Settimanale, anno 17 - n. 24
Ven, 3 Gennaio 2025

Interviste >> Andrea Papetti

In compagnia di Andrea Papetti che dà il via ad una carriera cantautorale con un disco firmato Storie di Note. L'Inverno a Settembre, un piccolo gioiello da maneggiare con cura...
Qualche battuta con il cantautore marchigiano. Cerchiamo di capire da dove nasce e come vive questo disco...buon ascolto a tutti.  

L'Inverno A Settembre...in sintesi accurata, le tue parole per raccontarci questo disco dai sapori, suoni e colori intimi e delicati.
E' un lavoro che raccoglie anni e anni di pensiero. Scrivo canzoni dall'età di 20, ma solo qualche mese fa sono riuscito a realizzare ufficialmente il mio primo disco. Grazie all'aiuto di Alessandro Svampa e tutti i musicisti che hanno partecipato al progetto, spero di essere riuscito a far uscire fuori uno suono curato ed elegante.
I testi visto le tematiche trattate risultano a volte un po' troppo schietti e ruvidi, ma questo a vantaggio (almeno lo spero) di una buona riuscita del pezzo stesso. Il taglio sociale che ho dato a
L'Inverno A Settembre è nato con un po' di casualità. Mentre registravamo sceglievo i brani basandomi su un lavoro globale e non specifico.
Ovviamente alcune tracce che trattavano temi a me cari sarebbero state inserite a prescindere!  
Tematiche difficili, non scontate. Un disco "fuori moda". Cosa cerchi e cosa vuoi raggiungere? E soprattutto...chi?
Sono domande che non mi pongo mai. Ovviamente le tematiche trattate sono importanti, difficili e a volte sconosciute, ma credo che il lavoro dell'artista sia anche quello di informare. Un tema come l'antimafia e la storia di
Peppino Impastato devono essere sempre di grande attualità; la memoria storica è importantissima. Così come la vicenda di Enzo Baldoni (giornalista freelance ucciso barbaramente in Iraq) o quella del grande poeta Pablo Neruda.  Non so se sia un disco fuori moda o meno, ma poco importa, del resto non sono mai stato dietro alle mode!  

Per tornare proprio alle tematiche sociali che tratti. Cosa vive alla base della tua ispirazione? Cosa ti porta a scrivere?
Questa invece è una domanda che mi sono posto tantissime volte. Probabilmente la necessità di esprimersi descrivendo tutto ciò che attraversa la nostra anima. L'ingiustizia sociale mi rende davvero triste e arrabbiato, così come l'esigenza animalesca dell'uomo di imporsi e comandare; cerco sempre di scrivere per le persone che subiscono determinate atrocità.  

Un brano, recitato e non cantato. Piergiorgio Cini, bella voce...trovi che una traccia simile nel disco possa essere una scelta che valorizzi il lavoro, che gli dia una direzione precisa all'ascolto oppure si rischia di distrarre il pubblico che generalmente non si aspetta di sentir mescolate canzoni e poesie?  
No, anzi, credo sia fantastico unire poesia e musica; è un binomio perfetto. Sto provando ad organizzare in tal senso dei live con
Anna Lamberti Bocconi (poetessa, scrittrice e autrice di testi per svariati cantautori/cantanti tra cui Ivano Fossati, Ornella Vanoni e Fiorella Mannoia) con la quale ho avuto anche l'onore ed il piacere di collaborare in un brano che si intitola 7.000 Isole
Un grazie particolare va ovviamente anche a
Piergiorgio Cinì per aver recitato egregiamente Il Cielo Di Beslan.  

Un disco molto classico, anche nei suoni che spesso si appoggia a soluzioni già sentite dalla scuola dei grandi. Ma comunque dischi simili sono merce rara. Dunque questa direzione è una scelta o è stato il risultato di un casuale miscuglio di ingredienti? E nel caso quali sono questi ingredienti a parer tuo?
Premesso che oggi è davvero difficile risultare originale visto che è stato scritto di tutto e di più, non mi trovo però d'accordo nella definizione di disco classico. Anzi credo che il suono sia piuttosto ricercato e che i passaggi musicali, grazie al supporto di grandi musicisti, risultino molto particolari.
Ovviamente è solo una mia opinione e tra l'altro nessuno è giudice della propria causa. Gli unici ingredienti che mi sento di sottolineare sono gli arrangiamenti e il tempo a disposizione che è stato enorme.   

In genere si scrive per bisogno, per una sorta di "sfida" con se stessi. Un viaggio che spesso non finisce mai. In questo viaggio Andrea Papetti a che punto è? E nel suo zaino, oltre a questo disco, cos'altro porta?
Il viaggio spero sia solo all'inizio. Porterei con me due componenti essenziali per la vita di un uomo: la serenità e la salute. Grazie per l'intervista...  

Un grazie a te Andrea...buon viaggio allora.

Mario Fabrizi           (12.12.10)