Interviste >> Giubbonsky
Storie
di Non Lavoro potremmo considerarlo un album di istantanee sulla nostra società.
Nove ballate raccontate da Guido Rolando, alias Giubbonsky,
un cantastorie dei nostri giorni. Polistrumentista dall'animo
girovago, dopo le esperienze con Officine Schwartz, Banda degli
Ottoni a Scoppio, Tasselli del 6, Supersonica e Contrabbanda si mette
alla prova con questo primo album da solista.
Ascoltandolo si ha la
sensazione di passare in rassegna i vari telegiornali che ogni giorno
ci raccontano degli sgombri di campi rom, della lotta alla mafia, di
gente che ha paura del proprio vicino di casa, di giovani (e non)
alla continua ricerca di un lavoro, della sensazione di precarietà e
incertezza che avvolge la nostra vita.
Allora
Giubbonsky raccontaci come nasce il tuo album?
Il
disco nasce proprio da un mio bisogno di "buttare fuori" la
rabbia, lo scontento, l'ostinazione di non volere accettare tutto
ciò che ci viene propinato come "normalità" di un'esistenza
che, perlomeno in questo Paese, ha davvero poco di normale.
Alcuni
brani, come quello su Luca Rossi o Non Lavoro, erano già stati
composti e cantati - in maniera assai poco ufficiale - con altre
formazioni precedenti e in altri ambiti. Altri sono venuti fuori in
breve tempo, è bastato sollevare il coperchio.
La
tua musica chiaramente di contestazione non ha però i toni, né le
strofe, comunemente utilizzate da chi oggi scandaglia il sociale ma
ricorda indubbiamente autori e soprattutto cantautori del passato,
uno su tutti De Andrè. Ti piace come paragone oppure i tuoi modelli
artistici sono altri?
Faber
per me è un mito, un esempio di come si riesce a descrivere le
azioni con una poesia infinita. Lui sopra tutti, ma anche i vari
grandi vecchi Guccini, Lolli, De Gregori, fino ad arrivare ai
Silvestri, Gazzè etc. E poi mostri sacri come i Lou Reed, Bowie, il
Boss, Dylan, Jackson Browne: questo è stato un filone infinito della
musica che ho divorato nella mia vita.
Questo
vuol dire che hai abbandonato il punk?
Scherzi?Il
punk mi ha dato il coraggio di salire sul palco senza preoccuparmi se
fossi all'altezza della situazione. Ha rappresentato tanto nelle
"anime" della mia generazione. Musicalmente per me è nato con il
b side di Low, un disco del duca bianco del 1977
Credo
che Rock & Roll Swindle sia un disco che debba far parte della
discoteca di chiunque sia appassionato di musica; e poi io arrivo da
Casale Monferrato e ricordo i Peggio Punk, i Franti, i Kina, i
Panico... insomma c'è stata tutta una scena italiana punk nella
musica e nei comportamenti. Poi naturalmente i CCCP... Come si fa ad
abbandonare le emozioni della propria adolescenza?
Nel
pezzo "Non lavoro" tu immagini un mondo diverso da quello attuale
dove il lavoro, inteso come bisogno incessante di produrre/accumulare
denaro da poter poi spendere, sia semplicemente riuscire a fare
quello che più ci piace ... un'idea utopistica ...
Più
che altro un sogno, ma come ripeto spesso, sognare è lecito e al
momento non mi risulta soggetto a tasse o gabelle. I grandi CCCP
cantavano "produci-consuma-crepa", beh cerchiamo un'alternativa.
Poi oggi figurati, avercelo un lavoro!! A 20 anni sei senza
esperienza, a 40 sei troppo vecchio. Ci deve essere un modo di dire
basta.
Credi
che la musica possa essere anche solo puro intrattenimento, semplice
piacere per le orecchie e la mente oppure che debba necessariamente
essere impegnata e quindi debba conseguentemente
comunicare-denunciare?
Per
me esistano solo due categorie di musica: quella buona e quella
grama. È la colonna sonora della nostra vita, e quindi soggetta a
cambiamenti a momenti difficili, romantici, divertenti, drammatici,
goduriosi
Io sono onnivoro; riesco ad ascoltare e ad amare di
tutto: da Mozart a Beck, da Mingus ai Prodigy.
Ognuno esprime nella
proprio musica ciò che sente in quel frangente. Stimo
l'originalità la ricerca di un proprio stile, il coraggio di non
farsi omologare nei format pre-costituiti. Poi se lo fai trattando
argomenti leggeri o pesi, poco importa.
Capisco
anche che oggi, dopo migliaia di anni di suoni e musiche, creare
qualcosa di nuovo sia davvero difficile: o sei Wagner, o sei Frank
Zappa, oppure sei un comune mortale e cerchi di dire la tua: se lo
fai con sincerità e passione è sperabile che qualcuno se ne
accorga.
Nei
tuoi brani ricorre spesso l'idea dei sogni da coltivare, da
preservare ma non pensi che questo generi malcontento quando poi i
sogni non si realizzano?
Dipende
da che valenza dai ai tuoi sogni e soprattutto cosa "vuoi"
sognare: certo se sogni di vincere al Superenalotto la frustrazione è
implicita.
Un po' di rischio poi rende la vita un po' più
appetitosa, e se malcontento deve esserci che si esprima: almeno è
una maniera di far funzionare il cervello, di non farsi mettere i
piedi in testa da nessuno.
Niente
è peggio che assistere passivi allo svolgersi degli avvenimenti,
senza diventarne mai protagonisti: è meglio cantare davanti al fuoco
con dell'ottimo rosso dei colli, che assistere passivi ad una
puntata di un talent show.
In tempi così strani "rifugiarsi"
nei sogni, e magari cercare di realizzarli può essere, se non una
via d'uscita, almeno una pratica personale di resistenza umana.
Progetti
futuri?
Cercare
di far girare un disco auto prodotto, che al momento neppure riesco a
far arrivare ai negozi classici; per ora è distribuito in tutte le
piattaforme on line da ZImbalam.
Poi
occuparsi della promozione, cercare di essere recensiti; infine
l'altro aspetto fondamentale, il booking. Come vedi, al momento
sono totalmente assorbito in questo primo progetto; non per questo le
canzoni smettono di bussare alla mia testa per essere composte.
E
poi sta nascendo una collaborazione con un paio di colleghi,
anch'essi convinti che oggi, mentre tutto sembra dividersi e
frazionarsi, esista una
pratica
assolutamente rivoluzionaria: riunirsi e camminare insieme, e se son
rose....
Tiziana
Cantarelli (14.11.10)