith nel
remake di "Walk this way" (1986).
Devo aggiungere che
tutto il disco è imperniato sull'amore, a volte devozione, che Slash ha nei
confronti di band storiche come Led Zeppelin, Aerosmith, AcDc.
A 45 anni suonati
bisogna ammettere che la maturità artística raggiunta è di altissimo livello.
Dico questo, per prendere nettamente le distanze dalle critiche mosse a Slash,
secondo le quali il chitarrista abbia solamente fatto da contorno ai brani ed
ai cantanti adattandosi di volta in volta ai vari generi che gli artisti
proponevano.
E' questa la vera
intelligenza artística, quella che distingue un buon musicista da un grande
musicista. In tutti i brani del disco possiamo riconoscere chi sta
suonando, perchè lo stile di Slash è inconfondibile come è inconfondibile il
suo look, riesce brillantemente a non imporsi sopra la melodía ma la sottolinea
rafforzandone l'intensità.
Fare
un passo in dietro e riempire le canzoni non con le note ma con l'intensità
delle pause, consentendo così spazio e fiducia allo stellare cast di cui si è
circondato consegna questo disco alla storia. Il miglior disco del 2010 fino
ad oggi.
Antonio Bonansingo (da Londra - 23.5.'10)