Settimanale, anno 17 - n. 18
Gio, 21 Novembre 2024

Sulla musica >> la Musica nel Cinema del dopoguerra italiano

Studi, tesi, riflessioni sulla musica

Capitolo 2.1 (parte 12) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i "maggiori", fra tradizione ed innovazione  
Caccia Tragica ('47) di Giuseppe De Santis; musica di Giuseppe Rosati

Ormai la caccia sta per terminare;
Alberto, Lili Marlene e Giovanna si trovano in un ex comando tedesco al di là del fiume.
Michele e gli altri contadini sono fuori, ma non possono avanzare perché il campo intorno l'edificio è completamente minato.
Si crea una situazione strana fra Lili e Alberto, il quale ha deciso di redimersi, lasciando andare Giovanna e riconsegnando i soldi. Naturalmente, la donna non ci sta, la sua strada è quella del male e deve percorrerla fino in fondo. Essa, allora, minaccia di far saltare tutti in aria (dentro l'edificio c'è la leva che aziona l'esplosione delle mine): Alberto deve decidere tra loro e la donna, di cui, comunque, è ancora innamorato. Costretto dalla situazione, la uccide con il mitra. Alberto è riuscito così a redimersi.
Viene istituito un tribunale fatto dai contadini per decidere come condannare Alberto. Tutti lo vogliono morto, mentre Michele si erge in sua difesa e convince tutti che non si può continuare ad essere carnefici tutta la vita. Decidono così di lasciarlo andare e, nella simbolica scena finale, vediamo Alberto allontanarsi nei campi, "mitragliato" dal lancio di zolle di terra dei contadini sorridenti: la terra come vero e proprio elemento catartico e purificatore, al posto del violento e sterile piombo. La musica che chiude il film, carezzando questa risoluzione finale, è in modo maggiore, con tempo binario e si pone, anche per il tipo di orchestrazione, come melodia tipicamente romantica.
Giuseppe Rosati è un musicista che sa usufruire del tradizionalismo musicale, collegandolo ad una propria visione quasi modernista che ben si accompagna, generalmente, alle scene del film. Anche la musica romantica del finale non è in contrasto con l'immagine neorealistica, poiché il significato che ne scaturisce è estremamente positivo e non pessimista, ci permette di lasciare che la musica entri nell'animo, infondendovi non un sentimento di pietismo, ma di grande speranza nell'uomo, in un uomo e in un domani completamente differenti.
Anche nel largo uso di materiale e di elementi
extramusicali (le campane, il discorso dei reduci mentre Alberto e Michele si picchiano) si può indicare il sicuro mestiere di questo musicista che sembra chinarsi di fronte le esigenze imposte dall'immagine fotografica senza troppa fatica e senza quasi mai compromettere il valore estetico della sua musica.
Non sempre, e questo sembra l'unico difetto di Rosati, le sue coloriture musicali sono richieste o, se richieste, aggiungono qualcosa in più di quello già detto esemplarmente dalla scena; questo è un tipico difetto del tradizionalismo della musica cinematografica, in cui, comunque, è facile scivolare. Tuttavia, abbiamo anche un esempio eccezionale nel saper raggiungere quella terza dimensione con la semplice coloritura timbrica nella terribile sequenza del ferito catapultato giù dall'ambulanza. 

Gianluca Nicastro   (28.11.10)

Segue nel prossimo numero! 
Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro 
La musica nel cinema del dopoguerra italiano