Sulla musica >> La Musica nel Cinema del dopoguerra italiano
Studi, tesi, riflessioni sulla musica
Capitolo 2.1 (parte 13) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i "maggiori", fra tradizione ed innovazione
Giovanni
Fusco e Cronaca
di un amore
Nato
a Santa Agata dei Goti (Benevento) il 10 ottobre 1906; morto a Roma
il 30 maggio 1968.
Studia
pianoforte con P. Beccaccini, organo con F. Germani, composizione con
R. Storti e A. Casella, diplomandosi nel 1942 in direzione
d'orchestra a Roma. Dopo un periodo di attività direttoriale si
dedica alla musica per film. Fra le sue composizioni musicali si
ricordano l'opera teatrale La scala di seta ('30), la commedia
musicale Via Nuvola 33, la Cantata profetica ('54), la messa a 5
voci, contrabbasso e batteria ('68).
Questo
musicista risulta importantissimo per l'evoluzione
stilistico-estetica del commento musicale per film, intesa nel senso prettamente moderno: il passaggio da una musica di
"sostegno" a una musica "psicologica". Ciò vuol
dire essenzialmente che essa non viene più concepita come
un'aggiunta quasi esteriore all'immagine, ma entra a farne parte in
modo autorevole e creativo, al pari di tutti gli altri elementi che
compongono il cinema (montaggio, scenografia, fotografia,
recitazione, ecc.).
L'incontro
decisivo avviene nel 1948, quando Michelangelo
Antonioni gli affida il commento per un documentario, N.U. (Nettezza Urbana),
rimanendo, in seguito, legato a questo musicista per altri suoi
lavori. Fusco è subito colpito dal regista che si dimostra immediatamente grande
nel suo deciso rifiuto dell'ovvio stereotipato e che inaugura, nei
suoi film, un nuovo genere, basato sul ripiegamento nel privato e
sull'introspezione psicologica. Fusco comprende, allora, che per le
sottili atmosfere create da Antonioni, non ci si può più
accontentare del commento musicale tradizionale; egli, così,
"rifiuta il tematismo e la coloritura sonora, scegliendo
materiali timbrici fuori del comune; [...], punta su singoli
strumenti o su piccoli complessi più di carattere cameristico che
sinfonico, [...] " (Ermanno Comuzio). Coglie, insomma, tutti
quei punti e quegli elementi che caratterizzano il commento
musicale in senso del tutto moderno: finalmente, la musica si fa
anima sonora dell'immagine in maniera assoluta.
Giovanni
Fusco può essere considerato, in sostanza, il padre della moderna
musica cinematografica a livello europeo. Con
Antonioni lavora per vari film: Cronaca
di un amore ('50), I vinti ('52), La signora senza camelie ('53), Le amiche
('55), Il grido ('57), L'avventura ('60), L'eclisse ('62), Deserto
Rosso ('64). Lavora poi con altri autori: Traviata '53 ('53) di V.
Cottafavi, Avanzi di galera ('54) sempre di Cottafavi, Hiroshima, mon
amour ('59) di A. Resnais, L'oro di Roma ('61) di C. Lizzani,
Violenza segreta ('63) di G. Moser, La corruzione ('63) di M.
Bolognini, La guerre est finie ('67) di A. Resnais, Il giorno della
civetta ('68) di D. Damiani.
Collabora
anche con autori "minori" (spesso alle prime armi), creando
sempre dei commenti essenziali e moderni: Gli sbandati ('55) di F.
Moselli, Un eroe del nostro tempo ('59) di S. Capagna, Il rossetto
('60) di D. Damiani, Storie sulla sabbia ('63) di Riccardo Fellini, I
sovversivi ('67) dei fratelli Taviani.
Va
inoltre ricordato che ottiene il Nastro
d'argento per la miglior musica due volte: Cronaca di un amore ('50) e
L'avventura ('60), tutti e due di M. Antonioni.
Gianluca Nicastro (23.1.11)
Segue nel prossimo numero!
Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro La musica nel cinema del dopoguerra italiano