Sulla musica >> La Musica nel Cinema del dopoguerra italiano
Studi, tesi, riflessioni sulla musica
Capitolo 2.1 (parte 13) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i "maggiori", fra tradizione ed innovazione
Cronaca di un
amore ('50)
di Michelangelo Antonioni; musica di Giovanni Fusco
Vediamo,
nei titoli di testa, le immagini di Milano, città in cui il film è
ambientato. La musica che le accompagna si pone subito come sonorità
interiore della grande metropoli, città storica (vediamo il Duomo),
ma principalmente moderna e industriale.
Si
tratta di una composizione per pianoforte (suonato da Armando
Renzi)
e sassofono contralto (non a caso, suonato da Marcel
Mule del conservatorio di Parigi) che riecheggia fortemente opere di
Debussy e Villa Lobos, le quali sono anch'esse dei duetti di questo
genere.
C'è,
insomma, la volontà, da parte di Fusco, di riallacciarsi all'apertura culturale musicale di stampo
europeista, di percorrere quegli itinerari intellettuali aperti dalla
musica novecentista. Musica colta, quindi, che introduce
perfettamente gli stati d'animo e i disagi psicologico-esistenziali
che il film di Antonioni propone. Ed è proprio la stanca e annoiata borghesia che viene
analizzata nella sua componente psicologica.
La
tonalità minore, le armonie dissonanti, ottenute da accordi di
diminuita e da intervalli di seconda aumentata, filtrano e
rappresentano quell'atmosfera di inquietudine e di mistero che
saranno le componenti principali di Cronaca
di un Amore, rafforzandole dall'interno, come fossero anima (la musica) in uno
stato d'animo (il disagio esistenziale della borghesia).
Inoltre,
nelle armonie e nell'uso di strumenti "ad ancia", come i
sassofoni, si sente la diretta ascendenza stravinskiana, in
particolar modo del suo Ebany
concert,
concepito e dedicato agli strumenti fatti, appunto, di ebano, cioè i
legni.
A
questo punto, si potrà osservare che il sassofono non è un legno (è
fatto di ottone), ma non è nemmeno un ottone (ha l'ancia simile a
quella del clarinetto): esso è detto semplicemente strumento a fiato
"ad ancia". Inventato intorno al 1840 da A. Sax (da cui il
nome), viene costruito in sette tipi: sopranino, soprano, contralto,
tenore, baritono, basso e contrabbasso. Esso è in grado di ottenere
tutta la serie dei suoni armonici; ha un suono intenso nel forte, un
timbro penetrante e leggermente velato, dal colore caldo e sensuale
E'
per eccellenza lo strumento musicale più ambiguo che esista e
proprio per questa sua caratteristica viene usato come anima sonora
del film. La scelta del contralto, poi, la dice lunga
sull'intellettualismo musicale di Fusco, poiché è proprio quello
che viene utilizzato, come rappresentante della famiglia, nelle
composizioni di musica classica colta.
Tutto il film sarà affidato
in maniera totale all'intervento di questo duetto che si costituirà
in due distinti leit-motiv.
Gianluca Nicastro (30.1.11)
Segue nel prossimo numero!
Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro La musica nel cinema del dopoguerra italiano