Soundcheck >> Quintessenza
Ti piace fare musica? Faccela ascoltare!!!
Un
album complesso per un panorama musicale dove regna ormai il successo
mensile dato da programmi come XFactor o altri Reality che devastano
il nostro panorama musicale.
Molto probabilmente non ne sentirete
parlare nei grandi network radiofonici ma ne sentirete parlare negli
ambienti giusti, quelli dove la musica che si fa con il cuore, con la
testa, con le mani e dove si suda, viene presa in considerazione ed
ascoltata.
Questi
cinque ragazzi di Pisa oramai al loro terzo album fanno il loro passo
più grande, quello dei più pericolosi, ovvero un concept album
intitolato I Giardini di Babilonia.
Scritto dal cantante
dei Quintessenza, Diego Ribechini, la storia ci porta nel
"racconto della caduta e dell'ascesa di un uomo qualunque che
viene trasportato dalla propria anima in un mondo immaginario
(Babilonia), dove un guardiano lo attende per iniziarlo al viaggio
che deve intraprendere. Il protagonista farà così un percorso
all'interno dei Giardini di Babilonia che lo condurrà a scavare
nel fondo del suo io più intimo, che lo aiuterà
a
liberarsi definitivamente delle proprie paure e che gli permetterà
di ascendere ad una vita nuova."
Nella loro carriera i
Quintessenza sono passati da cover band dei Pearl Jam e Nirvana a una
band capace di riprendersi le radici dei nostri vecchi gruppi anni
'70 considerati tuttora i migliori gruppi rock mondiali.
Il
gruppo mescola le sonorità di band come i Dream Theater o i Fates
Warning con quella nostra eredità di bands come la Premiata Forneria
Marconi, Banco del Mutuo Soccorso.
Durante
i 61 minuti della durata dell'album la band riesce
meravigliosamente a dimostrare la loro bravura di musicisti riuscendo
nella conquista della loro sfida più dura, il rendere questo album
non monotono ma ascoltabile riuscendoti a guidare fino alla fine
della storia.
Storia
da seguire con il libretto in mano seduti sulla nostra poltrona
gustandoci i testi, le melodie della voce di Diego ma anche, e
specialmente, la stupenda voce di Elena Alice Fossi che interpreta
"l'anima" che fa da guida al nostro personaggio nel viaggio nei
giardini di Babilonia.
Potrei
solo dire a Diego e alla band di non cercare per forza l'urlo, il
falsetto o il growl, specialmente nelle prime parti della
composizione, in quanto distoglie da quelle melodie che hanno creato
e che rendono canzoni come Un Volo d'Argento o Riflesso dei
piccoli gioielli.
La
teatralità della scelta dei personaggi e il cantato mettono l'album
in una posizione non
catalogabile
nel metal progressive o metal sinfonico, ecco perché a volte questo
acuto risulta fuori luogo.
Ma
a parte questa critica personale trovo l'album veramente ben fatto,
ben suonato con belle melodie.
Forse
la lunga gestione di questo album, quasi 10 anni, ha pesato nella
costruzione e nella freschezza dei brani, infatti credo che ripetuti
ascolti servano ad entrare in sintonia con la complessità delle
costruzioni melodiche. Ma la cosa che mi piace di più, che apprezzo
e che applaudo fortemente è stata la scelta della sfida, tornare al
concept, tornare a sonorità raffinate, a volte pesanti, a volte
leggere ma amalgamate con
grande
maestria e sapienza.
Un
continuare la nostra storia musicale volgendo lo sguardo al presente
con quel metal progressive influenzato da quaranta anni di
Progressive Rock.
Sicuramente
un ascolto da fare ripetutamente e una band da supportare in pieno
per la sua bravura.
Claudio Lodi (19.12.10)