Sulla musica >> la Musica nel Cinema del dopoguerra italiano
Studi, tesi, riflessioni sulla musica
Capitolo 2.1 (parte 12) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i "maggiori", fra tradizione ed innovazione
Caccia Tragica ('47) di Giuseppe De Santis; musica di Giuseppe Rosati
Ormai
la caccia sta per terminare; Alberto, Lili Marlene e Giovanna si trovano in un ex comando tedesco al di là del fiume.
Michele e gli altri contadini sono fuori, ma non possono avanzare perché il
campo intorno l'edificio è completamente minato.
Si crea una
situazione strana fra Lili e Alberto, il quale ha deciso di
redimersi, lasciando andare Giovanna e riconsegnando i soldi.
Naturalmente, la donna non ci sta, la sua strada è quella del male e
deve percorrerla fino in fondo. Essa, allora, minaccia di far saltare
tutti in aria (dentro l'edificio c'è la leva che aziona l'esplosione
delle mine): Alberto deve decidere tra loro e la donna, di cui,
comunque, è ancora innamorato. Costretto dalla situazione, la uccide
con il mitra. Alberto è riuscito così a redimersi.
Viene
istituito un tribunale fatto dai contadini per decidere come
condannare Alberto. Tutti lo vogliono morto, mentre Michele si erge
in sua difesa e convince tutti che non si può continuare ad essere
carnefici tutta la vita. Decidono così di lasciarlo andare e, nella
simbolica scena finale, vediamo Alberto allontanarsi nei campi,
"mitragliato" dal lancio di zolle di terra dei contadini
sorridenti: la terra come vero e proprio elemento catartico e
purificatore, al posto del violento e sterile piombo. La musica che
chiude il film, carezzando questa risoluzione finale, è in modo
maggiore, con tempo binario e si pone, anche per il tipo di
orchestrazione, come melodia tipicamente romantica.
Giuseppe
Rosati è un musicista che sa usufruire del tradizionalismo
musicale, collegandolo ad una propria visione quasi modernista che
ben si accompagna, generalmente, alle scene del film.
Anche
la musica romantica del finale non è in contrasto con l'immagine
neorealistica, poiché il significato che ne scaturisce è
estremamente positivo e non pessimista, ci permette di lasciare che
la musica entri nell'animo, infondendovi non un sentimento di
pietismo, ma di grande speranza nell'uomo, in un uomo e in un domani
completamente differenti.
Anche
nel largo uso di materiale e di elementi extramusicali (le
campane, il discorso dei reduci mentre Alberto e Michele si
picchiano) si può indicare il sicuro mestiere di questo musicista
che sembra chinarsi di fronte le esigenze imposte dall'immagine
fotografica senza troppa fatica e senza quasi mai compromettere il
valore estetico della sua musica.
Non
sempre, e questo sembra l'unico difetto di Rosati, le sue coloriture
musicali sono richieste o, se richieste, aggiungono qualcosa in più
di quello già detto esemplarmente dalla scena; questo è un tipico
difetto del tradizionalismo della musica cinematografica, in cui,
comunque, è facile scivolare. Tuttavia, abbiamo anche un esempio
eccezionale nel saper raggiungere quella terza dimensione con la
semplice coloritura timbrica nella terribile sequenza del ferito
catapultato giù dall'ambulanza.
Gianluca Nicastro (28.11.10)
Segue nel prossimo numero!
Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro La musica nel cinema del dopoguerra italiano