Interviste >> Daniele Pasini
Pitagora
aveva messo in evidenza lo stretto rapporto tra musica e matematica.
Tu nei tuoi studi (Daniele si è laureato in Scienze della
Formazione) e successivamente nel cd AlephZero affronti il concetto
di infinito matematico in musica. In cosa consiste?
Nel
cd AlephZero non c'è alcun legame matematico tra note e leggi matematiche.
Tuttavia c'è il tentativo di associare la quantità di note
sovraincise con il concetto di insiemi che possono contenere infiniti
elementi.
A
parte il primo e ultimo brano (due versioni molto diverse dello
stesso brano), le tracce centrali sono caratterizzate da
improvvisazioni libere sia melodicamente, sia armonicamente. Il
movimento disordinato/ordinato caratterizzato sia da armonie sempre
diverse, sia da andamenti ritmici che mantengono una certa coerenza,
dovrebbero indurre l'ascoltatore in un clima sonoro "avvolgente",
che ha un sapore di "infinito", nel quale egli possa liberamente
perdersi. Tutto ciò è stato elaborato dopo aver sentito il prodotto
finale che, peraltro, non ha subito alcuna modifica esecutiva (a
parte regolazione di volumi).
AlephZero è in vendita anche su iTunes e sui maggiori stores on-line.
Quanto
è difficile per un musicista con un'impostazione classica passare
a generi come il jazz, il pop o la musica sperimentale?
Credo
che il passaggio dalla musica scritta a quell'improvvisata sia un
problema un po' per tutti. Apparentemente sembrano generi troppo
distanti, ma hanno alcune cose in comune. Secondo me nel DNA di
entrambe vi è la possibilità di andare oltre le regole; in
entrambe, seppur in maniera e gradi diversi, è richiesta
flessibilità, desiderio di provare, inventare e scoprire soluzioni
nuove.
A
conferma di quanto affermo, basti pensare non solo alle differenze
abissali di esecuzioni (tutte belle) di brani stranoti nella musica
classica, ma anche di come compositori (J.S. Bach, giusto per un
esempio) ha sempre eluso agilmente le regole rigidissime del
contrappunto. Credo che, superati i primi ostacoli, chi si accinge a
fare entrambe scopre che la classica e il jazz si incontrano e si
compensano mirabilmente.
Probabilmente
per questa tua versatilità ami definirti musicista poliedrico con
un'impronta spirituale. La musica quindi è un veicolo di
elevazione spirituale?
Si,
assolutamente. Diciamo che non mi soddisfa più l'etichetta
"musicista di ispirazione cristiana". Non perché rinneghi la mia
fede, anzi; credo piuttosto che la musica sia un prodotto diretto
dell'ispirazione divina, che ha un DNA sacro di per sé. Inoltre per
me è bello pensare a Dio che, nella creazione del mondo, canta e
danza.
Penso,
quindi, che noi musicisti siamo assoluti privilegiati, poiché
portatori del canto iniziale che ha dato vita al mondo intero.
Più
volte il maestro Riccardo Muti si è scagliato contro l'inadeguatezza
dell'educazione musicale nel nostro paese. Tu oltre a essere un
musicista lavori anche con i bambini. Quanto è importante
l'educazione musicale nei giovani?
D'accordissimo
con Muti e con quanti coraggiosamente continuano a scagliarsi contro
una realtà che mette in ginocchio l'educazione e la cultura.
Io
ho avuto tre esperienze fondamentali con i bambini e i ragazzi. Ho
convinto i ragazzi di una 3° media ad andare a suonare e cantare
semplici canzoni in una struttura ospedaliera per anziani (con
ammalati in coma).
È
stata un'esperienza forte, ma i ragazzi hanno constatato di persona
la potenza della musica, che arriva a far muovere (a tempo) l'occhio
di un ammalato in coma.
Le
altre due sono relative a un progetto musicale che ho presentato sia
a Cagliari che a Chiesina Azzanese (PT). Ho fatto cantare delle
canzoni di Giko Pavan sulla creazione
(http:\\www.danielepasini.net/italiano/works/works05did.htm):
a Cagliari erano 100 bambini; a Chiesina erano 227 bambini (in più
hanno prodotto una settantina di cartelloni sulle bellezze del
creato).
Attualmente
insegno nella struttura riabilitativa di Conegliano "La Nostra
Famiglia", nella quale vedo ancora una volta con i miei occhi
quanto la musica è potente con le persone disabili. I bambini
disabili aiutano noi insegnanti a vedere la vita sotto un altro punto
di vista e a concepire la vita come una bellissima musica, fatta di
relazioni profonde e significative.
Patatuey
è il tuo secondo cd. Il nome deriva da una delle espressioni vocali
che il Mahatma della percussione italiana - Peppe Consolmagno - ha
usato nei suoi interventi vocali. Vuoi raccontarci qual è il
percorso che ha portato alla nascita di questo lavoro.
È
stato un incontro, potremmo dire, fulmineo. Il desiderio di un
secondo cd e, allo stesso tempo, il desiderio di creare un'atmosfera
diversa. Dopo "AlephZero" provenivo dall'esperienza del cd con
la Rural Electrification Orchestra, con la quale abbiamo usato doppio
contrabbasso. L'idea mi ha entusiasmato e, oltre al doppio
contrabbasso c'è anche una batteria e le percussioni di Consolmagno.
Abbiamo improvvisato 5 brani in tutto dal sound "forestale"
(Consolmagno ha molto contribuito in questo senso), prendendo come
spunto il concerto per flauto e orchestra di J.Ibert, che
naturalmente è stato stravolto. 4 di questi brani, senza alcuna
modifica, fanno il cd.
I
musicisti che hanno collaborato alla registrazione, sono tutti sardi
e vorrei ringraziarli: Matteo Marongiu al contrabbasso, Maso Spano al
basso elettrico e Roberto Migoni alla batteria.
Progetti
futuri?
Tanti.
Innanzitutto è uscito su iTunes il cd in duo con Giko Pavan Music
in Pentecost Day ed è in
fase di elaborazione il cd con il Giko Pavan group (oltre al
sottoscritto, Claudio Conforto al piano, Pietro Valente alla batteria
e Giko Pavan al contrabbasso).
Sono
in fase di elaborazione altri progetti musicali per bambini, anche se
i fondi alle scuole continuano a diminuire. C'è comunque
l'intenzione di proseguire con i canti sulla Creazione di Giko Pavan,
che finora hanno avuto un successo incredibile presso bambini,
genitori e insegnanti.
Ho
anche intenzione di riprendere un corso di approccio
all'improvvisazione per ragazzi, che avevo iniziato 2 anni fa in una
scuola di Cagliari. Tale corso è in fase di sviluppo, ed è un
percorso che aiuta i musicisti (alle prime armi e non) a creare un
proprio metodo di studio che poi sfoci in tecniche improvvisative,
non necessariamente in stile.
Ci
sono inoltre altre cose in sospeso (causa motivi traslochi continui).
Tiziana
Cantarelli (16.1.11)