Settimanale, anno 17 - n. 18
Gio, 21 Novembre 2024

Recensioni >> Alice Cooper - Along Came A Spider

Eros e Tanatos, amore e morte, che c'è di più affascinante e misterioso?
Cosa ci può spingere a fare cose che non avremmo mai immaginato di poter fare? Che cosa ci imprigiona e terrorizza a tal punto da non permetterci di amare?
Alice Cooper nel suo 25° disco Along Came A Spider ci catapulta nella mente malata di Spider (Il ragno), efferato assassino seriale, aracnofobico, che uccide con freddezza e precisa determinazione le sue vittime avvolgendole in un bozzolo e mutilandole. Il compito di Spider è collezionare otto gambe per creare il suo ragno. Soggiogato ed ossessionato, porta brutalmente a termine il suo rituale fino all'ultima vittima, della quale però si innamora.
A questo punto per non rovinarvi il finale dovrete ascoltare l'album!
Questa è la storyboard creata in maniera perfetta, anche grazie ad inserti parlati qua e là durante tutto il disco, che rafforzano l'atmosfera claustrofobica ed onirica e che ci accompagnano per mano negli incubi grandguignoleschi di Vincent Furnier (vero nome di Alice). Da un punto di vista sonoro la cosa che mi ha colpito è il salto nel passato non solo in fase di arrangiamento dei brani ma proprio nella accurata ricerca di alcune peculiari caratteristiche del suono vintage. La batteria, il basso e la chitarra sin dal primo brano mi hanno fatto pensare a distorsioni garage, a coni saturati, riverberi semplici con  suoni spesso asciutti che non permettono distrazioni lasciandoci liberi di essere terrorizzati dalla storia che viene via via raccontata.
Gli undici brani del disco ripercorrono tutta la vita artistica di Alice Cooper, abbiamo sonorità smaccatamente sessanta e settanta, fra  Beatles e Who, con inserti decisamente più ‘80s oriented fino ad arrivare al new metal/industrial presente negli ultimi lavori. Per questo mi sento di non analizzare brano per brano ma considerarlo come un unità, se non in termini prettamente musicali, in termini di una concept story. I segnali e le piccole citazioni che si trovano in tutto il disco lo rendono molto fruibile, grandi ritornelli melodici, grandi "schitarrate", fantastico il wah-wah di Slash ospite d'eccezione, grandi ballad dal sapore ancora una volta beatlelsiano e soprattutto una vena rock che il nostro Alice non perde mai.
A volte ha un sapore più blueseggiante a volte più hard, ma rimane sempre quella inestinguibile fonte di ispirazione dalla quale hanno attinto nel tempo gran parte degli artisti americani dai Kiss ai Bon Jovi, dagli Aerosmith a Marilyn Manson, dai Guns 'n' Roses ai W.a.s.p. La sua musica è densa e teatrale come sempre ed il suo alter ego, che si chiami Spider o Steven come in
Welcome To My Nightmare (album del 1975), che tra l'altro fa una comparsata nella canzone di chiusura, è un horrorifico personaggio che ispira e si ispira agli incubi dell'America degli anni settanta non molto dissimile da quella contemporanea.
Alice, dal candido ma inquieto personaggio di Alice nel Paese delle Meraviglie, Cooper da uno dei cognomi più comuni negli Usa, oppure, come la leggenda racconta, una seduta spiritica con tanto di tavoletta ouija rivelò come in realtà Vincent Furnier fosse la reincarnazione di una strega vissuta nel 1600 chiamata proprio Alice Cooper. Tutto molto suggestivo e molto ironico perchè in realtà oltre ad essere un grande artista, un'icona androgena con un pitone avvolto al collo che si fa decapitare on stage, Alice è un tranquillo uomo d'affari, grande giocatore di golf, che gestisce vari ristoranti su tutto il suolo americano che da oltre 4 decadi produce, canta e compone dischi di grandissimo valore artistico.
Detto ciò, anche se non avevo colto la brillantezza di
questo Along Came A Spider, consiglio di ascoltarlo a tutti magari di notte, da soli con le cuffie a volume sostenuto. Vorrei sapere chi di voi non resterà piacevolmente inquieto dopo l'epilogo dove il sinistro personaggio della storia ci lascia con le parole: "You trap, you kill, you eat, that's what a good spider does. You trap, you kill, you eat".
Attenti ai ragni!

Antonio Bonansingo       (da Londra, 6.6.10)