Recensioni >> Ray LaMontagne
Ray LaMontagne and the Pariah Dogs - God Willin' & the Creek don't Rise
Quarto
Album per LaMontagne che segna un
periodo molto intimista dell'artista.
Nella casa in Massachusets di Ray,
insieme a suoi amici musicisti (chiamati per l'occasione Pariah Dogs) ha creato una piccola gemma musicale nel vasto
panorama del country folk americano.
In
un'intervista Ray dice "quando questi musicisti suonano insieme, qualcosa
di
magico avviene, io volevo catturare questa magia".
Ed
effettivamente questo è quello che realmente si percepisce nell'ascolto della
sua ultima creazione firmata questa volta sia da Ray che dai musicisti che lo
seguono in tour e prodotto per la prima volta totalmente dal nostro Ray.
La sua voce, che viaggia dal country al
soul in stile Otis Redding, amalgamata agli strumenti dei Pariah Dogs, riesce a
creare una enorme magia, la magia della terra, dei paesaggi, della luce dove
hanno registrato e scritto le canzoni dell'album.
Effettivamente
già dalla copertina dell'album si capiva che la strada presa era leggermente
diversa dai suoi ultimi album e che un ritorno ad un suono più grezzo, più
legato alle radici di un suono americano era nell'aria.
La
chitarra ritmata di "Repo Man" e la voce graffiante di Ray rendono un immenso
omaggio al soul.
Con New York City's Killing Me si entra in questo
piccolo
capolavoro che è il loro album, dove la storia di un uomo che si sente oppresso
dalla sterile vita di New York diventa l'occasione per omaggiare un Bruce
Springsteen del Nebraska.
Ed
è forse proprio la Title Track God Willin and the Creek Don't Rise che ci
riporta
con le sue melodie aperte, alle grandi distese che potrebbero effettivamente
essere del Nebraska, nella nostra fantasia.
Ma i brividi sulla schiena arrivano
quando la chitarra apre For the Summer o l'armonica di Like Rock & Roll &
Radio ci riporta alle orecchie
lo stile di Neil Young. Non è decisamente un copiare ma è rendere omaggio ad
uno stile che, lo si voglia o no, ha influenzato decenni e decenni di musica
country e rock in America.
Così
come Springsteen torna alle sue radici con la musica di Pete Seeger totalmente
immerso nei suoni della sua terra, anche Ray rende omaggio a questi suoni e a
queste storie.
Come
dicevo all'inizio questo album è una piccola gemma da ascoltare e riascoltare
per non perdere la magia di farsi trasportare senza nessuna paura verso quei
paesaggi che solo questi artisti possono mettere nei nostri occhi.
Claudio
Lodi (12.9.10)