Interviste >> Andrea Papetti
In
compagnia di Andrea
Papetti che dà il via ad una carriera cantautorale con un disco firmato
Storie di Note. L'Inverno
a Settembre,
un piccolo gioiello da maneggiare con cura...
Qualche
battuta con il cantautore marchigiano. Cerchiamo di capire da dove
nasce e come vive questo disco...buon ascolto a tutti.
L'Inverno
A Settembre...in sintesi accurata, le tue parole per raccontarci
questo disco dai sapori, suoni e colori intimi e delicati.
E'
un lavoro che raccoglie anni e anni di pensiero. Scrivo canzoni
dall'età di 20, ma solo qualche mese fa sono riuscito a realizzare
ufficialmente il mio primo disco.
Grazie
all'aiuto di Alessandro
Svampa e tutti i musicisti che hanno partecipato al progetto, spero di
essere riuscito a far uscire fuori uno suono curato ed elegante.
I
testi visto le tematiche trattate risultano a volte un po' troppo
schietti e ruvidi, ma questo a vantaggio (almeno lo spero) di una
buona riuscita del pezzo stesso. Il taglio sociale che ho dato a L'Inverno
A Settembre è nato con un po' di casualità. Mentre registravamo sceglievo i
brani basandomi su un lavoro globale e non specifico.
Ovviamente
alcune tracce che trattavano temi a me cari sarebbero state inserite
a prescindere!
Tematiche
difficili, non scontate. Un disco "fuori moda". Cosa cerchi e
cosa vuoi raggiungere? E soprattutto...chi?
Sono
domande che non mi pongo mai. Ovviamente le tematiche trattate sono
importanti, difficili e a volte sconosciute, ma credo che il lavoro
dell'artista sia anche quello di informare.
Un
tema come l'antimafia e la storia di Peppino
Impastato devono essere sempre di grande attualità; la memoria storica è
importantissima.
Così
come la vicenda di Enzo
Baldoni (giornalista freelance ucciso barbaramente in Iraq) o quella del
grande poeta Pablo
Neruda.
Non
so se sia un disco fuori moda o meno, ma poco importa, del resto non
sono mai stato dietro alle mode!
Per
tornare proprio alle tematiche sociali che tratti. Cosa vive alla
base della tua ispirazione? Cosa ti porta a scrivere?
Questa
invece è una domanda che mi sono posto tantissime volte.
Probabilmente la necessità di esprimersi descrivendo tutto ciò che
attraversa la nostra anima. L'ingiustizia sociale mi rende davvero
triste e arrabbiato, così come l'esigenza animalesca dell'uomo
di imporsi e comandare; cerco sempre di scrivere per le persone che
subiscono determinate atrocità.
Un
brano, recitato e non cantato. Piergiorgio Cini, bella voce...trovi
che una traccia simile nel disco possa essere una scelta che
valorizzi il lavoro, che gli dia una direzione precisa all'ascolto
oppure si rischia di distrarre il pubblico che generalmente non si
aspetta di sentir mescolate canzoni e poesie?
No,
anzi, credo sia fantastico unire poesia e musica; è un binomio
perfetto.
Sto
provando ad organizzare in tal senso dei live con Anna
Lamberti Bocconi (poetessa, scrittrice e autrice di testi per svariati
cantautori/cantanti tra cui Ivano
Fossati, Ornella
Vanoni e Fiorella
Mannoia)
con la quale ho avuto anche l'onore ed il piacere di collaborare in
un brano che si intitola 7.000
Isole.
Un
grazie particolare va ovviamente anche a Piergiorgio
Cinì per aver recitato egregiamente Il
Cielo Di Beslan.
Un
disco molto classico, anche nei suoni che spesso si appoggia a
soluzioni già sentite dalla scuola dei grandi. Ma comunque dischi
simili sono merce rara. Dunque questa direzione è una scelta o è
stato il risultato di un casuale miscuglio di ingredienti? E nel caso
quali sono questi ingredienti a parer tuo?
Premesso
che oggi è davvero difficile risultare originale visto che è stato
scritto di tutto e di più, non mi trovo però d'accordo nella
definizione di disco classico. Anzi credo che il suono sia piuttosto
ricercato e che i passaggi musicali, grazie al supporto di grandi
musicisti, risultino molto particolari.
Ovviamente è solo una mia
opinione e tra l'altro nessuno è giudice della propria causa.
Gli
unici ingredienti che mi sento di sottolineare sono gli arrangiamenti
e il tempo a disposizione che è stato enorme.
In
genere si scrive per bisogno, per una sorta di "sfida" con se
stessi. Un viaggio che spesso non finisce mai. In questo viaggio
Andrea Papetti a che punto è? E nel suo zaino, oltre a questo disco,
cos'altro porta?
Il
viaggio spero sia solo all'inizio. Porterei con me due componenti
essenziali per la vita di un uomo: la serenità e la salute. Grazie
per l'intervista...
Un grazie a te Andrea...buon viaggio allora.
Mario Fabrizi (12.12.10)