Recensioni >> Bon Jovi - The Circle
Primo ascolto, primo brano, primo singolo.
We Weren't Born To Follow il più classico degli inni da stadio made Bon Jovi. Questa canzone va di diritto ad aggiungersi alla top
ten delle canzoni della band grazie ad un ritornello che fa subito presa
insieme ad un ritornello che invita alla speranza, alla rivincita.
Una strofa supportata da un ritmo spezzato che ci
ricorda proprio il corso della vita che a volte si trascina a strappi, proprio
come il ritmo della batteria.
Dopo un bridge non originalissimo "Yeah yeah yeah" si
parte per il ritornello: "We weren't born to follow....life is a bitter pill to
swallow ......you gotta hold on for what you believe... believe the sun will
shine tomorrow"
Devo dire che me lo aspettavo: musica, testo, break,
arrangiamenti, tutto ma proprio tutto molto prevedibile.
Tutto un pochino furbo
e studiato ma avete qui la nuova It's My Life non lamentatevi.
Detto ciò, se non ci fosse stata una canzone così su
un album dei Bon Jovi sarebbe mancata a tutti, come manca un caro amico dopo un
po' che non lo si sente.
Tutt'altra storia per When We Were Beautiful. Arpeggio di chitarra semi minimalista con la voce di
John che in maniera calda e soffusa farà impazzire il sempre più nutrito numero
di fans.
Un brano che cresce man mano e che ci propone la prima
novità del disco ossia un Richie Sambora che con inglesissimi ottavi fa da
contraltare al ritmo tutto sui tom jungle tribale di Tico fino ai cori da
stadio "sha lala" che immaginiamo cantati da 100.000 fans in delirio
quest'estate a Wembley.
Quando parte il terzo brano sono totalmente preso in
contropiede: ma questo giro di basso non l'ho già sentito?!
Ma si è Livin' On A Prayer o no no è You Give A Love A Bad Name.
No! Non è nessuna delle due è semplicemente Work
For The Working Man.
Bel ritornello ragazzi. Ma l'intro mi sa troppo di
marketing e troppo poco di ispirazione!
I successivi quattro brani sono un microcosmo nel
disco e nella carriera recente della band, sono il riassunto dei Bon Jovi anni
2000. Da una ballad rock country Superman
Tonight tipo Lost Higways alle chitarre potenti e cattive stile Bounce di Bullet,
alla veloce e catchy Thorn
Tonight, alla buona ballata con
tanto di violini, cori e chitarrone acustica di Live Before You Die in cui il buon Giovanni Bongiovanni invita il suo
vecchio papà a godersi la vita prima di morire (?), proponendoci un testo molto
intimista e personale, molto poetico.
Il resto dei brani devo dire che scorre via senza
particolari da sottolineare. Riempitivi...purtroppo.....ma dopo circa 15
dischi!
Questo è un disco molto particolare. Innanzitutto
perchè il suo precedessore era un disco country Lost Highways in cui il gruppo dava risalto ad un lato particolare
della loro musica, tenendo da parte quel rock da stadio e diciamolo commerciale che tanto li ha resi
famosi.
Hanno quindi voluto qui ribadire tutto quello che
hanno creato in questi tre decenni, riproponendo completamente ogni
sfaccettatura musicale e artistica sin qui affrontata.
Con The Circle venderanno come fanno da trent'anni a questa parte perchè, anche se
c'è più di qualche riempitivo, ci sono anche tutti quegli elementi che negli
anni hanno portato il marchio Bon Jovi in cima alle classifiche di mezzo mondo,
a tour mondiali infiniti con sold out praticamente ovunque e a vendere oltre
150 milioni di copie.
Antonio Bonansingo (da
Londra, 30.5.10)